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Cronaca

Dietro la benzina low cost una maxi evasione dell'Iva: scoperta frode da 100 milioni di euro

Le indagini dell'Ufficio Antifrode e degli Uffici delle Dogane hanno portato alla richiesta di rinvio a giudizio di più di trenta indagati

Un mancato versamento dell'Iva che permetteva di vendere il carburante dai distributori a prezzi concorrenziali. La benzina low cost erogata dalle cosiddette "pompe bianche". Un sistema complesso smascherato dall’Ufficio Antifrode e Controlli della Direzione territoriale per il Lazio e l’Abruzzo, in stretto coordinamento con gli Uffici delle Dogane di L’Aquila, Pescara, Roma 1 e Roma 2 e in collaborazione con la dogana di Perugia che ha portato alla richiesta di rinvio a giudizio di più di trenta indagati al termine di una operazione di contrasto alle frodi nel settore dei carburanti, con un recupero totale di 66.850.000 euro di Iva evasa.

Operazione Benzina Low Cost

L’attività nasce da una verifica tecnica del 2015 presso un distributore della provincia dell’Aquila, cui sono seguite, in cinque anni, analisi info investigative condotte con l’utilizzo delle banche dati in possesso e attraverso specifiche attività di riscontro, che hanno messo in evidenza la pericolosità fiscale e criminale di un gran numero di soggetti, i quali non hanno mai presentato dichiarazioni fiscali o presentato in maniera assolutamente carente, a fronte di una movimentazione di milioni di euro di carburanti tra le regioni Abruzzo, Umbria e Lazio. 

Sotto la regia della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, le indagini, condotte attraverso perquisizioni e verifiche finanziarie anche su soggetti collaterali, hanno portato allo smantellamento di almeno sedici società fittiziamente interposte, dedite a una sistematica attività di evasione fiscale e alla richiesta di rinvio a giudizio di più di trenta indagati per i reati di dichiarazione infedele, omessa dichiarazione, occultamento e distruzione di documenti contabili, concorso, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, truffa, ricettazione, riciclaggio, autoriciclaggio e contrabbando aggravato.

L’ operazione si aggiunge ad altre analoghe già positivamente concluse e in via di definizione a breve termine nel sensibile settore dei carburanti, attualmente principale campo d’azione della Direzione per il Lazio e l’Abruzzo, i cui recenti, brillanti risultati, si inseriscono nel quadro più generale del contrasto ai traffici illeciti e/o ai soggetti interposti, su cui l’Agenzia è particolarmente attiva, a tutela dell’Erario, del commercio legittimo e dei contribuenti.

Frode nel settore dei prodotti petroliferi

Sempre l'Ufficio delle Dogane di Roma 1 e la Sezione Operativa Territoriale di Pomezia hanno concluso un’attività di verifica nei confronti di due società “cartiere” con sede legale fittizia a Roma, tutte riconducibili ad un sistema di frode più esteso per l’evasione sull’imposta sul valore aggiunto su acquisti di prodotti energetici provenienti da numerosi paesi dell’Unione Europea e collegate ad altra società avente sede legale in un paese dell’Est Europa.

Tutte le società hanno emesso fatture per operazioni inesistenti verso cessionari UE per l’acquisizione fittizia dello status di “esportatore abituale”, necessario al successivo acquisto in sospensione d’imposta, in frode per oltre 500 milioni di euro di prodotti energetici e servizi.

Dall’esame della copiosa documentazione fiscale acquisita presso la sede di una delle due società si è riuscito a rilevare come la frode avesse effetti non solo sul prezzo intrinseco del prodotto ma anche sul trasporto del medesimo. Difatti la presentazione sistematica di lettere di intento alle società di autotrasporto, consentendo di svolgere il servizio di trasporto senza addebito di IVA, rendeva conveniente il trasporto su gomma del prodotto energetico anche per distanze chilometriche piuttosto elevate, mentre la presentazione alle società venditrici permetteva una riduzione del costo del prodotto, sempre dovuta al mancato addebito dell’imposta.

L’attività svolta ha consentito di interrompere il particolare meccanismo fraudolento e la continuazione dell’evasione dell’imposta sul valore aggiunto che è stata quantificata in un ammontare complessivo superiore a cento milioni di euro. La stessa organizzazione aveva costituito una terza società la cui attività è stata stroncata sul nascere.

La complessa attività svolta ha ricostruito il flusso dei prodotti energetici che dai depositi costieri del territorio nazionale veniva fatta transitare in più depositi commerciali con sede legale nel Lazio, con alcuni passaggi fittizi su più cessionari nazionali per poi essere definitivamente consegnata ai reali destinatari prevalentemente ubicati in Campania. 

Tutti i responsabili individuati sono stati denunciati alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma per i reati di cui artt. 4, 5, 6 e 8 del D. Lgs. 74/2000.

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