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Regionali, nella sinistra extra-Pd è flop dei "big". In consiglio entrano due giovani amministratori

Niente da fare per l'ex senatore Cervellini e la sindacalista Cgil Balì, pezzi forti del polo progressista in appoggio al M5S. In Verdi-Sinistra-Possibile la spunta Pascucci (zingarettiano)

Meno di 19.000 voti, pari all'1,2%. E' quanto è stato raccolto dalla lista del polo progressista di sinistra ed ecologista di Stefano Fassina e Nicola Fratoianni, in appoggio alla candidata del M5S Donatella Bianchi. Un dato bassissimo, di mezzo punto superiore al risultato di Unione Popolare e PCI, ognuno con una sua candidata. Si può dire sicuramente che la divisione non abbia fatto bene a nessuno. Fuori dai numeri e dalle percentuali, però, l'altro dato concreto è che la lista piazza una consigliera e lo stesso danno quelli di Europa Verde e Sinistra, alleanza elettorale tra Angelo Bonelli e Massimiliano Smeriglio. 

Il flop dei "big", vincono i giovani amministratori

Verdi/Sinistra e Polo Progressista, divisi dal termovalorizzatore, pur ottenendo numeri diversi riescono entrambi a piazzare un nome nel nuovo consiglio. Ad entrare alla Pisana per la lista creata da Fassina con l'aiuto di Fratoianni sarà Alessandra Zeppieri, assessora ad Albano Laziale, giovane (39 anni) ma con già 11 anni di esperienza da amministratrice sul territorio, portata dall'ex viceministro all'Economia. Non il senatore Massimo Cervellini, né la sindacalista di lungo corso Tina Balì, capolista. Un risultato più che lusinghiero, considerata la quantità di voti: 18.727 preferenze. Gli ex alleati di Europa Verde e di Sinistra Civica Ecologista, trovandosi in coalizione, con oltre 42.000 voti hanno ottenuto lo stesso numero di seggi, uno, che verrà occupato da Alessio Pascucci. Un altro che viene dalla provincia, un altro che ha portato in dote l'apprezzamento per il lavoro da amministratore locale ma anche l'appoggio dell'ex governatore Nicola Zingaretti. 

L'appoggio a Conte deciso a novembre

L'alleanza elettorale tra il segretario di SI Nicola Fratoianni (che ha mollato, almeno nel Lazio, i Verdi di Bonelli) e l'ex viceministro Stefano Fassina, alla quale hanno lavorato anche figure come Paolo Cento, Claudio Grassi, Loredana De Petris e Alfonso Pecoraro Scanio è partita da un punto fermo: l'appoggio a Giuseppe Conte. Quando ancora la rottura tra i Cinquestelle e il Pd non era ancora definitiva, durante un'assemblea di novembre al teatro Brancaccio ci fu il primo approccio. No al termovalorizzatore, no ai compromessi, no al "ricatto" del successo delle destre sono state alcune delle chiavi politiche che hanno fatto da fondamenta al nuovo patto. Che non ha funzionato, se non per ottenere un seggio. Nessuno dei pezzi forti l'ha spuntata, 

La mancanza di visione: fuori dal Pd non c'è (quasi) nulla

"Evidentemente i cittadini hanno capito come vanno le cose adesso" commenta una figura molto vicina al progetto del polo progressista. E le cose vanno così: "I luoghi dove si decidono le cose sono altri, quindi l'astensionismo è record". Ma c'è di più: "Si sono fatte le liste ad uso e consumo di determinati candidati, creando una strettoia". Ma qualcosa, evidentemente, è andato storto. Almeno nei piani di chi ha strutturato la lista: a staccare il biglietto per la Pisana non sono politici di lungo corso o sindacalisti vicini al segretario nazionale della Cgil. Al di là dell'aver ottenuto un posto "al sole", restano i numeri e l'impossibilità di pensare a un progetto concreto in alleanza con un M5S che non riesce a fermare l'emorragia di voti.  L'attualità politica dice che fuori dal Pd non c'è quasi nulla e che il M5S non rappresenta più una forza trainante per nessuno. 

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