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Domenica, 28 Aprile 2024
Anni di piombo

Saluti romani e croci celtiche ad Acca Larentia. È polemica sul raduno a 46 anni dalla strage

Il Pd attacca: "Commemorare i morti è una cosa, dare copertura istituzionale ad adunate fasciste è altro". Replica il presidente della Regione Lazio, Rocca: "Nessun saluto romano davanti a istituzioni, avrei preso le distanze"

Saluti romani e “presente” per ricordare i camerati che non ci sono più. La commemorazione della strage di Acca Larentia si lascia alle spalle una lunga scia di polemiche. Questa mattina la cerimonia per ricordare Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni morti il 7 gennaio del 1978. 

Saluti romani ad Acca Larentia

Sono passati 46 anni da quando in un agguato nella sede del Movimento Sociale Italiano di Acca Larentia al Tuscolano furono uccisi i tre giovani missini: Bigonzetti e Ciavatta assassinati da un commando di un’organizzazione terroristica di estrema sinistra. Il primo morì sul colpo, il secondo riuscì prima a scappare ma fu nuovamente colpito e spirò durante il trasporto in ambulanza verso l’ospedale. Recchioni morì invece durante gli scontri con le forze dell’ordine nel frattempo arrivate al Tuscolano per sedare la protesta spontanea dei missini sul luogo dell’agguato.

Oggi, nel giorno della ricorrenza, il Comune e la Regione Lazio hanno deposto due corone di alloro davanti la vecchia sede Msi di Acca Larentia. Per il Campidoglio presente l’assessore alla Cultura, Miguel Gotor, dalla Pisana il presidente Francesco Rocca e l’assessora Roberta Angelilli oltre al vicepresidente della Camera dei deputati, Fabio Rampelli. 

Strage di Acca Larentia, Rocca: "Non ci sono morti di serie B"

“È importante non dimenticare uno dei momenti più drammatici degli anni di piombo, fu una stagione di odio e caccia all'uomo. A 46 anni di distanza è nostro dovere ricordare. Commemoriamo perciò questi ragazzi uccisi in nome delle loro idee e del credo politico, affinché ciò non avvenga mai più. Non credo che oggi Roma abbia ancora divisioni del genere e questi - ha detto a margine della commemorazione il presidente della Regione Lazio,Rocca - non sono morti di serie B. La stagione dell'odio ha visto morire giovani di tutte le parti politiche, vanno tutti ricordati. I loro sacrifici non devono essere vani".

La polemica sui saluti romani al "presente" per i camerati uccisi

Il Pd attacca per quei saluti romani immortalati in foto e video, nei quali però non si scorgono cariche istituzionali presenti sullo sfondo o mischiati ai militanti con le braccia tese. Su uno striscione riconoscibile il simbolo della croce celtica, gigante e ormai scolorita quella dipinta sul pavimento. "Braccia tese e saluti romani alla commemorazione di Acca Larentia alla presenza del Presidente della Regione Lazio Rocca e della vicepresidente Angelilli. Commemorare i morti è una cosa, dare copertura istituzionale ad adunate fasciste è altro. Destra e sinistra, negli anni, hanno lavorato per la costruzione di una memoria condivisa delle vittime degli anni di piombo, ma questa manifestazione è un'altra cosa. Rocca e Angelilli ricordino che sono a capo di una istituzione democratica" scrive Emanuela Droghei, consigliera regionale e coordinatrice segreteria Pd Roma. Le fa eco Enzo Foschi, segretario del Pd Roma: "Saluti romani alla presenza di cariche istituzionali della Regione e dello Stato. Strumentalizzare i morti di quegli anni per riproporre simboli, gesti e parole d'ordine sbagliate e orribili è inaccettabile. Inaccettabile che a farlo sia chiunque ma è inquietante che chi ricopre incarichi istituzionali e ha giurato sulla Costituzione non abbia da dire nulla su quei vergognosi saluti romani fatti in sua presenza".

La replica di Rocca

"La consigliera regionale del Partito Democratico Emanuela Droghei, già campionessa di superficialità nel 2023, si aggiudica il primato di prima querelata nel 2024. Le sue accuse sulla commemorazione della strage di via Acca Larenzia sono false, surreali e diffamatorie" ha tuonato Rocca in serata. "La cerimonia istituzionale a cui ho preso parte, e alla quale ha partecipato l’assessore di Roma Capitale Miguel Gotor, è stata estremamente composta e animata dalla sola intenzione di ricordare tre vittime degli anni di piombo. Nessun saluto romano davanti ad alcuna carica istituzionale, come lo stesso Gotor può confermare. Se ci fossero stati saluti romani - ha sottolineato il presidente - non avrei esitato a stigmatizzarli e a prenderne le distanze. Accusare il sottoscritto di dare copertura istituzionale a adunanze fasciste è diffamatorio e la Droghei ne renderà conto in Tribunale".

Una strada per Bigonzetti, Ciavatta e Recchioni

"Dopo 46 anni di distanza ricordiamo Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni, giovani militanti del Fronte della Gioventù, vittime del terrorismo brigatista e della violenza politica, protagonista degli anni di piombo. Da sempre chiediamo verità e giustizia per le vittime. Condanniamo con forza ogni forma di odio ideologico e di violenza, per questo abbiamo proposto il Museo, multimediale ed esperienziale, del Terrorismo, per rispettare la memoria di tutte le vittime del terrorismo, di qualsiasi colore politico e delle forze dell'ordine, che devono appartenere alla storia nazionale ed unire tutta la comunità” ha detto  il presidente della commissione Cultura della Camera e responsabile nazionale Cultura e Innovazione di Fratelli d'Italia, Federico Mollicone. Il deputato ha anche ricordato che nel  2013 la giunta comunale di centrodestra, guidata da Gianni Alemanno, ha approvato il toponimo 'Largo Acca Larentia Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni, vittime del terrorismo'. “Il Sindaco Gualtieri - l’invito al primo cittadino - individui, nell'ottica della conciliazione nazionale, una strada o uno slargo nella vicina Villa Lazzaroni per l'intitolazione". 
 

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