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Venerdì, 26 Aprile 2024
Politica

Camping River, oltre 100 firme di associazioni umanitarie contro il piano Raggi: "Diritti violati"

L'appello all'Europa per la tutela dei diritti umani. Oggi allontanate dalle casette altre 30 famiglie

Mentre i vigili urbani proseguono le operazioni di recupero dei container del villaggio di proprietà del Comune - 12 le casette sgomberate questa mattina che ospitavano 30 persone - monta la protesta delle associazioni contro le "brutali" e "disumane" modalità di intervento, che non avrebbero tenuto conto delle famiglie in condizioni di fragilità, rimaste senza un tetto e senza alternative assistenziali valide.

Di oggi una lettera indirizzata a esponenti della Commissione Europea e referenti del programma Justrom ed Eurocities, oltre alla sindaca Raggi e alla direttrice del dipartimento Politiche sociali Michela Micheli, firmata da oltre 60 tra associazioni e comitati attivi sul fronte dei diritti umani: dall'associazione 21 luglio a Popica onlus, da Articolo 3 osservatorio sulle discriminazioni, all'associazione Luca Coscioni ai Radicali Roma. Oltre a decine di firme di singoli cittadini, molti professori da diverse università italiane.  

"Condannando fermamente le azioni promosse dal Comune di Roma perché lesive dei diritti fondamentali, i soggetti e le associazioni scriventi esprimono profonda preoccupazione per l’impatto che le stesse potranno avere in futuro sulle comunità rom coinvolte e chiedono alle istituzioni europee che, come riferito dalla sindaca hanno valutato positivamente il piano rom, una chiara presa di posizione". Si conclude così, con una ferma condanna all'iter seguito dall'amministrazione Raggi per la chiusura del Camping River, la lettera che ripercorrendo le varie tappe del piano rom mostra come la sua prima, concreta, applicazione, sia fallita. Il villaggio di Prima Porta non ha mai chiuso, si è anzi tramutato in un'occupazione abusiva, senza che il Comune sia riuscito a fornire aiuti concreti agli aventi diritto sul piano abitativo e lavorativo. 

Lo sgombero crea malumori tra i grillini

Per Raggi è loro responsabilità: "Hanno rifiutato le alternative offerte". Che però non erano certo di facile attuazione. Dal contributo all'affitto fino a 800 euro da elargire solo a contratto già stipulato - chi affitta una casa a una famiglia rom sul mercato privato senza garanzie economiche? - al rimpatrio volontario e retribuito (una procedura molto lunga e complessa che deve passare per dei protocolli del Comune con il paese d'origine), all'ospitalità, anche questa pagata, presso terzi o in una struttura ricettiva. Le condizioni di indigenza in cui versano i nuclei interessati dal piano di assistenza, difficilmente possono trovare una sistemazione in autonomia sul mercato privato, perché i bonus affitto vengono erogati solo nel momento in cui i rom consegnano il contratto firmato. E infatti solo tre famiglie su oltre cento di quelle presenti nel villaggio sono riuscite a reperire un alloggio. 

Da qui gli appelli a Raggi e all'Europa perché si intervenga "rispettando la dignità delle persone". E giovedi prossimo alle ore 15 in Campidoglio un flash mob di protesta organizzato dall'associazione 21 luglio. E alle proteste si è aggiunto anche monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas di Roma. "Non so le motivazioni che hanno spinto all'intervento al Camping River ma quello che mi ha inorridito è la modalità con cui stanno facendo questo sgombero: è disumano e non conforme al principio del rispetto delle persone. I bambini guardavano le loro case distrutte, e se non fossero rom avrebbero già attivato gli psicologici e i medici. E' disumano che questo possa accadere nel 2018". 


 

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