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Centrale del Latte: una vicenda giudiziaria senza fine

La storia della vicenda giudiziaria della Centrale del Latte: dal referendum sulla privatizzazione alle aule dei tribunali, per una partita tutta ancora da giocare

Il ricorso che il Comune di Roma intende promuovere contro la sentenza del Tar è solo l'ennesima battaglia di una guerra giudiziale che va avanti ormai da ben 13 anni.

Tutto ebbe inizio nel 1998: nonostante il referendum sulla privatizzazione della Centrale del Latte perso per pochissimi voti (il quorum non fu raggiunto, ndr), il Comune di Roma cedette per 80 miliardi di lire il 75% della ex municipalizzata alla Cirio di Sergio Cragnotti, valutata nel suo complesso 106 miliardi.

L'accordo prevedeva però l'obbligo di non cedere a terzi le azioni acquistate almeno nei primi cinque anni, pena la risoluzione automatica del contratto e una penale pari all'intero prezzo versato. I termini però vennero disattesi e, soltanto ad un anno dall'acquisto, nel febbraio del 1999, Cragnotti a causa della bancarotta, si trovò costretto a cedere il gruppo alla Parmalat di Calisto Tanzi, sborsando al Comune una penale di 15 miliardi di lire.
Il tutto con l'aggiunta del licenziamento di 200 dipendenti che il Comune dovette assumere.

Nel frattempo però, la società Ariete Fattoria Latte Sano aveva intentato una causa civile davanti al Tribunale di Roma per chiedere di annullare gli effetti giuridici della prima cessione: l'Ariete Fattoria Latte Sano infatti era in lizza nel 1997 per l'acquisto della Centrale.

La palla poi, dopo varie cause davanti al Tar, passò infine al Consiglio di Stato che, con la sentenza 1156 del 1 Marzo 2010, annullò tutti gli effetti della privatizzazione e intimò al Comune di ripristinare lo stato della procedura con la riacquisizione del pacchetto azionario. Contro questa decisione, Parmalat si era rivolta per ben due volte alla Cassazione.

Il Campidoglio però non ha eseguito la sentenza: così l'Ariete Fattoria Latte Sano l'anno scorso si è rivolta nuovamente al Tar per chiedere l'esecuzione della sentenza. Anche il Comune di Roma si era rivolta al Tribunale Amministrativo per chiedere il sequestro conservativo delle azioni intestate a Parmalat e l'emanazione di un ordine di restituzione del pacchetto azionario in favore del Comune di Roma.

E il Tar si è espresso il 1 Giugno, accogliendo solo in parte i ricorsi: il tribunale infatti ha dichiarato inammissibili per effetto di giurisdizione le richieste del Comune, che adesso infatti ha intenzione di rivolgersi alla giustizia ordinaria, quella civile. Lo stesso giudice civile al quale si è rivolto, nel Febbraio 2011, la Parmalat per chiedere di accertare la proprietà delle azioni, in quanto acquisite dopo che il Comune di Roma le aveva cedute. Il Tar però, con la sentenza del 1 Giugno, ha accolto sul punto il ricorso di Ariete Latte Sano, condannando il Comune di Roma a risarcire il danno in 8 milioni di euro, più gli interessi.

Il tribunale però ha anche precisato che il Campidoglio non ha l'obbligo di eseguire la sentenza del Consiglio di Stato: può lasciare tutto così come sta, cioè con la Centrale in mano alla Parmalat, ma se vuole rientrarne in possesso ha sessanta giorni di tempo. Se il Comune però riprenderà il pacchetto di controllo, potrà disporne «nel pubblico interesse»: il che vuol dire che se vorrà cedere le azioni agli allevatori, cosa che Alemanno ha più volte promesso, potrà farlo anche senza gara.

Gli allevatori però sono già presenti nell'azionariato della Centrale, attraverso tre cooperative: la Finlatte con il 16%, la coop Produttori Aurelia con lo 0,04% e la coop Produttori Casilina con 0,51%. L'eventuale cessione di quel pacchetto di azioni agli allevatori, quindi, potrebbe portare questi ultimi ad avere un peso non indifferente all'interno dell'azienda.

Vi è ancora un'altra questione che si va ad aggiungere alla già intricata vicenda, l'Opa lanciata dalla società francese Lactalis su Parmalat: un'eventuale restituzione della Centrale del Latte al Comune  può influire sulla valutazione del gruppo di Collecchio, che perderebbe un valore di 104 milioni. Visto che proprio Parmalat  produce e vende alla stessa Centrale del Latte, un'eventuale perdita dell'azienda avrebbe quindi anche un impatto non indifferente sulla Centrale.

La vicenda quindi sembra proprio non avere una fine: sia il Comune di Roma sia Parmalat infatti  ritengono di essere i legittimi proprietari della Centrale del Latte, e il ricorso che il Comune di Roma si appresta a fare non sembra mettere la parola fine.
 

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