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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

Commercio, la proposta di FDI per liberalizzare licenze ed esercizi commerciali

Una delibera proposta dal centrodestra punta a impegnare l’Assemblea Capitolina al riordino della 35/2010 che governa il settore. La commissione Commercio del I Municipio è chiamata a dare il parere

E’ tempo di aggiornare i criteri con cui gli esercenti romani possono ottenere e gestire le licenze e aperture nel centro storico e nelle altre aree di pregio di Roma Capitale: è questo l’intento fondamentale contenuto in una proposta di deliberazione di iniziativa consiliare promossa dal centrodestra capitolino, a prime firme Andrea De Priamo – Giorgia Meloni e a seguire Francesco Figliomeni, Lavinia Mennuni e Rachele Mussolini, che è stata discussa in due sedute della commissione commercio del I Municipio convocate il 3 e 4 maggio.

Il gruppo di lavoro del Centro Storico era chiamato a dare adeguato parere, ma la discussione sulla delibera ha richiesto un plus di istruttoria in prima seduta: l’atto è infatti stato definito “radicale”, “liberalizzatore” e “di forte impatto” dai commissari del Centro Storico. La seconda commissione è stata così convocata per martedì 4 maggio 2021 dal presidente PD Livio Ricciardelli e ha espresso opinione negativa sulla proposta FDI, che torna così in Campidoglio vistata di rosso dal parlamentino di Roma Centro. A favore, s’intende, hanno votato i commissari di centrodestra.

Dopo una lunga ricostruzione della normativa vigente che consente (o non consente abbastanza, secondo i promotori) di aprire esercizi commerciali nel comune di Roma, nel centro storico e nelle altre aree di pregio, i commissari di FDI propongono che l’amministrazione venga impegnata nel ridisegno dell’attuale normativa di riferimento, che è la delibera di consiglio comunale 35 del 2010. Le zone su cui la proposta di delibera si concentra sono quelle del Centro Storico, del Rione Monti, di Trastevere, Testaccio, Celio, Borgo nonché di San Lorenzo nell’attuale II Municipio, parte dello stesso “Ambito di tutela” secondo la norma attualmente vigente.  

“La scelta di assoggettare il rilascio delle autorizzazioni all’attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande nel territorio di Roma Capitale a specifici criteri non dispensa l’Amministrazione Capitolina dall’obbligo di delineare un quadro rappresentativo, periodicamente aggiornato, di queste attività”, scrivono i consiglieri FDI: “L’eventuale elaborazione dei dati derivanti dal registro imprese della Camera di Commercio e di quelli contenuti nella banca dati capitolina consentirebbe di restituire una panoramica sul sistema delle imprese dell’area romana. I dati utilizzabili sono prevalentemente relativi ai censimenti Istat, l’ultimo dei quali risale al 2011” e risultano quindi non aggiornati né tenenti conto né della crisi economica del 2008 né dell’attuale fase Coronavirus. Roma Capitale, continuano i firmatari, “deve favorire le nuove iniziative imprenditoriali, per la crescita e lo sviluppo della città, in particolare del Centro Storico”.

Tutto ciò premesso, si propone che l’Assemblea Capitolina deliberi di dare mandato agli uffici perché venga aggiornata la delibera di Consiglio Comunale 35/2010, sulla base di linee guida che, nella proposta, partono innanzitutto da una rielaborazione dei dati urbanistici, demografici, commerciali e industriali del centro storico e delle zone di pregio romane; stime, queste, che dovranno essere “condivise e partecipate con le organizzazioni economiche di categoria nonché con le rappresentanze della comunità residente”. Le rimanenti linee guida sono nel segno della semplificazione: meno procedure amministrative per ottenere “titoli autorizzativi”, ovvero licenze, per l’esercizio dell’attività di somministrazione di alimenti e bevande nel territorio di Roma Capitale.

Si chiede di consentire poi “la presentazione di richieste di nuove aperture” anche all’interno degli ambiti di tutela, ovvero, ad esempio, le aree della città storica dove attualmente vige “il divieto di apertura di qualsivoglia attività di somministrazione” se non il trasferimento della licenza nello stesso ambito (caso particolarmente frequente nel caso dell’acquisto-cessione di licenza a nuovo esercente) e, in caso di alcune strade di grande pregio, solo nell’ambito della stessa via; e in questo senso viene proposto, da ultimo, che si possa trasferire il proprio esercizio anche “all’esterno del proprio ambito di tutela” e che si proceda a un ricensimento di strade e aree “nelle quali il trasferimento di sede è consentito esclusivamente all’interno della stessa via e piazza”. La delibera è ora attesa entro fine maggio in Assemblea Capitolina. 

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