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Il retroscena

De Angelis si dimette, malumori in maggioranza. Anpi: "Battaglia non finisce qui"

Un addio quello di De Angelis calato dall'alto senza alcuna condivisione da parte di Rocca con i consiglieri. Le opposizioni: "Dimissioni atto dovuto"

Nessuno lo sapeva e in maggioranza i consiglieri si stavano preparando per affrontare il Consiglio straordinario del 1 settembre. Riunioni su riunioni per vagliare la migliore strategia difensiva contro gli attacchi che sarebbero arrivati in massa dalle opposizioni. Così la lettera di dimissioni di Marcello De Angelis, ormai ex capo della comunicazione istituzionale della Regione Lazio, finito in una bufera di polemiche prima per le tesi negazioniste sulla strage di Bologna, poi per una canzone antisemita scritta nel 1995 con il gruppo fascio-rock "settembre nero", ha stravolto i piani lasciando tutti senza parole. 

L'idea è che invece il presidente Francesco Rocca lo sapesse, e che in qualche modo sia stato un addio concordato frutto degli ottimi rapporti tra i due. De Angelis, lo ricordiamo, lavorava con Rocca in Croce Rossa. Da qui la decisione del primo, quasi obbligata, di mollare l'incarico, senza farsi "cacciare" formalmente dal secondo. Il tutto però non è arrivato ai consiglieri di maggioranza, alimentando malumori qua e là. A qualcuno la gestione della grana così in sordina, mentre loro si preparavano ad affrontare il "processo" a Rocca in aula, non è piaciuta. "Ci aspettavamo una maggiore condivisione", c'è chi commenta tra i consiglieri. 

Dossier - La Regione "nera" di Francesco Rocca

Ora si discute se tenere comunque il consiglio straordinario che era stato richiesto dalle opposizioni. Si terrà oggi a questo proposito una riunione dei capigruppo. "Le dimissioni di De Angelis sono un atto dovuto. Ora si proceda al più presto con la calendarizzazione della proposta di legge per l'inserimento dei valori dell'Antifascismo e della Resistenza nello Statuto regionale" incalza la consigliera regionale del Partito democratico Eleonora Mattia. "Bene le dimissioni, ma ci sono voluti quasi 30 giorni per lasciare l'incarico: settimane di imbarazzo e di discredito istituzionale che potevano essere evitati" dichiara in una nota Massimiliano Valeriani, consigliere regionale del Pd.

Per l'Anpi poi la battaglia non finisce qui. "Continueremo incessantemente a chiedere che le istituzioni democratiche nate dalla Resistenza vengano liberate da ogni indegno portavoce dei disvalori fascisti e razzisti. Per questo reiteriamo la richiesta al presidente della Regione Lazio di ritirare altresì la nomina del fascista dichiarato Ivan Boccali come commissario dell'ente dei Castelli Romani", conclude l'Anpi Roma. Anche Boccali, lo ricordiamo, è finito di recente in una bufera di polemiche per un vecchio post su Facebook in cui dichiarava orgogliosamente la sua fede "nera" con la frase: "Ero, sono e morirò fascista". 

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