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Ambulanti, Raggi: "Licenze a bando per garantire parità di accesso". Ma la maggioranza M5s si spacca in aula

Niente proroga ai permessi concessi ai titolari delle bancarelle. La sindaca non accenna a passi indietro. In Consiglio però cade il numero legale e l'atto a sostegno della sua linea non passa

Licenze a bando per tutti gli operatori del commercio su area pubblica, perché "vogliamo garantire la libera concorrenza". La sindaca Virginia Raggi lo ha annunciato dieci giorni fa e non accenna a passi indietro. Sulla questione ambulanti tira dritto anche se le manca ancora il supporto della sua stessa maggioranza. Ieri durante una seduta straordinaria di Consiglio comunale, convocata appositamente per discutere del tema, è mancato ancora una volta il numero legale. 

La maggioranza si spacca in aula

Al momento del voto a un Ordine del giorno a firma dei consiglieri, tutti M5s, Giuliano Pacetti, Francesco Ardu, Anna Fumagalli, il numero dei  presenti è crollato da 28 a 15 consiglieri. Caduto il numero legale, dopo un appello andato a vuoto, l'aula è stata riconvocata per oggi. Un film già visto ormai da settimane. La maggioranza M5s è sempre più debole - in sole due settimane ha perso le due consigliere Agnese Catini e Simona Ficcardi - e non riesce ad approvare atti in prima seduta (in seconda il numero richiesto per la maggioranza è più basso). 

L'ordine del giorno da votare

Cosa prevedeva l'atto messo ai voti? Di impegnare la giunta a "prevedere formule che rendano possibile l'accesso all'esercizio del commercio su area pubblica anche a nuovi cittadini e giovani imprenditori che potrebbero pertanto partecipare a bandi per posteggi che sono limitati nel numero e rinnovati automaticamente da decenni". Una conferma alla linea Raggi, che però non è arrivata. 

Raggi tira dritto: "Su ambulanti applichiamo legalità"

Un nuovo tentativo è previsto per oggi. Nel frattempo la sindaca chiamata a presenziare in Consiglio ha spiegato ancora una volta le sue ragioni. "Il nostro intervento è relativo ai parcheggi fuori mercato, le cosiddette bancarelle. Se si mette ordine si tutela il lavoro" spiega parlando all'aula. Dieci giorni fa, lo ricordiamo, ha annunciato l'intenzione di annullare la proroga delle licenze concesse agli ambulanti fino al 2032 - proroga fissata da una legge del Parlamento approvata anche da suoi deputati e senatori M5s - in forza di un parere espresso dal Garante per la Concorrenza. "L'Autorità ha definito il quadro attuale illegittimo e discriminatorio, impenetrabile alla concorrenza. Il parere ha quindi stabilito che le norme vigenti siano illegittime, vanno disapplicate". 

Le contestazioni a Raggi

Oltre alle questioni di merito, se sia o no opportuno procedere in assoluto alla messa a bando, quel che le viene contestato ancora prima è il metodo. Confcommercio ha parlato di "abuso" legato a un'arbitraria disapplicazione di una legge dello Stato. Non basta infatti, è la tesi sostenuta dai suoi oppositori, il parere del Garante. "Manca un pronunciamento della Corte costituzionale" ha fatto notare lo stesso presidente dell'Assemblea capitolina, il grillino Marcello De Vito. Ma Raggi rimane ferma sulle sue posizioni, supportata dall'assessore al Commercio Andrea Coia, pesantemente contestato dalle forze di opposizione per il suo cambio di rotta rispetto al 2016, quando difendeva gli ambulanti dalla Bolkestein, la legge europea che appunto imponeva la messa a bando delle licenze che poi per la categoria degli ambulanti il Governo ha deciso di non applicare. 

"Il settore è troppo esposto a monopoli - commenta l'assessore - così lo renderemo penetrabile alla concorrenza libera. Oggi sono un circuito chiuso inaccessibile ad altri imprenditori, spesso in contrasto con il decoro, la sicurezza e utilizzati affittandoli ad altri soggetti. È un dovere dell'amministrazione rendere il settore flessibile per avviare un percorso virtuoso che porti beneficio alla comunità". 

I commenti delle opposizioni

Su tutte le furie le opposizioni in aula. "La sua decisione (di Raggi, ndr) mette poi a serio rischio erariale le casse del Comune perché arriva non attraverso un confronto con l'aula o le categorie ma con un atteggiamento di isolamento istituzionale e un parere" tuona il capogruppo del Pd Giulio Pelonzi. "Se fosse stato così facile disapplicare una legge dello Stato sulla base di un parere dell'Autorithy questi pareri avrebbero sollevato le masse. Ma non funziona così l'ordinamento statuario italiano". 

"Siamo rimasti basiti di fronte all'assessore Coia che, in soli due minuti, ha smentito sè stesso su tutto" hanno commentato i consiglieri della Lega Maurizio Politi e Davide Bordoni. "Erano partiti per la rivoluzione, sono diventati molto peggio della bieca burocrazia che dicevano di voler combattere. Siamo pronti a sostenere le ragioni della legge nazionale in ogni sede". 

"L'assessore Coia evidentemente ha nascosto la maglietta 'No Bolkestein' per compiacere la sindaca ma oltre a gettare nello sconforto migliaia di famiglie che vivono del proprio lavoro e intere categorie come edicolanti, operatori dei mercati rionali e agricoli, commercianti delle rotazioni ed altri ancora, ha esposto l'amministrazione a gravissimi rischi di contenzioso e danno erariale visto che ancora a gennaio il dipartimento stava avviando le procedure per la proroga ed ora ha di fatto annullato questo procedimento" hanno dichiarato in una nota congiunta gli esponenti di Fratelli d'Italia, Andrea De Priamo capogruppo in Campidoglio, i consiglieri comunali Francesco Figliomeni e Lavinia Mennuni, Rachele Mussolini della lista civica Con Giorgia. 

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