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Coronavirus, il Lazio rischia di tornare zona arancione. In aumento le varianti inglese e brasiliana a Roma

Nel Lazio restano cinque comuni in zona rossa in provincia di Frosinone, In provincia di Roma e di Latina

Le varianti fanno sempre più paura. In tutta la regione, secondo quanto si apprende, sono quindici i casi di variante brasiliana, ma - come ha sottolineato l'assessore regionale alla Sanità, Alessio D'Amato, a margine dell'avvio dei primi tamponi molecolari per gli studenti della Sapienza inaugurati lunedì - "nella nostra regione le varianti più diffuse sono quella inglese e iberica".

Secondo una prima, sommaria, stima sono almeno sei i casi di variante brasiliana a Roma. Dunque un terzo rispetto quelli del resto del Lazio. Gli ultimi positivi sono stati segnalati nel quadrante sud della Capitale. Uno in zona Marconi e due nel X Municipio, uno ad Ostia e uno ad Acilia, entrambi riscontrati dalla Asl Roma 3 che nei giorni scorsi ha dovuto fare i conti anche con la variante in inglese registrata nei plessi scolastici di Malafede, Acilia e Fiumicino.

Restando in tema di scuole e di varianti, prima quella inglese e poi quella brasiliana furono riscontrate giorni fa nell'istituto comprensivo Sinopoli Ferrini, nel quartiere Salario.

Il bollettino dei casi del 3 marzo

Lazio in zona arancione?

Il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, ha dichiarato ieri in conferenza stampa a Palazzo Chigi che la variante brasiliana del coronavirus è diffusa al 4,3 per cento in quattro regioni: Umbria, Toscana, Marche e Lazio. 

Nella regione che accoglie la capitale d'Italia, ricordiamo, restano anche 5 comuni in zona rossa in provincia di Frosinone, In provincia di Roma e di Latina. E, in più, tutta la Ciociaria è in zona arancione. Insomma, uno scenario che nei prossimi giorni potrebbe far scattare la fascia con più restrizioni e la conseguente chiusura di bar e ristoranti a pranzo. 

Firmato il Dpcm Draghi: le regole

Nel frattempo Mario Draghi ha firmato il primo Dpcm del suo mandato. Il decreto entrerà in vigore il 6 marzo e resterà valido fino al 6 aprile, inclusa Pasqua. Nelle aree gialle, arancioni e rosse resta il coprifuoco alle ore 22 e fino alle 5 del mattino. In zona bianca le ordinanze regioni possono invece rinviare l'orario del ritorno a casa. Ecco cosa si può e non si può fare a seconda dei colori delle regioni o dei singoli territori.

Per quanto riguarda le scuole, dal 6 marzo nelle zone rosse vengono sospese le attività in presenza delle scuole di ogni ordine e grado. Nelle zone arancioni e gialle, i presidenti delle Regioni potranno disporre la sospensione dell'attività scolastica: nelle aree in cui abbiano adottato misure più stringenti per via della gravità delle varianti.

In tutta Italia sarà vietato spostarsi tra regioni, anche se si trovano in fascia bianca o gialla. Si può uscire dalla propria regione soltanto per motivi di lavoro, salute e urgenza, possibilmente portando con sé il modulo di autocertificazione. In zona arancione è vietato anche uscire dal proprio comune di residenza e rossa.

Per quanto riguarda le visite agli amici e ai parenti, chi vive in zona rossa non li può andare a trovare a casa nemmeno una sola volta al giorno, come era invece a Natale. Si potrà invece andare nelle seconde case, ma soltanto se si trovano in una regione gialla o arancione e soltanto se per farlo non si deve uscire da una regione arancione scuro o rossa. Chi vive in zona arancione scuro non può uscire dal Comune di residenza anche per andare in una seconda casa.

Bar, ristoranti e negozi

In zona gialla bar e ristoranti possono restare aperti fino alle 18. Da quell'orario resta consentito l’asporto, fino al coprifuoco delle 22, e la consegna a domicilio, senza limiti di orario. In tutte le zone è stato eliminato il divieto di asporto dopo le ore 18 solo per gli esercizi di commercio al dettaglio di bevande, comprese le enoteche (ma senza degustazione). 

In zona gialla e arancione le attività commerciali sono aperte con orari spesso scaglionati e ingressi contingentati. Nelle zone rosse invece i negozi sono chiusi, tranne quelli dei beni di prima necessità. 

Nei weekend e nei giorni festivi e prefestivi i negozi all'interno dei centri commerciali devono restare chiusi ad eccezione di farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, generi alimentari, prodotti agricoli e florovivaistici, tabacchi, edicole e librerie. In zona rossa queste restrizioni sono ancor più stringenti perché possono restare aperti solo gli alimentari, le farmacie e i negozi di prodotti agricoli e florovivaistici.

Cinema, musei e teatri

E per i mercati varranno le stesse regole dei centri commerciali. Palestre e piscine e impianti sciistici rimarranno chiusi in tutta Italia. Nelle zone gialle si conferma la possibilità per i musei di aprire nei giorni infrasettimanali, garantendo un afflusso controllato. Dal 27 marzo, sempre nelle zone gialle, è prevista l'apertura anche il sabato e nei giorni festivi. Dal 27 marzo, nelle zone gialle si prevede la possibilità di riaprire teatri e cinema, con posti a sedere preassegnati, nel rispetto delle norme di distanziamento. La capienza non potrà superare il 25% di quella massima, fino a 400 spettatori all'aperto e 200 al chiuso per ogni sala.

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