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Delibera 140, l'annuncio di Zevi: "Superiamola, siamo già a lavoro per il nuovo regolamento"

Dopo gli appelli delle associazioni territoriali e lo scatto in avanti dei Pd Trombetti, Converti e Battaglia, anche l'assessore alla Casa si espone sui beni comuni

La nota congiunta dei consiglieri Pd Trombetti, Battaglia e Converti sulla necessità di superare la delibera 140 e iniziare a incontrare le realtà sociali della città, messe all'angolo dalle richieste economiche del comune per arretrati calcolati sul valore di mercato, ha spinto l'assessore alle Politiche abitative Tobia Zevi a uscire allo scoperto.

Quella che altrimenti sarebbe diventata la prima vera "grana" interna alla maggioranza di centrosinistra, a due mesi dall'insediamento in Campidoglio, si è velocemente trasformata in una unitaria manifestazione d'intenti: "Siamo pronti ad avviare subito il confronto sul nuovo regolamento del patrimonio indisponibile - le parole di Zevi - , a cui stiamo già lavorando".

Zevi: "Incontri aperti con le realtà sociali"

Un'apertura, quella dell'assessore, che informalmente già era arrivata più volte da piazza Giovanni da Verrazzano, ma che ancora non si era tradotta in una dichiarazione ufficiale. "Pianificheremo al più presto - ha detto Zevi - una serie di appuntamenti aperti con le realtà sociali e culturali della Capitale. Le riunioni saranno necessarie per costruire insieme un nuovo regolamento comunale sul patrimonio indisponibile e sui beni comuni da sottoporre all’Assemblea Capitolina, tassello fondamentale di una politica del patrimonio pubblico che deve necessariamente partire dalla ricognizione puntuale di ciò che esiste e dalla sua valorizzazione".  "Noi tutti, grazie al lavoro fatto dai gruppi politici e dalle realtà sociali - la conclusione dell'assessore - , siamo consapevoli della necessità di un’inversione di rotta rispetto al passato, a partire dalla delibera 140 fino alle scelte sbagliate della passata amministrazione. Il patrimonio, infatti, va valorizzato al meglio proprio per sostenere le realtà del terzo settore della città, che in questi anni hanno contribuito in modo decisivo al sostegno dei più deboli e alla tenuta sociale durante i periodi più duri della pandemia”. Il 14 dicembre a Roma Today l'assessore alla Partecipazione, Andrea Catarci, si esprimeva così sul superamento della delibera: "Con l’assessorato di Tobia Zevi ne stiamo parlando costantemente perché, superare le secche della delibera 140 e la sua successiva modifica, non può avvenire in maniera meccanica. Serve un modello che funzioni, di cui la delibera è l’approdo finale". E una delle strade proposte da Catarci è quella che porta all'applicazione della legge regionale sui Beni Comuni. 

I nodi da sciogliere in attesa di un atto ufficiale

Il nodo, però, al momento rimane: cosa succederà alle decine di cause ancora aperte tra il comune e le associazioni che hanno impugnato le richieste di arretrati? A volte "poche" migliaia di euro (come accaduto alla palestra popolare di Spinaceto), a volte milioni di euro come nel caso del centro sociale Auro e Marco. Affitti calcolati sempre sul valore di mercato. E come farà Roma Capitale a "valorizzare" il suo patrimonio, circa 860 immobili censiti ai tempi di Marino, se in molti casi non potrà chiedere affitti che corrispondono alla posizione e alle dimensioni dell'immobile occupato? Tutto ciò andrà presto messo nero su bianco, come si auspicano le tante associazioni che da tempo chiedono un dialogo e una presa di posizione,con risultati diversi rispetto a quanto fatto da Virginia Raggi: il 4 gennaio 2021 la sindaca annunciava una delibera che di fatto sospendeva sgomberi e riacquisizioni forzose per tutto il tempo necessario a una ricognizione completa del patrimonio indisponibile del comune. Un atto arrivato alla fine di una consiliatura lunga  cinque anni, segnata da sgomberi (uno dei più importanti è quello del Cinema Palazzo a San Lorenzo) e richieste di arretrati, cause legali e proteste da parte del terzo settore e delle associazioni culturali e sociali della città. Due mesi dopo l'annuncio dell'ex sindaca, in piazza del Campidoglio le attiviste della Casa Internazionale delle donne protestavano, appoggiate da diverse esponenti politiche, contro la  messa a bando dello spazio dell'ex convento del Buon Pastore

Cos'è la delibera 140 del 2015

Approvata nel mese di aprile del 2015 dalla giunta guidata da Ignazio Marino, il suo scopo iniziale era quello prima di tutto di superare il regolamento delle concessioni risalente al 1983 e poi di definire le linee guida per il riordino del patrimonio indisponibile in concessione. Ovvero tutti queli immobili, quantificati in circa 860 spazi di vario genere e collocazione, dati in concessione a realtà sociali, culturali e sportive in passato (soprattutto durante l'amministrazione Rutelli) e poi rimaste in capo alle stesse, ma senza alcun regolamento nel rapporto con il comune. Quindi nessun affitto. Nel tempo le concessioni sono scadute e queste realtà occupano formalmente senza titolo centinaia di appartamenti, ex scuole, stabili e magazzini. Nella delibera si sottolinea espressamente la "necessità di considerare la redditività del patrimonio". Durante l'amministrazione Raggi questa delibera è stata applicata, con lettere inviate a decine di realtà in tutta Roma. 

Plauso dal Municipio IX

Dal Municipio IX è arrivato il plauso a Trombetti, Converti e Battaglia da parte della presidente Titti Di Salvo e della consigliera Paola Vaccari, firmataria di un odg sul tema approvato il 23 dicembre a larga maggioranza: "Apprezziamo l’ iniziativa dei consiglieri capitolini Yuri Trombetti, Nella Converti e Erika Battaglia e le dichiarazioni dell’assessore al patrimonio Tobia Zevi  - le loro parole - sulla volontà di superare la delibera 140/2015 e di avviare un confronto diretto con le associazioni per definire nuove regole di utilizzo del patrimonio comunale indisponibile. E’ proprio ciò che abbiamo sollecitato con l’odg presentato dalla consigliera Vaccari il 23 dicembre nel corso del consiglio municipale sul bilancio. L’odg parte dalla premessa del valore sociale ed economico del ruolo svolto dalle associazioni, che deve trovare riconoscimento coerente attraverso regole di utilizzo del patrimonio pubblico totalmente diverse da quelle ostili fin qui praticate e chiede di attivare un tavolo municipale e un tavolo cittadino per definire nuove regole di utilizzo degli spazi pubblici comunali". 

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