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Attualità Magliana / Via Luigi Candoni

Candoni, la baraccopoli non sarà trasferita. Così si interverrà contro le sassaiole

Disposto anche un sopralluogo in via Candoni per individuare i punti in cui, dalla baraccopoli, arriva il lancio dei sassi. Ipotesi trasferimento congelata

Potenziamento delle telecamere di sorveglianza, barriere fisse e più controlli e presidi da parte delle forze dell’ordine. Sono queste, sul breve termine, le strategie che verranno adottate per far fronte agli episodi di vandalismo ai danni degli autobus dell’Atac in entrata e in uscita dal deposito che sorge nei pressi della baraccopoli di via Candoni, il più popoloso della Capitale con quasi 800 persone al suo interno.

Le sassaiole contro i mezzi dell’Atac e il danneggiamento dei mezzi nel deposito sono stati al centro di un vertice che si è tenuto mercoledì pomeriggio in prefettura coordinato dal prefetto Bruno Frattasi alla presenza dei rappresentanti delle forze dell’ordine e dagli assessori comunali Barbara Funari (Politiche Sociali), Monica Lucarelli (Sicurezza) ed Eugenio Patanè (Mobilità). E se l’ipotesi dello spostamento del campo, ventilata sia da Patanè sia dal presidente del Municipio XI, Gianluca Lanzi, è attualmente difficile da percorrere anche alla luce dell’individuazione dell’area più adeguata, nel frattempo si corre ai ripari con altri mezzi. 

Sopralluogo per attuare le nuove misure di sicurezza

Il prefetto ha chiesto intanto alle forze dell'ordine e agli operatori Atac di fare un sopralluogo a via Candoni per capire quali sono i punti in cui è necessario rafforzare i controlli e potenziare il presidio di sorveglianza. A questo si aggiungono nuovi impianti di videosorveglianza e l’installazione di reti nei punti in cui avvengono con maggiore frequenza i lanci di pietre, che soltanto a gennaio hanno danneggiato 7 vetture in entrata e in uscita dal deposito. 

Episodi che preoccupano anche alla luce del dispiegamento di forze già messo in campo per prevenirli e tutelare autisti Atac e passeggeri: quattro squadre composte da 3 agenti della polizia locale di Roma Capitale si alternano come presidio fisso, una pattuglia controlla la zona costantemente.

L’ipotesi trasferimento resta congelata

Le nuove misure dovrebbero essere messe in pratica nel giro di poche settimane, nel frattempo il Campidoglio continua a lavorare all’ipotesi di trasferire il campo in un’altra zona, come già chiesto a gran voce da Patanè: "Diverse persone che vivono nel campo hanno dimostrato più volte di non essere civili. Va delocalizzato”, aveva detto l’assessore, suscitando la  reazione di Arci Solidarietà, che dal 1990 al 2015 si è occupata quotidianamente di progetti di inclusione e da agosto 2022 è capofila di un progetto all'interno di via Candoni per il superamento del campo: "Le parole dell'assessore sono l'anticamera del razzismo", aveva scritto la onlus. 

Il piano rom (che non c'è) mette d'accordo Pd e Fratelli d'Italia

La delocalizzazione al momento non è però in agenda, come ha ricordato l’assessora Funari. È vero che lo scorso aprile è stato avviato un tavolo di coprogettazione e coprogrammazione, guidato dal dipartimento politiche sociali di Roma Capitale e fortemente voluto proprio da Funari, per arrivare alla creazione di un piano di superamento dei campi ancora esistenti, ma lo spostamento delle quasi 800 persone che popolano il campo nomadi della Magliana non è al momento una priorità dell’assessorato, né di quello della collega Lucarelli. Era stata avanzata l’ipotesi di trasferire parte delle famiglie nel campo di Castel Romano, ma si tratta di un’operazione da studiare attentamente a tavolino, che richiede tempo e cautela per evitare di minare delicati equilibri.

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