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Dentro il Maam, il museo abitato che teme lo sgombero

Alla scoperta della piccola Roma meticcia di via Prenestina: chi abita nell’ex fabbrica di salumi abbandonata e perché cresce il timore di uno sgombero con il nuovo decreto anti rave

Un esperimento sociale. Si definiscono così gli abitanti di questa “piccola città meticcia” abitata da 60 nuclei famigliari provenienti da tre continenti. E non solo perché condividono la vita all’interno di un unico spazio, ma anche perché questo luogo nel corso degli ultimi anni è diventato un vero e proprio museo di arte urbana con centinaia di opere e installazioni in grado di attirare visitatori provenienti da tutto il mondo.

Il Maam, Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz, mette insieme l’arte alle storie di chi lo abita. Occupata nel 2009 dai movimenti di lotta per la casa, la trasformazione museale inizia nel 2013 quando gli artisti hanno iniziato a dipingere tra le sue mura, offrendo la propria arte allo spazio e a chi lo vive. Sotto l’occhio attento dell’ideatore e direttore artistico del Maam, Giorgio De Finis, antropologo, artista e filmaker.

Perché il decreto anti-rave spaventa le occupazioni romane

Gina ha 19 anni e vive qui da quando ne ha sei. Studia ingegneria e sogna di poter vivere e lavorare all’estero: “Tra dieci anni mi vedo in un Paese del nord Europa, il mio piano è questo”. Poi ci sono Cristina e Niko, giovane coppia con un bambino di 7 anni, sprofondati in povertà a causa della malattia di lui che, a soli 32 anni, lo costringe in carrozzella a causa di un tumore al cervello. O Letye, per anni impiegata nelle case di gente benestante, in cui viveva, per poi trovarsi in emergenza abitativa una volta raggiunta la pensione.

“E’ l’arte che è arrivata da noi, non viceversa - spiega Sara, occupante originaria del Perù, tra le referenti dell’occupazione -. Noi non smetteremo mai di lottare per questo posto, che è casa nostra”.

Da anni in cima alla lista degli sgomberi, con il decreto anti rave recentemente approvato dal nuovo Governo di Giorgia Meloni, cresce il timore di vedersi nel mirino di un’operazione di polizia. “Utilizzando strumentalmente il decreto si rischia davvero di mettere a repentaglio uno spazio come questo - spiega Palo Di Vetta, movimenti per il diritto all’abitare -, senza scopo di lucro e che il sabato si riempie di visitatori. Sale quindi la preoccupazione tra gli abitanti, ma anche per le sorti del museo”.

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