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L'idea per l'Expo 2030: far risorgere il Colosso di Nerone accanto al Colosseo

Una gigantesca statua, su modello di quella della Roma antica, da rivisitare in chiave contemporanea per salutare l'esposizione universale. La proposta lanciata da Luca Josi e Antonio Romano dalle pagine del Giornale dell'Arte

Una statua gigantesca da posizionare accanto al Colosseo per accogliere i visitatori dell'Expo 2030 che Roma è candidata ad ospitare. Una sorta di rivisitazione moderna del Colosso in bronzo dorato voluto da Nerone e posizionato accanto all'anfiteatro Flavio. Un simbolo maestoso dell'evento, come lo fu la Tour Eiffel per l'esposizione di Parigi del 1889. L'idea è stata lanciata da Luca Josi, che ha curato il progetto di mecenatismo per il recupero del mausoleo di Augusto, e Antonio Romano, tra i massimi esperti di brand design, dalle pagine del Giornale dell'Arte. 

Roma sogna l'Expo 2030

"Le Expo sono vetrine - scrivono Josi e Romano - e, come tutte le vetrine, hanno bisogno di simboli, di sintesi, di richiami e ragioni che invitino il pubblico a cogliere in un istante una suggestione capace di modificare il tessuto di qualcosa, spesso già noto, come la città ospitante; immagini che accendano curiosità". I due ricordano poi come la proposta di costruire la Tour Eiffel nella Francia di fine '800 "scatenò giudizi sarcastici, feroci, addirittura scarnificanti, da parte di una delle più eterogenee e autorevoli alleanze di intellettuali di cui la capitale francese, in quel momento di esplosione culturale, poteva vantarsi. Conosciamo tutti l'epilogo di questa storia e di quella struttura nata come transitoria e trasformatasi nell'orizzonte definitivo della città, segno scenografico e sentimentale irrinunciabile". 

E allora, visto che "Roma straborda d'immagini e artifici visivi", perché non "concentrarci su ciò che già possiede, che il mondo conosce e che aspetta solo di essere lustrato, valorizzato, nobilitato?". Per questo Josi e Romano pensano al Colosseo, "il monumento più visitato e iconico della nostra capitale e del nostro Paese" che "ha smarrito il senso del suo etimo. Colosso, statua di grandi dimensioni, identifica quello che è l'Anfiteatro Flavio. Ma il suo nome è legato alla statua colossale voluta da Nerone e, successivamente, fatta collocare da Adriano sul piano dello stesso; un basamento (come per la statua della Libertà a New York, realizzata sempre in concorso con il genio di Eiffel) ne elevava l'altezza per farla allineare con quella dello stadio. Da quel momento, la forza dell'immagine cancellò il nome originale dell'arena e si perpetuò anche al di là della scomparsa della stessa statua (l'Anfiteatro Flavio è sotto i nostri occhi e continua a chiamarsi Colosseo invogliando imitazioni in tutto il mondo)".

Insomma, Josi e Romano propongono di offrire a una "prestigiosa giuria" l'opportunità di selezionare alcuni grandi nomi dell'arte contemporanea (da Hirst a Koons, Cattelan, Kiefer e altri) per realizzare un'opera colossale temporanea. "L'opera potrebbe - concludono i due artisti - declinare i valori di sostenibilità nelle soluzioni tecniche e ingegneristiche costruttive più all'avanguardia, consentendo ai visitatori di accedere al suo interno e godere di prospettive mai viste dei Fori. E a decidere quale scegliere tra le opere selezionate dalla giuria, potrebbe essere una platea planetaria (di studenti in arti visive, architettoniche e artistiche) a celebrazione di un mondo sempre più digitale e connesso". L'enorme statua, collocata vicino al Colosseo, sarebbe "un Colosso della Rinascita, capace di riconsegnare al mondo un'immagine dell'inesauribile forza e storia di questa città eterna". 
 

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