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Ex Snia, il Campidoglio prova a salvarsi dalle contestazioni: "Allarghiamo il monumento naturale"

Dopo le polemiche nate per la concessione del permesso a costruire, l'assemblea capitolina corre ai ripari con un atto che, però, poco può fare in concreto per mandare avanti l'iter

Dopo settimane di contestazioni e polemiche, il Campidoglio si muove, almeno formalmente, per tutelare il lago ex Snia e replicare alle proteste degli attivisti che da anni lottano per salvare l'oasi naturale nata quasi per caso sulle colline del Prenestino. E lo fa con una mozione, presentata dai consiglieri di Europa Verde e Sinistra Civica Ecologista, che è stata approvata all’unanimità dall’assemblea capitolina e che impegna il sindaco Gualtieri e la giunta ad attivarsi con la Regione affinché si porti a termine l’iter per ampliare i confini del monumento naturale.

La mozione che arriva a tre mesi dal rilascio del permesso a costruire

La mozione è stata presentata dai gruppi Europa Verde e Sinistra Civica Ecologista, e chiede un impegno concreto per l'acquisizione al demanio pubblico del lago: “Il lago, nato a seguito di una attività edilizia invasiva a due passi da Porta Maggiore, si è con gli anni trasformato in un patrimonio naturalistico di grande pregio ambientale e culturale - sottolineano i consiglieri promotori della mozione, Alessandro Luparelli, Michela Cicculli e Nando Bonessio - Da oggi, l'amministrazione capitolina si impegna a mettere in atto tutte le misure utili per bloccare qualunque intervento che cerchi di modificare l'assetto naturalistico del parco e  sostenere presso la Regione Lazio il completamento dell’iter per l’acquisizione al demanio pubblico dell'area e l'ampliamento dei confini del monumento naturale”.

L'atto è meramente formale: il Comune nulla può fare, in concreto, per far sì che l'intera area del lago bullicante ex Snia venga inclusa nel perimetro tutelato. E la mossa arriva comunque a tre mesi da una decisione che va in direzione contraria, ovvero il rilascio del permesso a costruire alla società Ponente 1978. Società che a dicembre, forte di quel permesso, ha riportato le ruspe nell'area ancora di sua proprietà, quella su cui sorgono i ruderi della fabbrica. L'area, appunto, esclusa dalla tutela, e dove il costruttore intende realizzare un polo per la logistica.

A peggiorare le cose, il fatto che notizia del rilascio del permesso a costruire sia emersa solo in concomitanza con l'arrivo delle ruspe, e non ne fosse stata fatta menzione in precedenza, nonostante il dibattito infuriasse alla luce delle dimissioni di Nicola Zingaretti. Contestato dagli attivisti, riuniti sotto l'egida del Forum Parco delle Energie, era stato il costruttore a sottolineare che ciò che stava facendo nell'area era del tutto regolare, proprio per il permesso rilasciato a metà novembre.

L'ira degli attivisti e le contestazioni: "Pd partito del cemento"

Il Comune, messo alle strette, si era quindi giustificato: "Il permesso di costruire rilasciato dal Dipartimento Urbanistica alla proprietà Ponente 1978 Srl non riguarda l'area del monumento naturale bensì gli edifici limitrofi, a oggi esclusi dal perimetro del monumento naturale stesso - aveva detto in una nota l'assessorato all'Urbanistica di Maurizio Veloccia - è relativo a operazioni di restauro e risanamento conservativo degli immobili esistenti, sempre consentite nel rispetto delle norme vigente, e non riguarda alcun tipo di nuova costruzione o cambio d'uso. Le richieste di cambio d'uso per la realizzazione di residenze e attività commerciali presentate in passato sono state tutte diniegate e, al momento, su tale diniego è pendente un giudizio al Tar".

Le proteste, a quel punto, erano schizzate alle stelle: gli attivisti hanno accusato il Pd di essere "il partito del cemento", e puntato il dito contro le dimissioni di Nicola Zingaretti, arrivate - come temuto - prima che in Regione venisse firmato il decreto per l'ampliamento dei confini del monumento naturale. Un tergiversare, accusavano dal Forum Parco delle Energie; un obbligo, aveva replicato Zingaretti: sinché sulla questione pende un'istruttoria, sono state le ultime parole sull'argomento non si può firmare alcuna carta. E si è tornati così all'impasse: nel cuore dell'oasi naturale protetta le ruspe possono agire indisturbate, a patto di rispettare i confini. 

Presidio sotto la Regione per chiedere la firma per l'ampliamento della tutela

La questione è passata temporaneamente nelle mani del presidente ad interim della Regione Lazio, Daniele Leodori, in attesa di capire come si muoverà il nuovo presidente post elezioni. Nel frattempo però il centrosinistra in Comune prima si spacca e poi si ricompatta approvando la mozione, una manovra contraddittoria che non è sfuggita agli attivisti che da trent'anni lottano per chiedere la tutela integrale di un'area ricca di biodiversità sopravvissuta alla cementificazione selvaggia.

“Il Forum Territoriale Permanente del Parco delle Energie chiede a Roma Capitale che il sindaco, Roberto Gualtieri, e gli assessori Maurizio Veloccia, Sabrina Alfonsi e Tobia Zevi risolvano la contraddizione derivante dall’aver concesso un permesso a costruire un polo della logistica sull’area riconosciuta dall’assemblea Capitolina come patrimonio naturalistico di grande pregio ambientale e culturale - chiedono infatti gli attivisti all’indomani dall’approvazione della mozione - e che si attivino per una pianificazione urbanistica volta al pubblico interesse cosi che l'Ex Snia e la sua storia divengano un bene comune per la città di Roma”.

Proprio mercoledì gli attivisti, che domenica hanno organizzato una manifestazione nel parco in difesa del lago sono in presidio sotto la Regione Lazio affinché la giunta al governo sblocchi il decreto che consente l’allargamento del monumento naturale: “Partiamo dall'impegno preso dall’assessore D'Amato, candidato alla presidenza, per raggiungere la soluzione amministrativa con le firme dell'assessora Roberta Lombardi e del presidente ad interim Daniele Leodori - concludono - La mozione presentata in aula dai consiglieri Ferdinando Bonessio, Michela Cicculli e Alessandro Luparelli è frutto dell’impegno preso con le forze sociali che conducono la vertenza. Il voto unanime espresso riconosce, anche tra la minoranza, le ragioni della lotta e indica al Comune il percorso verso la realizzazione del parco archeologico naturalistico, unico nel suo genere, che la popolazione attende ormai da trenta anni”.

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