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Economia

I librai romani non parteciperanno a "Più libri, più liberi". Ecco perché

La fiera annuale della piccola e media editoria secondo i lavoratori non tutelerebbe il settore: “Roma è l’unica città in Italia, ma forse anche in Europa, in cui si tiene una fiera-mercato editoriale nel mese di dicembre”

Capitolo chiuso quest’anno per i librai di Roma, che serrano le braccia in difesa della cultura e dei loro diritti. Nessuno di loro parteciperà infatti alla fiera della piccola e media editoria italiana “Più libri, più liberi” che si terrà dal 4 all’8 dicembre alla Nuvola di Fuksas dell’Eur.

Le motivazioni erano state già sollevate a primavera, ma dopo mesi di appelli inascoltati, i librai romani comunicano che l’evento letterario non vedrà la loro partecipazione, così come i migliaia di appassionati che ogni anno raccoglie.

I lavoratori della cultura restano così nelle librerie, che reputano danneggiate da questo tipo di eventi: “Roma è lunica città in Italia, ma forse anche in Europa, in cui si tiene una fiera-mercato editoriale nel mese di dicembre", sostiene Ilaria Milana portavoce di Ali Roma, Associazione Librai di Roma e provincia. "Non contestiamo l’evento, ma il periodo perché dicembre è il mese che più impatta sulle vendite delle librerie, circa il 30%, per questo avevamo chiesto di spostare l’iniziativa a novembre o dopo le feste".

Di fatto, però, “Più libri più liberi” si terrà comunque sotto Natale, considerando anche, racconta Milana, che “Esiste una legge sul prezzo del libro per cui non si possano fare sconti e promozioni sul prezzo di copertina nel mese di dicembre. Ogni libro che viene acquistato in fiera è un libro in meno acquistato nelle librerie di quartiere che pesa sui nostri fatturati, come succede ormai da anni”.

Le librerie come presidi di cultura

L’Associazione Librai di Roma e provincia ha deciso di non aderire all’evento anche per sensibilizzare sull’importanza culturale che le librerie hanno per la Capitale e per il tessuto sociale, soprattutto in questi anni di pandemia. “Durante il periodo di lockdown, le librerie romane hanno ospitato la raccolta dei pacchi per le famiglie disagiate, hanno organizzato la consegna a domicilio specialmente per le persone anziane, così come hanno gestito servizi di libro sospeso” per i bambini e i ragazzi delle famiglie non in grado di sostenere le spese per i libri. Queste sono le librerie, questo significa la loro presenza in una città” – prosegue Ilaria Milana, a nome di Ali -  “Le amministrazioni pubbliche e editori, scrittori ed intellettuali, si ergono sempre a difesa delle librerie, ma di fatto, sostenendo la fiera, ne minano la stabilità economica e Roma continua a perdere le sue librerie, veri presidi culturali diffusi su tutto il territorio cittadino”.

Secondo le stime dell’associazione di categoria infatti, nel 2020 sono stati venduti sì più libri, ma l’incremento non riguarda le librerie fisiche o di vicinato, che hanno perso invece dal 20-50% del fatturato annuo, “Amazon è passata invece dal 20% al 45% di vendite. Se i cittadini vogliono che le città siano contaminate dalle librerie, bisogna tutelarle, inoltre le fiere dovrebbero essere incontri tra gli operatori della filiera per aiutarli a rilanciare il settore. Le istituzioni devono impegnarsi per evitare che la concorrenza schiacci le librerie, soprattutto nei giorni più vitali per la loro sopravvivenza”, conclude Milana.

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