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Martedì, 19 Marzo 2024
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Roma e il Lazio settimana in zona gialla, ma curva in ascesa per le varianti: arancione all'orizzonte, possibile zona rossa nazionale

L'indice Rt, secondo l'ultimo report dell'Iss, resta sotto l'uno ma tra varianti e zone rosse il Lazio rischia

Il Lazio, anche per questa settimana, resta in zona gialla. Una ulteriore boccata d'ossigeno per gli imprenditori - soprattutto i gestori di bar e ristoranti - che però potrebbe durare poco. Il cambio di fascia in arancione infatti, si affaccia minaccioso, e l'incubo della zona rossa incombe sull'intera Italia.

L'incertezza dettata dalla terza ondata investe Roma e il Lazio che, pur con dati meno preoccupanti rispetto al resto del paese, vedono comunque un lento complessivo aumento dei contagi. E se nell'ordinanza di venerdì scorso del Ministero della Salute l'inasprimento delle restrizioni è stato scongiurato, appare difficile immaginare buone notizie venerdì prossimo. In mezzo c'è poi l'incubo di un lockdown o zona rossa nazionale che il governo Draghi potrebbe varare almeno fino a Pasqua. 

I dati nel Lazio in lenta crescita

Diciamolo subito, al momento, i dati del Lazio sono ancora da fascia gialla. L'indice Rt, stando all'ultimo monitoraggio dell'Iss, si assesta a 0.98, ossia a filo con l'uno, linea di demarcazione tra l'emergenza e la tolleranza. Stando all'occupazione dei posti letto negli ospedali, anche qui la regione è in linea con i limiti imposti dal Ministero della Salute: sotto la soglia del 30% per le terapie intensive e del 40% per le aree non critiche. I reparti più gravi, però, secondo i dati Agenas aggiornati al 7 marzo sono al limite: ossia al 29%. 

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Inoltre, c'è da considerare anche il tema dell'incidenza dei contagi. Secondo l'analisi della Fondazione Gimbe, nella settimana 23 febbraio-2 marzo la Regione Lazio ha registrato un incremento percentuale dei casi totali di contagio da SARS-CoV-2 del 3,9%; nelle ultime 2 settimane si rileva un'incidenza di 269 casi positivi per 100.000 abitanti.

L'incremento percentuale del check point precendente era del 3% e l''incidenza di 235 casi positivi per 100.000 abitanti. Un aumento significativo dovuto al picco della provincia di Frosinone.

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Frosinone in zona rossa

E proprio la Ciociaria è la zona che preoccupa di più. Nelle scorse settimana nel Lazio ci sono state ben cinque zone rosse: Colleferro, Carpineto Romano in provincia di Roma, Monte San Giovanni Campano e Torrice della provincia di Frosinone e Roccagorga a Latina. Piccoli comuni che facevano dormire, tutto sommato, sonni tranquilla. Da oggi, però, lo scenario cambia ancora. In zona rossa, infatti, c'è tutta la provincia di Frosinone.

Nella zona della Ciociaria si registra un indice Rt al di sopra dell'1, con una impennata di contagi dovuta alla presenza delle varianti 'inglese' e 'brasiliana'. "Persiste una situazione di particolare criticità nel territorio, nonostante le misure di restrizione adottate - viene spiegato nell'ordinanza firmata dal presidente della Regione Nicola Zingaretti - nella settimana dal 22 al 28 febbraio la provincia di Frosinone presenta un indice Rt in aumento rispetto alla settimana precedente raggiungendo il valore di 1.31", mostrando "un ulteriore aumento del 52.6% dei casi rispetto alla settimana precedente".

Le notizie sul Coronavirus a Roma e nel Lazio

Il 5 marzo risultavano ricoverate 247 persone, di cui 17 in terapia intensiva, "con una occupazione di posti letto dedicati alla gestione Covid-19 del 93,9% (in aumento rispetto al 74% della settimana precedente) e la presenza di cluster attivi in strutture socioassistenziali". "Si nota una ampia diffusione geografica dei casi in cui è stata rilevata la presenza di varianti" viene aggiunto. In particolare nei vari comuni della provincia di Frosinone vengono registrati 19 casi di "brasiliana" e 20 di "inglese".

Ecco perché la Regione ha deciso che da oggi e per i successivi 14 giorni, saranno vietati gli spostamenti tra i comuni, chiusi i negozi ad eccezione per le attività di vendita di generi alimentari e di prima necessità. Da domani saranno, inoltre, chiuse le scuole: le attività scolastiche e didattiche delle scuole di ogni ordine e grado si svolgono esclusivamente con modalità a distanza.

Le varianti, le scuole e l'ipotesi della Dad in tutti i plessi

E l'incognita varianti e scuole sta colpendo tutto il Lazio. Non solo la Ciociaria. Istituti chiusi pure a Carpineto, Roccagorga, Colleferro e Torrice, ma anche a Roma dove la Asl Roma 1 è intervenuta in un plesso in zona Prati. Dopo che due bambini sono risultati positivi alla variante inglese, la Asl ha infatti deciso di chiudere l'intero plesso Pistelli dell'istituto comprensivo Claudio Abbado, e di avviare le operazioni di screening su tutta la popolazione scolastica.

Tra docenti, studenti e collaboratori, sono circa mille le persone coinvolte. L'edificio, come da prassi, sarà sanificato e la chiusura "si applica anche per la scuola dell'infanzia comunale, che si trova all'interno dello stesso plesso della scuola primaria", si legge in una nota del Servizio di igiene e sanità pubblica della Asl Roma 1, inviata alle famiglie dalla dirigente, Tiziana Sallusti. 

Tra le altre scuole chiuse e poi riaperte in questi giorni, per diverse positività o per varianti, ci sono l'istituto comprensivo Sinopoli Ferrini (a causa anche della variante brasiliana), la Cerboni dell'Ic Rosetta Rossi, la Alonzi dell'Ic Damiano Sauli, un plesso dell'Ic Villaggio Prenestino, la Donatello e poi i casi a Malafede, Acilia e Fiumicino

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La possibilità di un lockdown e delle scuole chiuse

E proprio per quanto riguarda la situazione delle scuola, a livello nazionale, continua a mostrarsi preoccupato il Comitato tecnico scientifico che si sta allineando alle posizioni del Consigliere del ministero della Salute Walter Ricciardi. Secondo gli esperti, la situazione del Coronavirus è tanto seria che sarebbe il caso di tornare a pensare a un lockdown per tutto il Paese. In alternativa, si potrebbe pensare di far scattare automaticamente la zona rossa nei territori in cui si superano i 250 contagi per 100 mila abitanti. Accanto a questo, il Cts si è espresso anche sulla scuola: la didattica in presenza va sospesa per evitare il diffondersi dei contagi.

Gli oltre 20mila nuovi casi positivi registrati ieri fanno scattare l'ulteriore allarme, mentre si avvicina la cifra di 100.000 morti nella pandemia. Le misure e le restrizioni previste dal nuovo Dpcm del 6 marzo, il primo del premier Mario Draghi, potrebbero non bastare per piegare la curva dell'epidemia.

Secondo il Dpcm, la dichiarazione di zona rossa nelle aree ad alta incidenza dipende dai governatori. Per i tecnici, la chiusura della scuola nelle aree in cui il virus è particolarmente diffuso va abbinata a misure più restrittive. Insomma, il mese di marzo sarà determinante in questo senso.

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