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Lago ex Snia, dopo il costruttore parla il Comune: "Ecco perché è stato rilasciato il permesso alle ruspe"

La società Ponente 1978 svela che le ruspe sono tornate nel sito dopo avere avuto il via libera da parte del Comune. Il Comune dal canto suo specifica che riguarda solo una porzione di territorio non ancora tutelata, gli attivisti insorgono

Le ruspe che tornano ad aggirarsi nell'area, le proteste degli attivisti, la replica del costruttore - rimasto silente negli ultimi anni, nonostante la querelle - e la notizia dell'esistenza di un permesso che spunta all'improvviso. Nel caso del lago ex Snia, deflagrato in questi giorni, mancava la voce delle istituzioni. 

Uscito definitivamente di scena Nicola Zingaretti (quantomeno nel ruolo di presidente della Regione Lazio), dopo essere stato tirato in ballo dagli attivisti del Forum Parco delle Energie e dopo l'articolo di RomaToday, il Comune ha deciso di uscire allo scoperto e chiarire come è possibile che la Ponente 1978 abbia potuto riportare le ruspe dentro l’oasi ricca di vegetazione e biodiversità nata praticamente per caso nell’ormai lontano 1990, quando proprio le ruspe arrivate nella zona di largo Preneste portarono alla creazione di un lago generato da una falda acquifera.

Il Comune si difende: "Il permesso riguarda l'area fuori dal monumento naturale"

Le precisazioni del Campidoglio sono arrivate sotto forma di una dichiarazione dell’assessorato all’Urbanistica di Maurizio Veloccia: “Il permesso di costruire rilasciato dal Dipartimento Urbanistica alla proprietà Ponente 1978 Srl non riguarda l'area del monumento naturale bensì gli edifici limitrofi, a oggi esclusi dal perimetro del monumento naturale stesso, è relativo a operazioni di restauro e risanamento conservativo degli immobili esistenti, sempre consentite nel rispetto delle norme vigente, e non riguarda alcun tipo di nuova costruzione o cambio d'uso. Le richieste di cambio d'uso per la realizzazione di residenze e attività commerciali presentate in passato sono state tutte diniegate e, al momento, su tale diniego è pendente un giudizio al Tar”.

Tradotto: il Comune ha consentito alla Ponente 1978 - che ha sostenuto di non avere provato in ogni modo ad avviare una trattativa con le amministrazioni che si sono susseguite sino a oggi - di far tornare mezzi e operai sulla sua porzione id territorio a patto che non uscissero dai confini e non costruissero nulla, ma si limitassero a intervenire sui ruderi dell’ex fabbrica. Poi un’ulteriore aggiunta: il permesso “è stato rilasciato a seguito di conferenza dei servizi. Durante l'istruttoria, su richiesta degli uffici, è stato imposto al soggetto privato di eseguire rilevamenti sui terreni per verificare la presenza di inquinanti. Le risultanze hanno evidenziato soglie di inquinamento che oggi, senza una attività di bonifica dei terreni, impediscono altre destinazioni se non quelle produttive. Il fatto che sia stata presentata l'istanza di risanamento conservativo è noto da inizio 2022 ed è stato sempre comunicato, in ogni incontro o dichiarazione pubblica. Solo a conclusione delle istruttorie svolte dagli uffici e della relativa conferenza dei servizi in cui sono stati acquisiti i pareri di tutti gli enti coinvolti, è stato rilasciato il titolo”.

Il ritorno delle ruspe e il silenzio della Regione

Dalla Regione, invece, a oggi tutto tace: l’ultima dichiarazione è stata proprio di Zingaretti, che il 9 novembre (due giorni prima che il Comune rilasciasse il permesso, dunque) aveva chiarito che “non c’è nessuno atto da firmare: la procedura di ampliamento è in corso e per essere efficace deve seguire un iter amministrativo molto chiaro, rispettando leggi e regolamenti, altrimenti si prefigurerebbero reati che io non ho mai commesso e non voglio commettere”. Le associazioni ambientaliste, riunite sotto l’egida del Forum Parco delle Energie, già qualche mese fa avevano espresso il timore che le dimissioni di Zingaretti da presidente della Regione Lazio potessero far naufragare il progetto di estendere la tutela data dal monumento naturale a tutta l’area, e avevano promesso di tenere d’occhio la situazione per impedire che venissero effettuati lavori. Cosa che è avvenuta qualche giorno fa, quando le ruspe della società Ponente 1978 sono tornate in azione nella sua porzione di area.

Se per gli attivisti si sta assistendo alla distruzione annunciata dell’ecosistema naturale, sradicando la vegetazione e sbancando il terreno, per il costruttore si tratta invece di interventi non soltanto necessari alla riqualificazione dell’area, ma anche legittimi, visto che non toccano territorio inserito nel perimetro di monumento naturale. E visto che, come ha chiarito la società in una nota firmata dal suo avvocato, il Comune ha rilasciato un permesso a costruire lo scorso 11 novembre. Notizia che ha suscitato la dura reazione del Forum, che ha tacciato l’amministrazione regionale e quella comunale, entrambe targate Pd, di essere “il partito del cemento”, e inviato anche una diffida alla Regione affinché sblocchi in qualche modo l’iter per l’ampliamento del monumento naturale.

Che cosa potrebbe succedere nella zona dell'ex fabbrica

Il lago ex Snia, divenuto il simbolo della resistenza alla cementificazione selvaggia, è al centro di una battaglia che prosegue ormai da decenni, e che è culminata nel 2020, quando la zona è stata inserita all’interno di quelle tutelate in quanto monumenti naturali, sotto il controllo di Roma Natura. Dai confini dell'area protetta resta però ancora fuori una porzione, circa il 40% della superficie totale, che è ancora privata e di proprietà della Società Ponente 1978, quella su cui sorgono i manufatti ormai in rovina dell'ex fabbrica. E sotto Zingaretti era stato avviato l’iter per ampliarla, iter che però è rimasto fermo al palo quando la società ha presentato ricorso, la Direzione Ambiente ha dato parere negativo e la Regione si è rivolta all’Ispra aprendo un’istruttoria ancora pendente.

Il Comune, nella sua replica, ha chiamato in causa anche il Forum Parco Energie, parlando di due incontri che si sarebbero tenuti con e capo segreteria dell’assessore Veloccia “in cui è stato ribadito quello che può e non può fare la politica rispetto alla vicenda dell’Ex Snia, fermo restando la volontà di tutela dell'area e l'ampliamento del verde a servizio del quartiere”. L’assessorato ha citato l'impegno per la demanializzazione del lago e l’avvio dell'iter per la demolizione del manufatto che si affaccia sul lago. Nulla si può invece ancora fare per l'ex sito industriale - sottolinea l’assessorato - perché “il recupero potrà avvenire solo sulla base delle risultanze dell'iter di allargamento del monumento naturale”

Se l’estensione del perimetro del monumento verrà confermata, le distinzioni d’uso dell’ex fabbrica e del terreno su cui poggia verranno stabilite di conseguenza; se non fosse così, proseguono dal Comune, “si dovrà procedere attraverso l'avvio di un procedimento urbanistico in cui affiancheremo all'interlocuzione con la proprietà il coinvolgimento del Municipio e di tutte le realtà territoriali che da anni animano il quadrante”.

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