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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Ex Snia, anche l'Aula Giulio Cesare al lavoro per la tutela: "Vincolo monumentale sull'ex fabbrica"

La delibera porta come prima firma quella della presidente della commissione Cultura, Eleonora Guadagno

Un vincolo statale storico monumentale sull’area dell’ex Snia. Sul destino dell’ex zona industriale del Prenestino, in parte dichiarata monumento naturale nel giugno del 2020, è pronto a esprimersi anche il Consiglio capitolino. Sui banchi dell’Aula Giulio Cesare arriverà, infatti, nelle prossime settimane una proposta di delibera a prima firma della consigliera M5S e presidente della commissione capitolina Cultura, Eleonora Guadagno, che è stata discussa il 9 giugno scorso nel corso di una commissione congiunta con l’Urbanistica.

Durante la seduta tutte le forze politiche presenti, dal M5S al Pd passando Fdi, si sono dette favorevoli a rafforzare le tutele dell’area, sulla quale già ricadono una serie di vincoli, sia naturalistici sia paesaggistici e archeologici, e ad accrescere il coordinamento tra istituzioni al fine di raggiungerla. L’espressione del parere delle commissioni è atteso per la prossima settimana, al massimo per lunedì 28 giugno. Dopodiché il provvedimento approderà in Aula per l’approvazione definitiva. 

Da un lato la storia dell’ex fabbrica i cui manufatti rappresentano, si legge nella delibera, “un vero e proprio reperto archeologico industriale meritevole di conservazione e valorizzazione”. Dall’altro l’interesse dell’amministrazione capitolina ad “attivare tutte le misure necessarie a tutelare la biodiversità”, prendendo in considerazione il fatto che già oggi l’area, caratterizzata da un’avanzata rinaturalizzazione spontanea e dalla presenza di habitat naturali e di specie animali protette dall’Unione europea, è fondamentale per la “ricucitura della rete ecologica di Roma Est”.

La delibera si pone l’obiettivo di porre un vincolo statale ai manufatti di archeologia industriale ma anche di affrontare la questione in “maniera organica e complessiva” mettendo nero su bianco una serie di azioni che, in maniera congiunta, chiede a tutti gli enti coinvolti di mettere in campo. In cima alla lista c’è il tavolo tecnico tra i vari dipartimenti capitolini e con le varie istituzioni coinvolte, già attivo da qualche mese. Altro passaggio è l’attivazione “presso il Demanio dello Stato per l’acquisizione dell’area in quanto demaniale e permetterne l'inserimento a patrimonio pubblico”. A riguardo, è stata proprio la Soprintendenza di Stato nel corso della commissione del 9 giugno a sottolineare l’importanza della demanializzazione delle acque del lago quale “primo passo per considerarne la valenza paesaggistica”.

Altro passaggio contenuto nella delibera è l’attivazione “presso la Regione Lazio al fine di ampliare le aree di tutela”. Si tratta dell’allargamento del perimetro del monumento naturale anche all'area privata dove sorgono i manufatti dell'ex fabbrica, richiesto a maggio dal presidente di Roma Natura, Maurizio Gubbiotti, e promesso da Nicola Zingaretti, il cui iter, però, non è ancora arrivato a compimento. E ancora: “Procedere alla realizzazione della variante urbanistica che contempli il passaggio dell'area da 'servizi pubblici di livello urbano' a 'verde e servizi di livello locale'”. A riguardo, l’assessore capitolino all’Urbanistica, Luca Montuori, nel corso dell’ultima commissione, ha spiegato che “sono in corso  di studio le attività preliminari per arrivare alla variante”.

A questa nel documento segue “l’azione di esproprio delle zone che non risultano ancora di proprietà comunale, a seguito della realizzazione di un progetto di pubblico interesse”. Una volontà che sia Montuori sia la sindaca Virginia Raggi hanno più volte manifestato, specificando però che “l’ampliamento promosso da Zingaretti sosterrebbe in maniera decisiva la variante e l’esproprio”, in quanto abbasserebbe i costi dell’operazione.

Soddisfatto il Forum territoriale permanente del Parco delle energie. “Questa delibera è un passo importante perché l’Assemblea capitolina decide di prendere posizione sulla tutela dell’area senza aspettare che si muovano altri soggetti e chiede un maggior coordinamento tra le azioni che possono mettere in campo le diverse istituzioni per raggiungerla”, commenta l’urbanista Alessandra Valentinelli. “Dal 2014 chiediamo che venga alzato il livello di tutela archeologica dell’ex fabbrica e ora anche il Consiglio si appresta a riconoscerlo. Sottolineiamo infine che, per quanto riguarda il riconoscimento delle acque pubbliche del lago, il Demanio è il grande assente”.

Aggiunge Marco Corirossi, attivista del Forum: “Purtroppo, dopo l’annuncio di maggio del presidente Zingaretti, non sappiamo più nulla di come sta procedendo in Regione l’iter per l’ampliamento del monumento naturale fondamentale non solo per tutelare l’area ma anche per stabilire il valore economico dell’esproprio. Il progetto già c’è, lo stiamo mettendo nero su bianco: riforestazione urbana e valorizzazione archeologica”.

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