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Cronaca Ponte Galeria / Via di Ponte Galeria

Ponte Galeria, prosegue la protesta al Cie: 9 i migranti con la bocca cucita

Sono 37 gli 'ospiti' del Centro d'identificazione che rifiutano i pasti. Il direttore della struttura: "Speriamo Natale porti stop a protesta"

Prosegue la protesta degli immigrati al Cie di Ponte Galeria, alle porte di Roma. "Stamani la situazione è tranquilla anche se sono in 9 gli immigrati che continuano ad avere la bocca cucita", spiega Vincenzo Lutrelli, il direttore della struttura dove ieri a portare avanti la protesta shock erano in dieci, mentre aumenta il numero di chi rifiuta i pasti: ieri erano 30 mentre oggi sono 37.

DIRETTORE DEL CENTRO - Direttore del Centro di identificazione che prosegue: "Ad ogni modo - continua Lutrelli - questi 37 immigrati che rifiutano i pasti si nutrono grazie all'assistenza che forniamo. Poiché la protesta va avanti da sabato scorso, posso assicurare che nessuno di loro è in condizioni critiche". "Mi auguro che il fatto che oggi sia la Vigilia di Natale - conclude il direttore - possa portare ad uno stop della protesta...vedremo cosa succederà nelle prossime ore, certo apprezzano quanto detto dal Governo sui trasferimenti, anche se il loro obiettivo è veder risolta la propria situazione personale".

PROTESTA DEI MIGRANTI - Ora la protesta shock continua ad essere portata avanti da dieci extracomunitari, mentre altri 37 continuano a rifiutare i pasti da sabato scorso. Gli 'ospit' del Cie hanno ricevuto anche la visita di un gruppo di parlamentari del Pd che hanno chiesto uniti il superamento della legge Bossi-Fini. Quello delle decine di immigrati è un disperato appello rivolto al governo affinché riduca il tempo di permanenza all'interno del Cie. "Siamo completamente d'accordo con la protesta - sottolinea Lutrelli -. Diciotto mesi di permanenza nel Centro, ma anche sei, sono a mio parere eccessivi. La soluzione potrebbe essere quella di abbassare questo tempo ad un mese". Un'opzione che lo stesso governo pare stia valutando".

STRUTTURA INADEGUATA - Nel frattempo a Ponte Galeria sono pronti a continuare la loro protesta anche a Natale. Resteranno con le bocche cucite nelle loro stanze di Ponte Galeria, in quella struttura che lo stesso direttore definisce "vecchia ed inadeguata". "Il Cie - sostiene - è solo la punta di un iceberg, l'ultimo anello della catena del sistema normativo che viene semplicemente applicato". Intanto infervora anche la polemica politica, con il presidente del Pd, Gianni Cuperlo, che ha inviato una lettera al premier Enrico Letta dopo aver visitato il Cie di Ponte Galeria. Cuperlo parla di "sostanziale 'reclusione'" degli immigrati e per questo invita il presidente del consiglio ed i ministri ad "accelerare i tempi per una soluzione definitiva del problema".

SENATO - Sel definisce i Cie "campi di concentramento da chiudere", mentre il presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, Luigi Manconi, si scaglia contro i rimpatri degli immigrati che stanno protestando. "E' un grave errore - dice -. Chiedo al ministro Alfano di sospendere immediatamente queste misure che hanno il solo effetto di radicalizzare l'azione di protesta in corso".

MOZIONE IN REGIONE - I capigruppo della maggioranza in consiglio regionale del Lazio hanno sottoscritto ieri una mozione, proposta dalla consigliera Marta Bonafoni (che ha visitato il Cie di Ponte Galeria) in cui si chiede di esprimere al Governo la necessità di una radicale modifica delle norme che concernono l'immigrazione con il superamento della legge Bossi-Fini. Su Ponte Galeria, definita "la Lampedusa della Regione Lazio", si chiede di "operare un monitoraggio affinché vengano garantite per i cittadini migranti trattenuti condizioni di dignità, di rispetto del diritto alla difesa, di salute decenti e l'impiego di risorse per evitare ulteriori motivi di sofferenza".

MASSIMA TRASPARENZA - Inoltre i firmatari chiedono alla giunta di operare per garantire la massima trasparenza ed informazione ai soggetti che operano a carattere volontario, su ogni accadimento che si verifica nei centri e di svolgere un approfondito mandato ispettivo per verificare le ragioni delle recenti e continue situazioni di tensione che mettono a rischio l'incolumità dei soggetti interessati. Inoltre si esprime formalmente al governo il proprio giudizio critico nei confronti della struttura evidenziandone i costi esosi, l'inutilità strutturale nell'economia dei processi migratori, l'irriformabilità connessa tanto alle norme legislative che ne determinano l'esistenza quanto alla inadeguatezza dello stesso edificio che lo ospita fino a chiederne la chiusura.

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