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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Sanità, oltre il coronavirus: al Santa Lucia duecento lavoratori in cassa integrazione

Per impiegati, tecnici e fisioterapisti turnazioni e stipendi tagliati del 25 per cento. I sindacati: “Intanto la struttura continua ad incassare budget da Regione”

Cassa integrazione per alcuni degli operatori sanitari della Fondazione Santa Lucia, uno dei più grandi istituti di cura e ricerca di Roma oltre che struttura di rilevanza internazionale. Sono circa ducento i dipendenti (su un migliaio in tutto ndr.) per i quali, nel pieno della pandemia da Coronavirus, l’istituto di via Ardeatina ha deciso di ricorrere al fondo di integrazione salariale, ossia la cassa integrazione della sanità privata. 

Coronavirus, operatori sanitari del Santa Lucia in cassa integrazione

Per impiegati, fisioterapisti e tecnici di radiologia dei servizi extra rispetto a quelli sanitari regionali dunque turnazioni e stipendi tagliati con una media del venticinque per cento ciascuno. 

"Ciò che sta accadendo è inaudito, vuol dire indebolire il servizio pubblico quando anche gli operatori dell'area riabilitativa, che oggi vengono mandati a casa con il fondo di integrazione salariale, potevano essere ricollocati a sostegno delle terapie ai degenti, di fatto ridotte per via degli adempimenti di prevenzione del rischio Covid-19" – denunciano in una nota i responsabili di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio, Massimiliano Rizzuto, Antonio Cuozzo e Domenico Frezza. 

Coronavirus, i sindacati: “Discriminazione tra lavoratori sanità privata e pubblica”

"Un'operazione simile, di fatto, crea discriminazione tra chi lavora per i servizi privati e chi per il sistema sanitario" - attaccano i sindacalisti. "Si tratta di un primato che danneggia gli operatori e tutta la comunità. Tanto più che la fondazione continuerà a incassare al 90 per cento, cioè quasi per intero, il budget che la Regione paga per le prestazioni, ma addirittura riceve ogni anno un contributo extra da ministero di 12,5 milioni di euro proprio per garantire un elevato livello di assistenza e terapie che fisioterapisti, infermieri, oss, tecnici e tutto il personale svolgono e potrebbero continuare a svolgere, a vantaggio di tutti, anche con le attività ambulatoriali ferme”. 

I sindacati temono la creazione di un precedente che potrebbe dar vita ad un possibile effetto domino con altre strutture private pronte a ricorrere al Fondo integrato salariale per i propri dipendenti. 

Coronavirus, per tecnici e fisioterapisti stipendi tagliati

"La realtà è che le stesse persone che dappertutto vengono salutate come eroi, al Santa Lucia sono spedite a casa con una riduzione di stipendio del 20 per cento, senza ferie e senza assegni familiari" – tuonano Rizzuto, Cuozzo e Frezza. "Con la beffa che la collettività pagherebbe due volte: la Fis attraverso l'Inps e il contributo regionale che, a differenza di quanto sostengono la direzione e l'Aris, sarà garantita in modo permanente. Noi diciamo no a chi vuol fare cassa sulle spalle dei lavoratori e dei contribuenti. Così come diciamo no a chi vuol dividere i lavoratori: i dipendenti del Santa Lucia – proseguono i sindacalisti - sono tutti nella stessa pianta organica e devono essere tutti tutelati e riconosciuti anche per lo straordinario contributo umano e professionale che stanno offrendo nell'emergenza sanitaria". 

La richiesta a Regione Lazio e Ministero della Salute è di intervenire per far annullare il provvedimento. “O –annunciano i sindacati - siamo pronti a mettere in atto tutte le iniziative di protesta".
 

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