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Cronaca

La drammatica testimonianza del fratello di Martina: "Uccisa davanti ai miei occhi"

Il racconto dell'omicidio da parte di Lorenzo, fratello della vittima e testimone oculare: "Quando è uscito dalla macchina, lui la tratteneva per un braccio e io mi sono messo in mezzo"

Lorenzo ha provato a salvare la vita alla sorella, ma non c'è riuscito. Il fratello di Martina Scialdone, era lì, è stato testimone oculare del femminicidio del Tuscolano consumato per mano dell'ex Costantino Bonaiuti. È quanto emerge dall'ordinanza di custodia cautelare emesso dal gip a carico del 61enne. Nell'atto è citata la drammatica testimonianza del fratello che racconta della lite tra i due.

Parole che descrivono i momenti della lite e quelli precedenti. Una discussione iniziata nel ristorante 'Brado' di via Amelia, nella quale - secondo l'avvocato di Bonaiuti - nessuno sarebbe intervenuto evitando che Martina fosse salvata.

La testimonianza del fratello di Martina Scialdone

''Mi aveva chiamato intorno alle 23 per andarla a prendere, poi poco dopo che sarebbe tornata da sola. Aveva un tono agitato. Ho capito che il motivo per cui stavano litigando era perché lei gli aveva detto che doveva lasciarlo'', parte del racconto del fratello della vittima che non si era fidato di quanto detto da Martina e così ha ugualmente scelto di fare due giri del palazzo per controllarla, anche perché quel ristorante è vicino casa.

''L'ho richiamata e ho sentito la voce di Costantino che diceva che Martina lo stava cornificando". Lorenzo capisce la situazione e fa per intervenire. La situazione si fa concitata nel giro di pochi minuti. Martina vuole riprendersi le chiavi di casa e si avvicina alla Mercedes di Bonaiuti. "Quando è uscito dalla macchina, lui la tratteneva per un braccio e io mi sono messo in mezzo - la versione di Lorenzo - cercando di dividerli per portare via Martina".

Quindi la drammatica sequenza: "Nel momento in cui sono riuscito a dividerli, lui ha tirato fuori la pistola e ha sparato. Non ho visto quando ha estratto l'arma. È durato una frazione di secondo, ho visto che puntava all'altezza del petto e poi ha sparato. Ero a distanza da lei forse un metro". Lorenzo porta la sorella, che ormai perde sangue a fiumi, davanti al ristorante per chiedere aiuto. Purtroppo però non c'è nulla da fare. Martina muore poco dopo.

Il racconto dell'amica 

Che Martina temesse per l'incontro con Costantino Bonaiuti lo sapeva anche una sua amica. Anzi, da quanto emerge della ricostruzione, la vittima aveva condiviso la posizione gps del suo cellulare prima di andare al ristorante dove aveva appuntamento con l'ex.

"Martina mi diceva che quando litigavano volavano parole pesanti ma nulla di più", la spiegazione di un'amica riportata nell'ordinanza del gip di Roma Simona Calegari. "Ricordo che una volta raccontò di essersi un po' spaventata in quanto durante una lite Costantino era diventato 'un cane rabbioso'".  

La volontà di uccidere

Per il giudice è ''palesemente e inequivocabilmente emerso che l'unico obiettivo perseguito da Bonaiuti fosse esclusivamente quello di uccidere la Scialdone. Infatti, ciò si evince non solo dalle modalità di svolgimento dei fatti così come descritte dal fratello della vittima, testimone oculare, ma anche dalla circostanza che Bonaiuti, pur potendo, anche successivamente all'evento rivolgere l'arma nei suoi stessi confronti, ha con estrema lucidità, una volta ucciso la donna, diretto la sua azione esclusivamente alla fuga", la ricostruzione emersa nell'ordinanza del gip Calegari.

La procura di Roma, con i pm del pool antiviolenza coordinati dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, contesta a Bonaiuti l'omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dai motivi futili e abietti rappresentati dalla gelosia e dall'aver agito contro una persona a lui legata da relazione affettiva.

A carico di Bonaiuti emerge ''un panorama indiziario talmente consistente e solido da considerarsi, già allo stato, pressocché inconfutabile nel proseguo dell'attività investigativa'' sottolinea il gip.

Dalle testimonianze raccolte emerge come Bonaiuti non fosse solito portare con sé armi, ''se non per scopi sportivi. Questa circostanza contribuisce nel ritenere ragionevolmente verosimile il fatto che'' Bonaiuti ''consapevole della volontà della compagna di voler interrompere definitivamente la relazione e scoperta la nuova frequentazione '' della ragazza ''si fosse recato all'ultimo appuntamento con la vittima portando preordinatamente con sé l'arma, con la quale poi le avrebbe sparato, uccidendola'' scrive il gip.
 

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