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Le scale (im)mobili di Repubblica, Barberini e Spagna: solo a maggio il ritorno alla normalità

In una lettera all'assessora Meleo il presidente di Atac Simioni spiega i problemi degli impianti di traslazione della metro A e chiede a Roma Capitale la nomina a stazione appaltante senza la i soldi stanziati non potranno essere spesi

Manutenzione insufficiente, l'incidente di Repubblica e i problemi a reperire i pezzi di ricambio per far ripartire le scale (im)mobili delle metro di Roma. C'è un filo unico che collega la chiusura della metro Repubblica con i continui problemi alle scale mobili di Barberini e Spagna. Tutte e tre le fermate del cuore di Roma lamentano problemi di sicurezza delle scale mobili, presenti già da prima dell'incidente ed evidenziati solo a seguito dei controlli straordinari post incidente, ed aspettano pezzi di ricambio dell'azienda Otis per poter tornare alla normalità.

E se Barberini e Spagna aprono e chiudono ad intermittanza, ma restano aperte pur tra mille difficoltà, la fermata di piazza Esedra è destinata a restare chiusa fino alla prima decade di maggio.

La lettera di Simioni

"Quando riapre la metro Repubblica?" A rispondere alla domanda dei tanti romani che usano la fermata della metro A chiusa dal 23 ottobre è una lettera del presidente di Atac Paolo Simioni. La lettera - una risposta all'assessora Meleo datata 26 febbraio - mette insieme i numeri dei cosiddetti impianti di traslazione (scale mobili, ascensori e servoscala) e ricostruisce i fatti di fine anno, facendo chiarezza sulle responsabilità della chiusura. Il tutto con un appello all'amministrazione, sui futuri interventi, che suona così: i soldi stanziati, se Atac non sarà nominata da Roma Capitale stazione appaltante, resteranno non spesi e le manutenzioni non partiranno.

I numeri degli impianti

Simioni snocciola i numeri: "Atac gestisce un parco di 638 impianti, di 389 scale mobili, 273 ascensori e 39 servoscala. Nel corso del 2018 l'indice di efficienza complessiva degli impianti di traslazione è risultato pari al 93,5% rispetto al 94% nel 2017. Negli ultimi due mesi del 2018 le criticità emerse nell'attività dell'impresa incaricata della manutenzione hanno causato fermi significativi di alcuni impianti generando nei mesi di novembre e dicembre 2018 la diminuzione al 91% dell'indice di efficienza complessiva degli impianti".

Fine anno difficile

La situazione è quindi peggiorata a fine anno. "Purtroppo tali problematiche nel corso del mese di dicembre hanno causato a più riprese la chiusura di due importanti stazioni quali Barberini e Spagna, in aggiunta alla nota situazione della stazione Repubblica". Quel che emerge dalla lettera è che la situazione difficile nelle tre fermate centrali della metro A era precedente all'incidente ed è di fatto il risultato degli ulteriori controlli seguiti all'incidente. Ricordiamo che la Procura ha sequestrato a piazza Esedra due dei 6 impianti. Gli altri quattro erano e sono quindi disponibili. 

Scrive Simioni: "A novembre 2018 immediatamente dopo l'incidente la direzione gestione infratutture ed impianti, ha avviato una campagna straordinaria di monitoraggio e verifica delle scale mobili, ricorrendo anche ad un soggetto terzo all'attuale manutentore. A seguito delle verifiche effettuate, nonché delle risultanze di alcune prove decennali programmate con Ustif alla stazioni Barberini, sono malauguratamente emerse alcune criticità che ancora oggi non hanno consentito la riapertura di alcuni impianti di marca Otis, presenti nelle stazione di Repubblica, Barberini e Spagna"

Barberini, Repubblica e Spagna: a quando la normalità?

Sul ritorno alla normalità Simioni spiega che "l'Atac ha già contestato alla Società affidataria delle manutenzioni la responsabilità di tali specifici malfunzionamenti, nonché del mancato rispetto dei più generali vincoli contrattuali di disponibilità degli impianti". Attualmente c'è "la rituale procedura di verifica delle contestazioni in contradditorio all'esito della quale Atac si è riservata di risolvere il contratto di appalto". Nel frattempo è "in corso di attuazione un piano di sostituzione di singole parti, finalizzato a migliorare la continuità del servizio, i cui tempi di attuazione non sono purtroppo immediati a causa dei lunghi tempi di reperimento del materiale". Atac stima la "possibile riapertura entro la prima decade di maggio, salvo verifica non appena il Costruttore avrà definito i tempi reali di consegna". 

Il deficit delle manuntenzioni

I problemi sono quindi legati alla mancata manutenzione. Il presidente di Atac si lascia andare a valutazioni, sul futuro delle manuntenzioni, che accompagnano gli apprezzamenti per gli sforzi messi in atto da Roma Capitale e dal Governo: "Il primo è che le somme sin qui stanziate sono ancora lontane dal colmare il gap infrastrutturale cumulato negli anni e che i positivo effetti di tali interventi potranno divenire stabili e tangibili solo nel lungo periodo".

A questo si aggiunge però una mancanza in carico a Roma Capitale: "Il secondo è la preoccupazione legata alle tempistiche per l'esecuzione delle conseguenti attività d'ingegneria e di stazione appaltante, necessarie per dare reale e concreto avvio degli investimenti. A tale riguardo corre d'obbligo ricordare come Roma Capitale intenda affidare ad Atac attività di ingegneria e stazione appaltante relativa a qualche investimenti, risulta urgente formalizzare i relativi incarichi". 

In sostanza senza la nomina di Atac come stazione appaltante i soldi stanziati non possono essere spesi.

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