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Il caso Berdini tiene banco: Raggi lo blinda, ma il destino dell'assessore appare segnato

La posizione resta in bilico. Berdini tiene il punto sullo Stadio. Raggi: "Va tutto bene. Ci vedremo la prossima settimana"

Cosa c'è dietro la traballante posizione di Paolo Berdini come assessore in Campidoglio? L'Urbanista, uno dei pezzi da novanta della giunta Raggi, è ormai sulla graticola e sembra essere destinato all'addio. Non nell'immediato, ma il suo futuro sembra segnato. Stadio, mancanza di condivisione del programma, immagine da uomo del no sono le motivazioni che sembrano aver incrinato il rapporto. Ieri Roberta Lombardi ha però aggiunto altra benzina sul fuoco, aprendo ad un possibile nuovo scenario per "far fuori" Berdini. 

Rispondendo a una domanda de La Stampa proprio su Berdini ha infatti detto

 È una persona competente. E mi sembra una coincidenza fin troppo strana che queste voci di rottura inizino a circolare nello stesso momento in cui sta per mettere le mani nel mondo degli alloggi popolari. Mafia Capitale aveva interessi milionari nel dipartimento che ora fa capo a Berdini: affidamenti diretti di appalti, operazioni poco limpide del patrimonio immobiliare del Comune. Se ci fosse una gestione diversa, l’emergenza abitativa a Roma non esisterebbe. Per questo, ho il sospetto che certi veleni arrivino dall’interno del suo stesso assessorato.

Una cannonata nei confronti dell'ormai nemica acclarata, Virginia Raggi, che ha costretto Grillo a scrivere un post in cui si fa chiarezza sull'assenza di correnti nel Movimento. Loro, le due nemiche, hanno risposto a modo loro. La Lombardi con un post su facebook, con tanto di citazione di Virginia Raggi in commissione antimafia in cui si sottolineava la presenza di Mafia Capitale in Campidoglio.

La sindaca invece ha, dopo 48 ore, blindato Berdini: "Va tutto bene con Paolo Berdini e ci vedremo anche la prossima settimana per lavorare". L'assessore era presente all'incontro con il Papa a piazza di Spagna, insieme ad altri membri della giunta.

Non smentito invece il passaggio di mano del dossier Stadio da Berdini alla stessa sindaca. Proprio la vicenda Tor di Valle sarebbe stato il detonatore che ha compromesso i rapporti. Ieri lo stesso assessore a Il Messaggero ha ammesso: "Sono in corso delle manovre contro di me. Se si costruisce solo l’impianto sportivo senza le altre opere rimango, altrimenti lascio”.

Chiare le parti in gioco. Da una parte la posizione del raggio magico e, sembrerebbe, anche dei vertici M5s a favore del progetto con il business park. Dall'altra Berdini con il suo sì allo Stadio ma con un no deciso alle Torri. Un ulteriore strappo, dopo quello sulla Nuova Fiera di Roma e sulle Torri dell'Eur, ormai insostenibile. 

E qui si innestano due motivazioni. Da un lato sul progetto in sè sul quale il M5s ha da tempo aperto. Dall'altro di immagine: dopo il no alle Olimpiadi e la vicenda delle Torri dell'Eur, mostrare un volto propositivo puo' aiutare nel riposizionare l'immagine dell'amministrazione. Berdini però, fermo ad oltranza sulle sue posizioni, non vuole retrocedere di un passo. Da qui la decisione di "commissariarlo". 

Una mossa che ha anche lo scopo di spingere Berdini a mollare. Da Montecitorio, e più precisamente dall'ufficio comunicazione pentastellato, il diktat di silenziarlo. Oggi al Palazzo dei congressi dell'Eur interverrà per parlare di un libro ''Rome. Nome plurale di citta". Dalle sue parole si capirà se la strategia del Movimento lo sta fiaccando o, al contrario, rinforzando nelle idee.

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