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Cronaca

L'ultima notte di Cranio Randagio, le testimonianze degli invitati alla festa

Entra nel vivo il processo sulla morte del rapper, alla sbarra tre amici. Decisivi i racconti dei partecipanti alla cena, famiglia e amici: "Vogliamo la verità"

C’era certamente droga, “marijuana e hashish”, c’erano alcol e musica ad alto volume, risate e un gruppo di amici decisi a fare baldoria tra le mura di casa. Ma che cosa sia successo esattamente la notte tra l’11 e il 12 novembre 2016 nell’appartamento della Balduina in cui è morto Vittorio Bos Andrei, in arte Cranio Randagio, pare non ricordarlo con esattezza nessuno.

Di certo c’è che il 12 novembre il rapper 28enne, noto anche per la sua partecipazione a X Factor, è stato trovato ormai in fin di vita in una camera da letto della casa di Pierfrancesco Bonolis, e che la chiamata ai soccorsi e l’intervento degli operatori sanitari non riuscirono purtroppo a salvargli la vita. L’autopsia ha confermato, in seguito, che Andrei è stato stroncato da un mix di alcol e droga.

Proprio Bonolis, insieme con Francesco Manente e Jaime Garcia de Vincentiis, sono a processo per la morte di Andrei. Manente deve rispondere di detenzione di droga e morte in conseguenza di altro reato. Per l’accusa avrebbe portato in quell’appartamento la droga risultata fatale al rapper. Bonolis e Garcia de Vincentiis sono invece accusati di favoreggiamento per le dichiarazioni rilasciate alle forze dell’ordine con cui, secondo l'accusa, avrebbero cercato di coprire l’amico. I tre sono stati rinviati a giudizio nel gennaio del 2021, e il processo, iniziato nel novembre del 2021, è ora entrato nel vivo.

Le testimonianze dei partecipanti alla festa

In un’aula di piazzale Clodio, davanti a pm e avvocati, mercoledì si sono alternati diversi partecipanti alla festa del novembre del 2016. Gli amici di Bonolis hanno ribadito che quella sera la droga effettivamente c’era, ma si trattava di “droghe leggere, marijuana e hashish”. E anche se un amico di Andrei nel corso delle prime deposizioni riferì di avere visto il rapper inalare “una sostanza bianca”, in aula non ha poi saputo dettagliare, limitandosi a dire di essersene a un certo punto andato.

L'obiettivo resta quello di accertare non solo quando e da chi la droga è stata portata alla festa (e che tipo di sostanza è stata consumata), ma anche ricostruire la serata e la mattina successiva, sino al tragico epilogo del ritrovamento del giovane ormai in fin di vita. E capire quando effettivamente Andrei si è sentito male e quando è partita la chiamata ai soccorsi.

Da quanto emerso in aula sembra che nessuno dei partecipanti alla cena, organizzata per il compleanno di Bonolis, si sia effettivamente reso conto delle gravi condizioni in cui era precipitato Andrei. Un testimone ha confermato di averlo sentito dormire e “russare” a notte ormai inoltrata, ma nessuno ha colto elementi preoccupanti in quel respiro sempre più pesante che potrebbe invece essere stato il primo campanello d’allarme. Come sottolineato anche dall’avvocato della famiglia di Vittorio, Marco Macchia, proprio quel respiro affannato - in gergo tecnico “gasping” - era invece il sintomo delle gravi condizioni del rapper. Eppure nessuno si preoccupò, e ci fu anche chi decise di girare un video di quel russare (Bonolis e de Vincentiis) scherzandoci su, senza capire la gravità della situazione.

La famiglia e gli amici di Vittorio: "Vogliamo la verità"

Per la famiglia e gli amici di Vittorio resta fondamentale capire cosa sia accaduto davvero quella sera, al netto delle responsabilità. Sfondare un eventuale muro di omertà e capire se il giovane artista poteva essere salvato. Agli inquirenti Bonolis e De Vincentiis riferirono di essersi alzati per ripulire l'appartamento la mattina successiva, mentre il rapper dormiva ancora, di essere tornati a dormire anche loro, di essersi svegliati e di averlo trovato immobile e privo di conoscenza sul letto. Riferiscono, ancora, di avere chiamato il 118, due volte. All’arrivo dell’ambulanza ogni tentativo di rianimazione risulterà vano. 

Manente finisce nel mirino della procura per un un precedente per spaccio e per un messaggio inviato proprio al padrone di casa: “Io porto il crack”. Il giovane negherà di averla però poi portata con sé, così come il padrone di casa, ascoltato dalla polizia, ha negato di avere visto il rapper assumere sostanze stupefacenti.

Alcuni testimoni riferiscono anche di avere notato Andrei lasciare la festa per andare ad acquistare sostanze, ma il nodo delle responsabilità resta da sciogliere e proprio le testimonianze sono la chiave per dipanare la matassa. Ed è anche per questo che nella prossima udienza verrà sentito il fratello di Andrei e alcuni ragazzi che la sera del 12 novembre incontrarono Bonolis, nel quartiere Prati, per un confronto su cosa fosse effettivamente successo la sera prima. L’ipotesi è che proprio durante quel confronto tra amici possa essere uscita la verità.

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