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Lodo rifiuti, il Colari porta Ama in Tribunale: "Ha agito in malafede"

Il Colari da una parte impugnerà il giudizio del Collegio arbitrale alla Corte d'Appello e dall'altra si rivolgerà al Tribunale ordinario su alcune questioni. Il consorzio di Cerroni aveva chiesto 900 milioni di euro all'azienda capitolina

Il braccio di ferro giudiziario tra il Colari di Manlio Cerroni e l'Ama è destinato a continuare. A poco più di dieci giorni di distanza dalla 'storica notizia' in merito alla vittoria dell'azienda capitolina nel lodo avanzato dal consorzio del patron di Malagrotta, che chiedeva 900 milioni di euro per il mancato contratto decennale per l'utilizzo dei suoi impianti, il Colari rompe il silenzio e annuncia il contrattacco. Da una parte impugnerà il giudizio del Collegio arbitrale alla Corte d'Appello e dall'altra si rivolgerà al Tribunale ordinario su alcune questioni, tra cui la quantificazione dei danni richiesti alla municipalizzata, per le quali l'Arbitrato si è dichiarato incompetente. “Il lodo ha accertato che Ama ha tenuto un comportamento di malafede nei rapporti con il consorzio, ma non ha ritenuto di poter liquidare alcun danno per ragione, essenzialmente, di carattere processuale” ha spiegato il presidente del Colari Candido Saioni. 

È così che una spada di Damocle da 900 milioni di euro torna a far tremare la municipalizzata capitolina e l'amministrazione di Ignazio Marino. Un'eventualità intorno alla quale il Campidoglio pensava di aver messo una pietra sopra e che fa tornare lo spauracchio di un vero e proprio default finanziario per le casse capitoline. 

I motivi che hanno portato la società che si occupa di smaltimento rifiuti a intraprendere la scelta li ha spiegati Saioni: “Purtroppo il Collegio si è ritenuto incompetente su alcune domande poste dal Colari e non ha ritenuto di essere in grado di quantificare (ad avviso del Colari, erroneamente) uno specifico danno da esso subito per effetto del comportamento inadempiente di Ama”. Una decisione da far risalire al fatto che “gli arbitri si sono ritenuti competenti a decidere solo relativamente a quanto accaduto tra le parti nel secondo semestre del 2009”. 

L'arbitrato ha stabilito che Ama nulla deve al Consorzio rispetto alla richiesta di circa 900 milioni per il mancato contratto decennale che avrebbe consentito al Colari di ammortizzare le spese sostenute per i due Tmb e il gassificatore. Tuttavia “il Colari continuerà a pretendere da Ama l'adempimento dei suoi obblighi e agirà in via ordinaria relativamente a quelle domande rispetto alle quali il Collegio Arbitrale non ha ritenuto di potersi pronunciare, tra le quali quelle in tema di abuso di posizione dominante, di abuso di dipendenza economica, di concorrenza sleale e di responsabilità precontrattuale” ha proseguito il presidente.

Saioni parla di “assurda vicenda” e di “preconcetta ostilità” con la quale “sono stati vanificati ingentissimi investimenti che il Colari ha fatto nell'interesse della collettività”. Il dito è puntato contro l'Ama: “Il lodo ha accertato che Ama ha tenuto un comportamento di malafede nei rapporti con il Colari, ma non ha ritenuto di poter liquidare alcun danno per ragione, essenzialmente, di carattere processuale”. 

Ripercorrendo le tappe della vicenda, Colari ha sottolineato che "nonostante la programmazione regionale consolidata nel tempo, nonostante i chiari principi normativi in materia, nonostante le precise disposizioni dell'autorità, l'Ama continua a conferire quotidianamente da molti anni migliaia di tonnellate di rifiuti negli stabilimenti del Colari, ma si rifiuta di farlo in base ad un contratto stabile, che nel settembre del 2012 gli uffici avevano predisposto e concordato per la durata di 10 anni, poi inopinatamente sospeso in cda, durata utile per un congruo ammortamento degli ingenti investimenti”. 

Per Colari inoltre Ama è “monopolista della raccolta dei rifiuti” e “concorrente del Colari, poichè dispone di suoi impianti di trattamento dei rifiuti”. Aggiunge ancora Saioni: “È anche utile sapere che Ama è in grave e costante ritardo nei pagamenti dovuti al Co.La.Ri., così mettendolo in difficoltà finanziarie”. Nella sua nota viene riportata un passaggio del lodo: “Ama avrebbe dovuto tener conto del ragionevole affidamento ingenerato nel Consorzio sulla prosecuzione del rapporto contrattuale e così esercitare in modo più equilibrato e meno unilaterale i propri poteri discrezionali […] stante l'inesatto adempimento di Ama ai suoi doveri di cooperazione e tempestiva informazione, Colari ha sostenuto costi, per eseguire la prestazione contrattuale, tenuto conto della natura integrata del ciclo, rivelatisi poi almeno in parte inutili”. 

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