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Un Caffè senza Pace. Un nuovo presidio chiede la cancellazione dello sfratto

Politici e cittadini si sono riuniti davanti allo storico locale per chiedere che l'attività venga tutelata. L'allarme non è infatti rientrato

"Un Caffè senza Pace". Un motto che ha ancora ragione di esistere perchè il Caffè della Pace non è salvo. Sono state tante le iniziative e gli appelli volti a salvaguardare un locale che ha ospitato, in oltre cinquant'anni di storia, le personalità più in vista della cultura e dello spettacolo. Ci sono state raccolte firme, mozioni e persino un appello al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano da parte di CNA. Per il momento però i risultati sono stati poco promettenti.

IL PRESIDIO - Perciò stamattina 8 aprile un nuovo presidio è stato indetto davanti allo storico locale romano. L'obiettivo è quello di sensibilizzare l'opinione pubblica. Specie dopo che la diffusione di una falsa notizia di salvezza ha rallentato la raccolta firme. "La cosa positiva è che c'è gente comune e ci sono le istituzioni" ha commentato Giulio Anticoli Presidente dell’associazione Botteghe Storiche e di Cna Roma Città Storica. "Ma soprattutto che ci sono forze politiche bipartisan. Dobbiamo riattirare l'attenzione verso il pericolo che corre questo bar prestigioso".

LA PROPRIETA' OSTINATA - Un pericolo non indifferente vista l'ostinazione del Pontificio Istituto Teutonico di Santa Maria dell'Anima, proprietario dell'immobile. "Siamo in una situazione che vede la proprietà fortemente ostinata" ha sottolineato il senatore Maurizio Gasparri. "Lo è stata anche durante l'incontro con il Prefetto. Il motivo non lo capisco. Anche perchè da quel che mi risulta, la famiglia Serafini è stata sempre in regola. Chiudere il dialogo con i gestori del Caffè, vuol dire far chiudere il locale. La titolare è infatti proprietaria degli arredi e del marchio". In caso di sfratto quindi porterebbe via con sè tutto ciò che trasforma quella struttura nel Caffè della Pace.

IL FUTURO UTILIZZO DELLA STRUTTURA - Non è ancora chiaro cosa l'Istituto Teutonico voglia fare dell'immobile. Inizialmente si è parlato di un hotel ma sembra che nulla sia confermato. "Bisogna prima di tutto capire se qui si può fare un albergo. L'unica cosa che sappiamo con certezza" ha affermato l’assessore a Roma Produttiva Marta Leonori "è che devono ristrutturare il palazzo. Sul suo futuro utilizzo le ipotesi sono diverse ma, per il momento, non ci sono informazioni precise".

LA LOTTA PER LA TUTELA - Qualunque cosa la proprietà ne voglia fare, la lotta per la salvaguardia del locale proseguirà. "Roma Capitale deve tutelare le Botteghe Storiche" ha continuato l'assessore Lenori "Noi faremo valere questo dovere e tutti i vincoli esistenti. E chiederemo che il Caffè della Pace rimanga integrato nella struttura, in qualunque cosa venga trasformata". E su un'azione di Roma Capitale punta anche Gasparri. "Il Comune ha il coltello dalla parte del manico" ha commentato il Senatore "spero che, nel rispetto della tutela delle Botteghe Storiche, possa dialogare per la salvaguardia di questo locale e possa lavorare nel solco da noi individuato per aiutare il Caffè".

Presidio al Caffè della Pace

LO SFRATTO - L'impegno dunque continua. Tuttavia per ora l'unica certezza è l'ombra dello sfratto che aleggia sullo storico Bar. "Lo sfratto non è stato affatto bloccato" ha sottolineato il legale della famiglia Serafini,  De Rossi Frigo. "Lo può essere solo se si va in appello, cosa che ho sconsigliato alla mia cliente, oppure se la proprietà lo annulla con un documento formale e fa un nuovo contratto di locazione. Per adesso comunque non è così".

Daniela Ripanti, titolare del Caffè della Pace, è un po' pessimista sul futuro ma non intende comunque arrendersi. "Finché posso lottare, lotto. Mi aspetto però qualcosa di più dalle Istituzioni. Certo non mi muoverò fino all'eventuale arrivo dell'Ufficiale Giudiziario che probabilmente non verrà fino a quando la situazione del locale resterà sotto i riflettori. Ma quando calerà il sipario, se non si sarà trovata una soluzione e non si sarà aperto un dialogo con la proprietà, allora sarò costretta ad andar via. In quel caso porterò con me anche tutti gli arredi. E allora cosa resterà del Caffè della Pace?".

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