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Cronaca

Cinema Palazzo, la storia del processo: dieci lunghi anni dall'occupazione alle assoluzioni

La ricostruzione della vicenda giudiziaria che ha visto in Sabina Guzzanti il volto più noto. Lei, e non solo lei, costrette a difendersi per la scelta di opporsi alla trasformazione di un cinema in una sala slot

Una battaglia durata 10 anni diventata il simbolo della “resistenza” di un intero quartiere: si è concluso con un’assoluzione il primo grado del processo sull’occupazione del Cinema Palazzo, l’ex polo culturale di piazza dei Sanniti al centro delle polemiche per la decisione, da parte dell’allora società concessionaria, di trasformarla in un centro scommesse e slot-machine.

In tribunale sono finite 12 persone, tra residenti di San Lorenzo, membri di movimenti cittadini ed esponenti del panorama politico e culturale romano. Il nome dell’attrice Sabina Guzzanti è certamente quello più famoso, ma a rispondere del reato previsto dall’articolo 633 del codice penale (invasione ai fini dell’occupazione) sono stati anche l’allora segretario del Pd, Marco Miccoli, e gli allora consiglieri capitolini Andrea Alzetta (Roma in Action) e Nunzio d’Erme. E prima di arrivare all’assoluzione di venerdì è necessario spiegare come ci si è arrivati.

Cinema Palazzo, dal polo culturale all’ipotesi sala giochi

La vertenza del Cinema Palazzo inizia quando la società Camene - che lo aveva affittato - annuncia l’intenzione di trasformalo, di fatto, in un “casinò”. Il quartiere di San Lorenzo, già stretto tra degrado e movida selvaggia, protesta e chiede di mantenere la vocazione culturale dell’edificio, che ai tempi d’oro aveva ospitato mostre di rilievo internazionale e conferenze di economisti, giuristi e politici, da Rodotà a Zingaretti passando per la sindaca Raggi.

Era quindi scattata l’occupazione, con un tentativo di sgombero il 15 aprile del 2011 che aveva attirato in piazza Sanniti un centinaio di persone accorse per capire cosa stesse accadendo. Tra loro c’erano anche i 12 imputati, identificati dalla polizia Municipale e, con l’apertura di un fascicolo da parte della procura, accusati dell’occupazione dello stabile. La Camene, dal canto suo, si era costituita parte civile quantificando il danno subito in un milione e mezzo: cifra in grado di mettere in ginocchio gli imputati in caso di condanna.

L’iter giudiziario era stato così avviato, con la richiesta da parte della procura di 6 mesi di carcere, e a distanza di 9 anni è arrivata la sentenza: tutti gli imputati sono stati assolti per “non avere commesso il fatto”, in linea con la tesi portata avanti dai difensori, che hanno sempre sostenuto che le 12 persone identificate e portate a processo nulla c’entravano con l’occupazione, ma erano davanti al cinema perché ne avevano a cuore le sorti.

Nuovo Cinema Palazzo, Sabina Guzzanti sull’assoluzione: “A processo 11 persone innocenti”

Tra i primi a dirsi soddisfatti per la sentenza di assoluzione (le cui motivazioni verranno depositate tra 90 giorni) c’è Sabina Guzzanti, che dal tribunale si è augurata che “in futuro sotto processo ci finisca chi commette un reato e non chi cerca di impedirlo”.

“Dopo 9 anni di processo assolti con formula piena - ha scritto su Facebook - Nel 2011 l’intero quartiere si sollevò con il sostegno di una larghissima parte del mondo della cultura e sta le migliaia di persone che parteciparono alle proteste, l’accusa scelse 12 persone tra cui me, senza nessuna prova”.

L’attrice ha quindi concluso ricordando che “la Camene non aveva nemmeno i requisiti di trasparenza per potersi occupare di gioco d’azzardo. Sotto processo però siamo finiti io e altre persone innocenti”.

Nuovo Cinema Palazzo, in futuro restituito alla città?

La sentenza di assoluzione può riscrivere il futuro del Cinema Palazzo. In attesa di capire se la procura deciderà di ricorrere in appello (o se lo farà la Camene) a oggi l’edificio, sgomberato il 25 novembre del 2020, non ha ancora una destinazione d’uso.

La sindaca Virginia Raggi ha annunciato a fine gennaio, in un incontro pubblico con gli attivisti dello spazio sociale e culturale di San Lorenzo, l’intenzione di acquistarlo per restituirlo al quartiere e alla città, confermando di volergli ridare quella vocazione culturale persa nel tempo. Da questo punto di vista, dunque, è necessario attendere e capire il prezzo di acquisto stabilito dell’Agenzia del Demanio e la risposta del titolare dell’edificio, un imprenditore di Frascati che ha già detto di essere disponibile a venderlo o a scambiarlo con altre proprietà pubbliche.

Da parte degli ormai ex imputati, oltre al sospiro di sollievo, la soddisfazione di avere portato sino in fondo la loro battaglia: “Questa non è solo una vittoria per i singoli - ha confermato l’avvocato Serena Tucci, che ha difeso tre delle persone coinvolte - ma per la comunità, per il quartiere e per la città, che potrebbe vedersi restituito il Cinema Palazzo”.

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