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Sanità privata, nel Lazio niente firma per la pre-intesa sul nuovo contratto. La Regione: "Riaprire le trattative"

Si alza la tensione dei sindacati sul passo indietro di Aris e Aiop per la pre-intesa. Interviene l'assessore D'Amato: "Rivedere le regole sugli accreditamenti"

“Riaprire le trattative”. Dopo giorni di proteste da parte dei lavoratori per l’ennesimo stop alle trattative per il rinnovo del contratto della sanità privata nel Lazio, arriva l’intervento dell’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato: “La rottura è un fatto grave”. Il riferimento è alla decisione delle organizzazioni di categoria regionali, Aiop e Aris, rispettivamente rappresentanti del settore della sanità privata laica e religiosa, di non firmare la pre-intesa raggiunta nelle scorse settimane a livello nazionale per il rinnovo del contratto, fermo ormai da 14 anni. Alla pre-intesa si era inoltre arrivati dopo anni di difficile trattativa segnata da numerose proteste e tavoli di confronto a tutti i livelli. Nel Lazio il settore della sanità privata rappresenta il 40 per cento delle prestazioni e occupa ben oltre 25 mila dipendenti.

“Bisogna riaprire subito le trattative per garantire il livello dei servizi soprattutto in questa fase di epidemia”, le parole dell’assessore. “Le Regioni hanno sottoscritto un impegno che rispettano. E’ gravissimo ed incomprensibile il passo indietro dopo la pre-intesa. E’ necessario che si rivedano a livello nazionale le regole sugli  accreditamenti”.

Nel pomeriggio erano stati i sindacati a invocare un intervento da parte della Regione: “Chiediamo che anche la Regione Lazio assuma una immediata presa di posizione”, avevano scritto in una nota le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil. Per domani mattina è in programma un presidio alle 10 presso l'ospedale San Carlo di Nancy. Il rifiuto di firmare, per i sindacati, sarebbe un “atto contrario a qualsiasi principio etico che dimostra come questi imprenditori vogliano ricevere i soldi pubblici per fare profitto sulla pelle dei lavoratori. Non è bastato a fargli cambiare idea neanche l'impegno politico assunto dai massimi vertici Istituzionali, Ministro della Salute e Conferenza delle regioni, di garantire la copertura del 50% del costo contrattuale con un mix di interventi sulle tariffe e budget, per veder riconosciuto il sacrosanto diritto ad un contratto di lavoro per questi impagabili lavoratori che, se ci fosse stato ancora bisogno, hanno dimostrato anche nel periodo più buio della pandemia la loro professionalità ed il loro insostituibile ruolo all'interno del panorama sanitario”.

Per i sindacati “appare non più rinviabile anche da parte della Regione Lazio una immediata presa di posizione con una conseguente, formale ed urgente assunzione di provvedimenti che vadano a chiarire alle strutture sanitarie private i principi che necessitano per essere ‘accreditati’ al sistema sanitario pubblico, e che in tali principi deve essere sancito che chi è pagato per fare servizio pubblico deve essere in regola con le leggi e con i rinnovi di contratto.

A esprimere solidarietà verso i lavoratori è la consigliera del Lazio Marta Bonafoni, capogruppo della Lista Civica Zingaretti e componente della Commissione Sanità: “Ci tengo ad esprimere la mia piena solidarietà ai sindacati della sanità privata ed il mio sostegno per la mobilitazione che domani li vedrà scendere in piazza per rivendicare, ancora una volta, il rinnovo del contratto. Si tratta di una situazione non più rinviabile e per la quale a gennaio scorso in Consiglio Regionale venne approvato un ordine del giorno - firmato da tutta la maggioranza - dove chiedevamo che venissero messi in campo tutti gli atti necessari per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro del personale della sanità privata. Durante l’emergenza questi operatori hanno dimostrato un impegno enorme, con un’abnegazione e una professionalità straordinarie per contrastare Covid-19. Il rinnovo del loro contratto si rende ora assolutamente necessario e non più rinviabile”.

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