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Roma in fiamme, il giorno dopo gli incendi: "Nessuno controlla il taglio delle erbacce"

Indice puntato contro un'ordinanza giudicata inefficace

L’elenco degli incendi che hanno funestato la capitale il 27 giugno è lungo. Campidoglio e regione hanno concordato nel riconoscere che, l’avvio della settimana, sia stato caratterizzato da una “giornata durissima”.

La conta degli incendi

A metà pomeriggio, l’assessore regionale alla sanita Alessio D’Amato aveva contato “nove incendi dalla mattinata, alcuni di grosse dimensioni” che avevano finito per rappresentare “uno stress impegnativo per tutti i servizi di soccorso. A loro è andato il plauso dell’assessore regionale, come quello del sindaco, che a sua volta ha sottolineato l’impegno profuso in una “giornata molto difficile e critica”.

Gli interventi per le sterpaglie bruciate

Gualtieri ha anche riportato la scheda degli interventi che ha visto impegnare i volontari della Protezione civile di Roma Capitale. Dalle 12.38 fino alle 18.17 si contano 10 interventi causati da “incendio sterpaglia”. Segno che il vento e la siccità hanno contribuito sicuramente al diffondersi dei roghi. Ma le fiamme si sono sviluppate proprio perché, la presenza di sterpaglie, ha consentito loro di attecchire. Gli incendi hanno riguardato ampie porzioni della città, da Casalotti all’Idroscalo, passando per Tor Pagnotta e Osteria Nuova.  E l’odore di bruciato propagato dal vento, ha finito per rendere tutti i romani informati, e preoccupati, per la situazione vissuta dalla città.è Una situazione che ha finito per prestare il fianco dell’amministrazione alle inevitabili critiche.

“È evidente la mancanza di manutenzione del verde pubblico e l'intempestiva rimozione di erbacce dalle quali partono gli incendi – ha commentato il senatore Maurizio Gasparri - Pensavamo di aver archiviato brutte pagine di cattiva gestione amministrativa, ma Gualtieri ha replicato gli errori della precedente amministrazione”. In tema di gestione del verde, l’attuale sindaco aveva diramato ad inizio giugno un’ordinanza.

L'ordinanza anti incendi

Nel suo provvedimento, valido dal 15 giugno al 30 settembre, Gualtieri aveva stilato un elenco di divieti ed una serie di obblighi. Dal punto di vista delle cose interdette, il primo cittadino ricordava che è vietato far cadere al suolo fiammiferi, sigari, sigarette accese” ed anche che non sono consentiti i “roghi di sterpaglie” né quelli dei “residui di vegetazione”. Sul piano degli obblighi il sindaco aveva imposto ai privati “la rimozione , frantumazione dei residui vegetali per una fascia di almeno 5 metri” che diventavano 10 se i terreni in questione si trovano adiacenti alle linee ferroviarie. L’ordinanza fissava anche le multe per i trasgressori che, in caso di accertate infrazioni, rischiano di pagare fino a 50mila euro.

Nessuno controlla i trasgressori

La sensazione è però che, il provvedimento firmato da Gualtieri, non sia sufficiente ad arginare il diffondersi dei roghi. “I proprietari dei terreni sono obbligati a mettere in sicurezza e a mantenere puliti i loro fondi. Purtroppo però – ha obiettato il consigliere Dario Nanni, della lista Calenda – i controlli sono pochi e tardivi e ad ogni estate viene riproposta un'ordinanza, che ricorda la pericolosità, la responsabilità e le sanzioni, mentre ci sono centinaia di ettari di erba secca e sterpaglie che possono andare a fuoco. Che queste ordinanze non risolvano il problema, lo dimostra Il fatto che ogni anno intere aree della città vanno a fuoco”. Motivo per cui serve anche un’azione coordinata e preventiva di sfalcio delle aree verdi che, a causa del gran caldo, sono in grado di far propagare gli incendi.

C’è già chi dall’opposizione, come la consigliere Lavinia Mennuni di Fratelli d’Italia, chiede di convocare una commissione ad hoc “per chiarire quali le strategie messe in campo da Roma Capitale per questa situazione pericolosa”. Dario Nanni propone invece d’impegnare la giunta “ad informare periodicamente l’assemblea  capitolina sulle attività preventive svolte e sulle sanzioni elevate nei confronti di chi non rispettando la legge genera pericolo”. Tanti incendi in una sola giornata sono destinati a lasciare il segno. Nei terreni arsi dalle fiamme e, auspicano le opposizioni, anche nel modus operandi dell’amministrazione chiamata a garantire la sicurezza dei cittadini.

L'ammonimento della protezione civile del Lazio

La "difficile giornata" vissuta dagli operatori impegnati nel sedare gli incendi, ha spinto al protezione civile del Lazio a diramara una lettere a tutti i comuni della regione. "I primi dati che emergono dalla gestione dei numerosi incendi verificatisi sul territorio – si legge nella missiva – evidenziano come la loro localizzazione e propagazione abbiano uno stretto legame con la non puntuale attuazione di alcune misure preventive, a prescindere dalle effettive cause degli stessi". Fatta questa premessa, i comuni della regione sono invitati a  pianificare ed eseguire interventi di sfalcio e potatura della vegetazione spontanea sulle proprietà pubbliche e, per quanto concerne gli Enti gestori della strada, sulle pertinenze della rete viaria di competenza. Devono inoltre 
"verificare ed imporre l’ottemperanza agli obblighi imposti ai privati dalle vigenti disposizioni di legge e dai regolamenti comunali". Inoltre i comune sono tenuti a disporre specifici servizi di vigilanza per far rispettare la corretta gestione forestale  e la pulizia dei fondi, prevedendo specifici interventi sostitutivi in caso di inadempimento. Un aspetto, quest'ultimo, da non trascurare.

"Nonostante molte amministrazioni abbiano provveduto ad adottare il modello di ordinanza proposto - conclude la lettera -  si rende necessario che siano poste in atto accurate attività di controllo per verificarne l’effettivo rispetto e, se del caso, prevedere interventi sostitutivi. Appare, quindi, fondamentale, che tutte le amministrazioni provvedano ad attuare le misure di propria competenza, ad adottare i necessari provvedimenti di natura impositiva e inibitoria e, soprattutto, a verificarne il puntuale rispetto. Il quadro meteorologico complessivo, infatti, induce a ritenere che il permanere delle alte temperature favorirà la propagazione di incendi di vegetazione e che gli stessi, come già verificatosi, potranno determinare un grave pericolo per l’incolumità delle persone qualora si verifichino in aree antropizzate".
 

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