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Ponte di Nona Settecamini / Via di Salone

Ponte di Nona: “Donne e bambini rom scaricati sulle strade”

La denuncia di Franco Pirina, presidente del'Avs, che precisa: "Dal campo nomadi di via di Salone, fin dal mattino, partono i furgoni con un carico di 'merce umana'. Non possono negare le accuse di sfruttamento minorile"

“Vorrei replicare alla persona intervistata da Roma Today nel campo nomadi di via di Salone”: inizia così la nota di Franco Pirina, presidente dell’Associazione Volontari Sicurezza, che ribadisce l’accusa di sfruttamento minorile nei confronti dei rom che vivono nella struttura e che popolano, nelle ore diurne, le arterie di Ponte di Nona alla ricerca di rifiuti nei cassonetti.

“Nel reportage pubblicato lo scorso 10 settembre – prosegue Pirina –, l’ex responsabile rom del campo ha negato le accuse di sfruttamento minorile nei confronti degli altri abitanti, precisando che, in tutte le uscite esterne, i minori sono sempre accompagnati dai loro genitori. Lo scorso 30 Luglio, in qualità di privato cittadino, ai sensi dell'art. 333, comma 2, c.p.p. , e in qualità di presidente dell'Avs, ho inoltrato una denuncia alla Procura della Repubblica, tramite la Polizia di Roma Capitale, per sfruttamento dei minori a Ponte di Nona. rom5-2

Alla denuncia ho allegato alcune foto inequivocabili: la situazione è molto grave e non sotto controllo da quelle Istituzioni che, per legge, dovrebbero tutelare i minori. Solo la Polizia di Roma Capitale è più volte intervenuta con denunce chiare e incisive sul problema, ma gli agenti hanno altresì conosciuto lo strano silenzio di coloro che avrebbero dovuto attivarsi in maniera energica nel sottrarre, come prevede la legge, minori a cui non è garantita un'educazione civile e costruttiva, soprattutto in condizioni di pericolo e sfruttamento.

Dal campo nomadi di via di Salone, fin dal mattino, partono i furgoni con un carico di ‘merce umana’. Donne e bambini vengono ‘scaricati’ sulle strade del territorio e ripresi in serata, dopo aver effettuato il lavoro di ricerca all’interno dei cassonetti dei rifiuti. Molto spesso i minori si separano dai genitori: sanno a perfezione quale sia il compito a loro assegnato e ogni tanto si ricongiungono con i più grandi.
Altri minori invece rimangono in compagnia di adulti, aiutandoli in tutti i modi in mezzo alla sporcizia, sia in giornate di sole, sia in quelle di pioggia, vestiti in condizioni spesso pietose.

Altri ancora escono invece dal campo di primo mattino, insieme agli adulti, a piedi, muniti di carrozzelle riciclate o altri piccoli mezzi trainanti: arrivano nel quartiere dopo un’ora, rimanendo in zona per quasi tutto il giorno, per poi fare ritorno a via di Salone con il loro carico di oggetti trovati nei cassonetti. In poche occasioni, i rom vengono caricati dai furgoni di passaggio per tornare al campo.
A parte il discorso educativo e di integrazione, che ha un’importanza notevole, credo che non si possa tollerare che i minori vengano utilizzati dai loro genitori alla ricerca di rifiuti di ogni genere: sono comunque vittime, a loro insaputa, di situazioni igieniche precarie. I rom possono negare le accuse di sfruttamento minorile”.

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