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Cronaca Colle Prenestino / Via Prenestina, 1391

Sgombero palazzo della Curia occupato: "Ripristinata la legalità"

A rappresentare i Missionari Monfortani lo studio legale Dikaios che spiega le difficoltà vissute dai loro assistiti nel corso dell'occupazione dell'immobile di via Prenestina 1391

Oltre un anno di occupazione terminata questa mattina con lo sgombero di circa duecento persone che dall'8 dicembre del 2015 vivevano in due palazzine di proprietà della Curia nella zona di Colle Monfortani, periferia est della Capitale. A rappresentare legalmente i religiosi lo studio legale Dikaios che, a poche ore dallo sgombero di questa mattina, spiega la situazione vissuta dai missioniari proprietari dell'immobile. Una lunga nota stampa che riportiamo integralmente: 

Questa mattina, alle 9.30 le forze dell’ordine hanno dato inizio allo sgombero dell’immobile di via Prenestina 1391, di proprietà dei religiosi, Provincia Italiana Missionari Monfortani. Viene in questo modo ripristinata la legalità, dopo l’occupazione abusiva, iniziata l’8 dicembre 2015, da parte di diverse centinaia di persone coordinate dai “Movimenti per il diritto all’abitare”. 

Tutto questo impediva un percorso destinato a fare della struttura una sede dei Missionari stessi, di altre realtà laiche e religiose e di iniziative a carattere solidale. La Congregazione, infatti, aveva sin dall’inizio escluso una soluzione di carattere speculativo privilegiando, nelle varie possibilità affacciatesi per l’acquisizione dello stabile, quelle di carattere spirituale e solidale.

Sin da subito, scrive ancora lo studio legale Dikaios, i Padri hanno mostrato un atteggiamento aperto al dialogo e alla mediazione e hanno più volte tentato di addivenire ad un accordo con gli organizzatori dell’occupazione abusiva, soprattutto per la presenza di minori. Tuttavia, ogni tentativo è rimasto vano e l’intero edificio è stato gradualmente occupato, compresi alcuni spazi e stanze già destinati ad altri usi per i religiosi stessi. Nonostante le ripetute richieste dei Padri, inoltre, non è stato possibile avere contatti diretti con gli occupanti stessi, verificarne l’identità, gli effettivi bisogni, nonché la possibile pericolosità sociale di alcuni di loro. 

I recenti fatti di Firenze con la morte di Alì, le fragilità fatte emergere dalle scosse di terremoto ben percepite anche a Roma, e il freddo intenso di questi giorni, hanno portato i Padri ad evidenziare alcuni limiti di detto immobile e a chiedere interventi che evitassero tragedie.  L’immobile, da circa 15 anni, non è dotato di sistemi di sicurezza e le condizioni igienico-sanitarie, già precarie, sono divenute sempre più insostenibili ed intollerabili; la struttura occupata, infatti, è insufficiente ad ospitare le diverse centinaia di occupanti: oltre all’oggettiva assenza di spazi adeguati, manca del tutto un proporzionato sistema idrico, elettrico e fognario. Infatti, si sono verificati guasti e malfunzionamenti di ogni sorta della rete elettrica, idrica e dell’impianto fognario. 

In tutti i casi i Padri si sono fatti carico delle relative spese per la riparazione nonché di tutti i costi per la fruizione delle utenze. Inoltre, senza alcuna autorizzazione, sono state introdotte nell’immobile diverse bombole di gas, determinando così rischi e pericolosità per gli stessi occupanti nonché per i Padri, non essendo peraltro l’immobile dotato di impianto antincendio. 

A tutto ciò si aggiunga che si sono registrati episodi di particolare gravità: sempre più persone hanno continuato ad occupare lo stabile, sono state forzate le serrature ed invase le stanze private dei Padri, sono stati sottratti i beni religiosi e personali degli stessi, sono stati manomessi gli impianti di fornitura delle utenze, sono stati effettuati lavori non autorizzati, predisposti piantoni e vedette a tutte le ore del giorno e della notte. 

Talvolta sono state addirittura serrate le entrate ed è stato impedito l’accesso nello stabile ai religiosi stessi nonché il normale svolgimento delle funzioni religiose nella Chiesa adiacente, prima aperta alla Comunità locale, il cui accesso è stato, cosa assurda, regolato dai picchetti di guardia al cancello e, in alcuni momenti, vietato dagli occupanti. 

L’intervento delle forze dell’ordine ha permesso di ripristinare la situazione di legalità - condizione necessaria ed imprescindibile per lo svolgimento delle finalità caritatevoli e missionarie della Congregazione - e di garantire la sicurezza dei cittadini, dei Padri e degli occupanti stessi. Ciò che rammarica in questa vicenda è il fatto che solo alcuni privati cittadini sono stati accanto e hanno offerto il loro aiuto ai Padri. In una situazione così delicata, i religiosi Monfortani sono stati completamente abbandonati a sé stessi da tutte le autorità a ciò preposte, ad esclusione delle forze di polizia. 

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