rotate-mobile
Politica

Strage di Bologna, presidio del Pd contro De Angelis: "Dimissioni"

Una sessantina di militanti a Garbatella sotto la sede della giunta regionale, per chiedere l'allontanamento del responsabile comunicazione di Rocca (che lo ha difeso) dopo le parole sull'attentato di 43 anni fa. Il 1° settembre consiglio straordinario

Non sono bastate, come prevedibile, le scuse espresse su Facebook da Marcello De Angelis. Il responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio, accusato di negazionismo rispetto ai fatti della strage di Bologna, è da giorni oggetto di una battaglia tra le più accese degli ultimi tempi da parte del Partito democratico. Nella tarda mattinata del 9 agosto un gruppo di militanti, amministratori e dirigenti dem si sono ritrovati sotto la sede della giunta chiedendo le dimissioni dell'ex deputato e senatore, ex portavoce di Francesco Rocca in Croce Rossa ed ex estremista nero. 

Il Pd contro Marcello De Angelis

De Angelis il 3 agosto in un post Facebook dai toni molto poco istituzionali ha accusato le più alte cariche dello Stato di aver mentito rispetto ai mandanti e agli esecutori dell'attentato terroristico che il 2 agosto del 1980 uccise 85 persone e ne ferì 200 alla stazione ferroviaria di Bologna. Ad essere condannati sono stati Valerio Fioravanti e Francesca Mambro in un primo momento, poi più recentemente Luigi Ciavardini (cognato di De Angelis). Tutti ex Nuclei Armati Rivoluzionari, il braccio armato e violento dell'estrema destra extra-parlamentare. Il presidente della Regione, Francesco Rocca, nel mezzo della polemica scatenata da Anpi e opposizioni di sinistra ha cercato di giustificare il suo braccio destro: "Ha parlato a titolo personale, toccato da fatti personali e familiari". Ad agosto 1980, subito dopo Bologna, De Angelis perse il fratello Nazareno morto in carcere in seguito ad un arresto. Ma per la sinistra, le parole di Marcello De Angelis sono imperdonabili, inadatte a chi ricopre un ruolo istituzionale. E così oltre a chiedere un consiglio straordinario, il Pd si è presentato a largo Rosa Raimondi Garibaldi con uno striscione con su scritto "Dimissioni". 

Foschi: "Incredibile che ancora non si sia dimesso"

A sventolare la bandiera del Pd e tenere lo striscione c'erano la presidente del Pd Roma Giulia Tempesta, il segretario romano Enzo Foschi, quello regionale e consigliere Daniele Leodori, Emanuela Droghei, il capogruppo Pd alla Pisana Mario Ciarla, il senatore Filippo Sensi. "Mi sembra una cosa incredibile che ancora non si sia dimesso - ha spiegato Foschi riferendosi a De Angelis -. Le affermazioni  che ha fatto sono di una gravità inaudita e ricordiamo che lui non è un passante ma è il portavoce della Regione Lazio e ricopre un ruolo istituzionale - ha proseguito -. Ci vergogniamo di essere rappresentati da un'istituzione che non è in grado di capire la gravità delle affermazioni che sono state fatte". "Le scuse di De Angelis sono rivolte più all'interno del suo schieramento politico - ha aggiunto Leodori -  che ai familiari delle vittime: ci sembra un atteggiamento non sostenibile per chi oggi rappresenta le istituzioni". "Il silenzio della premier Meloni - ha concluso poi Foschi - lo valuto per quello che significa: la presidente nella sua dichiarazione non ha detto che la strage di Bologna era di matrice fascista. Il suo silenzio e la sua ambiguità dimostrano che il rischio di un governo che voglia riscrivere la storia d'Italia, bypassando la certezza delle sentenze passate in giudicato, è grande".

Nel pomeriggio del 9 agosto la conferenza dei capigruppo ha deciso di fissare un consiglio straordinario per l'1 settembre alle 11. Come richiesto dalle opposizioni, il tema sarà quello delle affermazioni del responsabile comunicazione istituzionale della Regione, Marcello De Angelis.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Strage di Bologna, presidio del Pd contro De Angelis: "Dimissioni"

RomaToday è in caricamento