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Lunedì, 29 Aprile 2024
L'intervista

INTERVISTA | Residenza agli occupanti, Converti (Pd): "Così mettiamo un freno agli affari dei clan"

La presidente della commissione politiche sociali in Campidoglio è tra chi ha scritto la mozione approvata a giugno, diventata poi la tanto discussa direttiva del Sindaco. A RomaToday: "Il decreto Renzi-Lupi ha creato solo disuguaglianze e fomentato l'illegalità"

La residenza agli occupanti è realtà. Il 4 novembre il sindaco Gualtieri ha firmato una direttiva pronta da settimane, dando seguito a una mozione studiata da una parte della maggioranza capitolina, firmata - non senza fatica - da tutte le forze politiche e approvata in assemblea il 10 giugno. A lavorarci sono stati in particolare Nella Converti e Yuri Trombetti, entrambi del Pd, la prima presidente della commissione politiche sociali, il secondo di quella casa e patrimonio. RomaToday ha deciso di interpellare Converti, che la mozione l'ha sostanzialmente scritta, per sapere come si è arrivati alla tanto attesa firma del primo cittadino e cosa bisogna aspettarsi nel futuro immediato. 

Residenza agli occupanti: cosa cambia con la direttiva Gualtieri e perché non è una sanatoria per le occupazioni

Converti, Roma derogherà all'articolo 5 del decreto Renzi-Lupi e permetterà l'iscrizione di residenza a chi ha occupato senza titolo ma è in condizioni di fragilità. Come si è arrivati a questo risultato dopo cinque mesi di attesa?

"Ci siamo arrivati facendo politica. Insieme al mio collega del Pd Trombetti, a Ciani di Demos, a Luparelli della Sinistra Civica e Biolghini di Roma Futura abbiamo raccontato al resto della maggioranza ciò che avviene nelle periferie di questa città. Purtroppo in questi giorni sto leggendo poca analisi e poco approfondimeto sul tema". 

In che senso? 

"Il decreto del 2014 ha alimentato i fenomeni di illegalità, con le famiglie che si sono allacciate abusivamente per avere la luce e hanno causato black-out e conseguenti disservizi agli ascensori negli stabili popolari. In 8 anni le occupazioni non sono diminuite, la gente ha continuato ad appropriarsi di spazi vuoti e abbandonati e ad allacciarsi alle utente altrui e questo ha alimentato un mercato gestito dai clan criminali che hanno fatto compravendita di allacci, di residenze e di alloggi da occupare". 

La residenza fittizia "Modesta Valenti" non sembra aver funzionato, vero?

"Si è abusato di questa soluzione. Ma così si chiede ad un occupante di mentire: se una famiglia sta a via dell'Archeologia, perché si dice che risiede a via Modesta Valenti? Così si rendono invisibili queste persone e le si spinge a pagare i clan per avere l'allaccio alla luce o una residenza finta. C'è poi un qualcosa di più che porta questa direttiva". 

Che cosa?

"Il passaggio da casa a casa. Chi occupa abusivamente, pur essendo in condizioni di fragilità, secondo la legge non può fare domanda per un alloggio popolare per 5 anni. Questa direttiva deroga anche in questo caso. E' importante perché si va ulteriormente a ribadire un concetto alla base della legalità: le persone non devono mentire su dove risiedono e possono avere un'assegnazione regolare". 

Con l'iscrizione della residenza degli occupanti, il Comune avrà anche la possibilità di sapere chi c'è negli stabili - anche quelli di sua proprietà. Questo cambia le cose?

"Tantissimo. Noi ad oggi non sappiamo chi c'è all'interno dei nostri immobili e non sappiamo con precisione quante sono le case vuote e quelle occupate senza titolo. Facciamo invece emergere i numeri, avendo contezza delle persone presenti nelle occupazioni ed evitiamo l'inutile strumento dei censimenti. Sapendo chi sono i nuclei occupanti, gli uffici possono procedere a una presa in carico a 360 gradi, individuando per ognuno il percorso giusto per l'uscita da una situazione di precarietà abitativa". 

La direttiva di Gualtieri è arrivata in un momento di acceso dibattito in seguito al decreto governativo cosiddetto "anti-rave", che per molti rischia di essere un modo per colpire anche le grandi occupazioni a scopo abitativo. Lei che ne pensa?

"Io sono preoccupatissima. Quel decreto non ha nulla a che vedere con i rave, ma colpisce i raduni di persone e sa di silenziatore del dissenso politico. La piega che sta prendendo è antidemocratica. Però voglio sottolineare che la deroga all'articolo 5 non è una risposta al decreto del governo, ci lavoravamo da 8 mesi. In ogni caso, come politica e come attivista mi troverò in prima linea per combattere il decreto anti-rave". 

A Roma esistono realtà come Metropoliz o Spin Time, che sembrano più nell'occhio del ciclone dopo le parole di alcuni esponenti del centrodestra, da Fratelli d'Italia alla Lega. Il Comune cosa può fare per preservare queste e altre esperienze che vanno oltre l'occupazione a scopo abitativo?

"Ci sono delle riflessioni in corso. Per quanto riguarda Metropolitz e del Maam al suo interno, parliamo del primo e unico museo abitato al mondo. A via Prenestina c'è una scolarizzazione più alta che nella zona circostante e vengono custodite opere d'arte di grande valore. E' un luogo di incontro e ritrovo per tutta la città. Metropoliz come Spin Time sono esperienze non solo da salvare, ma anche da valorizzare, sono un esempio per la città e Roma deve andarne fiera. Fare una festa o un concerto non può essere reato". 

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