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Primarie, gli incubi del Pd: il flop affluenza e il candidato alternativo

E' il primo incontro del partito con il proprio popolo dopo i fatti di Mafia Capitale e la defenestrazione di Marino. I segnali non sono positivi, ma dal Nazareno si lavora per facilitare il voto. Tifano per il flop minoranza dem, Sel e Marino, pronti a lanciare un candidato alternativo

Cosa accadrà lunedì? Lo scenario post primarie di domenica spaventa e non poco i democratici. Una consultazione, quella del 6 marzo, accompagnata da tante paure e incognite. Su tutte la bassa affluenza, vero e proprio incubo del vincitore annunciato, Roberto Giachetti che non vuole essere un candidato dimezzato. Un flop, quello  dell'affluenza, che aprirebbe squarci nell'equilibrio precario che si è trovato nel centrosinistra. Squarci nei quali sono pronti ad infilarsi la minoranza dem, Sel e soprattutto Ignazio Marino che attende il risultato delle primarie per annunciare "cosa farà da grande". 

I NUMERI -  Il dato di raffronto è quello del 2013. Il 7 aprile votarono oltre 100.000 elettori. Tanti, e si parlò di boom. Lo scenario ad oggi appare ben diverso. Quello di domenica è il primo incontro del Pd romano con il proprio popolo dopo i fatti di Mafia Capitale e dopo la defenestrazione di Marino. L'incognita è grossa e la disaffezione appare evidente. Roma Bene Comune, la coalizione pigliatutto del 2013, non esiste più. Gli elettori di Sel non andranno quindi ai gazebo. Non ci andranno anche i sostenitori del marziano che più volte ha invitato a boicottare il voto. Non ci andranno neanche quelli interessati al voto nei municipi. Si voterà infatti solo in 4 territori: negli altri i presidenti sono stati tutti riconfermati. In più c'è Ostia, dove il municipio è commissariato e dove lo scandalo Mafia Capitale è ancora più vivo che mai. Non aiuta l'ottimismo poi il dibattito al cloroformio di queste settimane: poche proposte, poche liti, poco interesse, poco di tutto. 

I RIMEDI - Fotografato così lo scenario sembrerebbe apocalittico e quota 100.000 appare irraggiungibile. Dal Nazareno Orfini ha provato a correre ai ripari, aumentando i seggi, diventati 190 appunto per facilitare il voto. Si punta poi, in maniera neanche troppo nascosta, sugli immigrati. Il commissario oggi su facebook ha ricordato l'apertura di un punto di pre registrazione per le primarie tutto dedicato agli immigrati. "Sono certo che i romani sapranno apprezzare questa apertura ha detto", allontanando l'ombra delle polemiche sulle consultazione milanesi dove forte è stata partecipazione cinese. 

QUANTI VOTERANNO? - Difficile raggiungere i 100.000 quindi, ma quale sarà il dato per poter parlare di "successo"? Da più parti l'asticella è fissata a 70.000. Ieri i due candidati più forti si sono espressi sul tema. Roberto Giachetti ha spiegato scherzando che "se i partecipanti alle primarie fossero 300mila sarei felicissimo, ma se esco con un'investitura di decine di migliaia di persone io ballo". Più preciso Morassut, dato da molti come candidato della minoranza dem: "Sotto i 50mila sarebbero primarie un po' problematiche. Sopra i 50-60 mila sarebbe un risultato dignitoso considerando la storia recente". 

FLOP AFFLUENZA, COSA ACCADE? - Il dato dell'affluenza sarà determinante, forse anche più del divario tra il vincitore e il secondo classificato. Attendono il dato la minoranza dem, Sel e soprattutto Ignazio Marino. Divisi nella lotta al Pd, gli anti renzi potrebbero trovarsi uniti nella critica al voto. Un sentimento che potrebbe trasformarsi anche in un candidato alternativo, il cui nome è ben noto. Si tratta di Massimo Bray. Non è un segreto che l'ex ministro della Cultura riesca ad aggregare tutte quelle forze che nel tempo si sono opposte al Premier. Con lui c'è D'Alema che di Bray è amico e mentore; c'è Letta che Bray lo volle al governo; c'è Marino che, si vocifera, abbia già pronto un accordo con lo stesso D'Alema per convogliare su Bray il dissenso del Pd; c'è Sel che non è convinta di Fassina e non vede l'ora di appoggiare un progetto forte come quello di Bray. Ecco, la scarsa affluenza aprirerebbe un'autostrada a questo nuovo candidato. 

ORFINI - Scarsa affluenza che potrebbe diventare la tomba politica di Orfini. Con queste primarie il commissario si gioca infatti una seconda occasione dopo essere finito nel tritacarne dopo la vicenda Marino. E' stato lui ad orchestrare l'accordo a tre tra turborenziani-zingarettiani e i suoi giovani turchi. E' stato lui a voler essere intransigente con Sel e a non provare a ricucire lo strappo in Roma Bene Comune. E' stato lui a dire no alle primarie nei municipi, dando il via libera solo in 4 territori. E' stato lui infine a dire di no alle primarie di sabato. Insomma saranno suoi i meriti in caso di successo o le responsabilità in caso di flop. E in quest'ultimo caso potrebbe davvero accadere di tutto. 

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