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Vaiolo delle scimmie, come stanno i ricoverati allo Spallanzani. Vaia: "Isoleremo il virus"

Sono tre i casi di Monkeypox accertati finora in Italia. Sono tutti uomini in cura allo Spallanzani. Avviati test su contatti. I medici fanno il punto della situazione

"Il primo messaggio da dare è: nessun allarme". Ha esordito così il direttore generale dello Spallanzani, Francesco Vaia, nel corso della conferenza stampa all'Istituto indetta per fare il punto della situazione sui primi casi in Italia di vaiolo delle scimmie o Monkeypox: "Siamo vigili ma non c'è nessun motivo di eccessiva preoccupazione". I casi attualmente accertati in Italia sono tre, tutti ricoverati proprio allo Spallanzani di Roma.

Il primo è stato accertato giovedì, gli altri due il 20 maggio. "Si tratta di tre giovani uomini che non riferiscono contatti tra loro, anche se due riportano un recente viaggio alle Canarie dove recentemente è stato segnalato un caso di questa malattia".

Come stanno i tre pazienti

"Le tre persone ricoverate attualmente presso il nostro ospedale con infezione confermata da virus Monkeypox sono tre giovani uomini che non riferiscono contatti tra loro, anche se due riportano un viaggio alle Canarie, dove recentemente è stato segnalato un caso di questa malattia. Mentre il terzo ha riferito un viaggio a Vienna - ha precisato Vaia - tutti e tre sono in discrete condizioni di salute, hanno un ingrossamento di alcune ghiandole linfatiche, che appaiono dolenti, e la comparsa di un numero limitato di piccole pustole cutanee localizzate. Una sola ha presentato una febbre di breve durata".

Per quanto riguarda la cura il dg ha spiegato che i pazienti "sono trattati con una terapia sintomatica che allo stato è sufficiente". Vaia ha poi precisato che comunque presso l'Istituto Spallanzani "sono disponibili dei farmaci antivirali che potrebbero essere impiegati in via sperimentale qualora si rendesse necessaria una terapia specifica. Allo stato non è così- ci ha tenuto a sottolineare- ma siamo pronti avendo anche disponibilità di questi farmaci".

"Isoleremo il virus"

Per la prossima settimana il laboratorio di virologia dello Spallanzani "prevede di isolare il virus - ha anticipato Vaia - e questo renderà possibile eseguire una serie di indagini sperimentali. In particolare si potrà studiare se nel sangue di persone che sono state vaccinate contro il vaiolo, persone che oggi hanno più di 50 anni, sono presenti anticorpi che neutralizzano questo virus e cellule immunitarie in grado di attaccarlo".

L'isolamento virale inoltre "permetterà di eseguire test per la diagnosi sierologica di questa infezione". Ha tenuto a tranquillizzare anche Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali che ha sottolineato come al momento "siamo in una situazione di assoluta tranquillità, ci sono pochissimi casi in tutto il mondo - ha detto - quindi non dobbiamo innescare un meccanismo di grande preoccupazione. C'è attenzione".

Andreoni ha poi ricordato che "tutti i casi che ci sono stati in letteratura si sono autolimitati, non ci sono state grandi epidemie". In chiusura della conferenza l'assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D'Amato, ha precisato che "la situazione è sotto controllo, questi casi sono stati individuati anche grazie a un buon sistema di sorveglianza che è all'opera per ricostruire l'albero dei contatti, contiamo che nelle prossime ore si possa completare questo lavoro", ha concluso.

Possibili altri casi in Italia

Si lavora però anche al tracciamento dei contatti. Alessio D'Amato, assessore alla Sanità del Lazio, ha spiegato che i tre pazienti sono stati identificati grazie al sistema di sorveglianza Seresmi e "ogni caso ha una decina di contatti" sui quali si stanno facendo le dovute verifiche. Vaia ha poi indicato i prossimi passi: "L'isolamento virale permetterà inoltre di eseguire test per la diagnosi sierologica di questa infezione".  

Malattia a trasmissione sessuale?

Se il messaggio dello Spallanzani -  "evitare allarmismi" - è chiaro, resta il fatto che c'è stato un rapido incremento dei casi in più parti del mondo. Si cercano punti di contatto nella storia dei pazienti, nelle loro abitudini, per risalire al possibile focolaio. "La trasmissione da uomo a uomo c'è, ma ancora non si può definire come una malattia a trasmissione sessuale. Questa malattia va ancora compresa perché siamo di fronte a un'ondata nuova, diversa da come l'abbiamo storicamente conosciuta nei decenni precedenti - ha sottolineato Andrea Antinori, direttore dell'Unita Immunodeficienze virali dello Spallanzani - Stiamo studiando e facendo ricerche per capire se il virus è contenuto nello sperma".

"La trasmissione da uomo a uomo - ha aggiunto Antinori - caratterizza buona parte dei casi segnalati in Europa recentemente. Era considerata abbastanza rara, ma ora è relativamente comune in questi focolai europei, anche i casi italiani confermano la tendenza già vista in altri Paesi europei".

Vaiolo delle scimmie: le informazioni

Cosa sappiamo sul vaiolo delle scimmie? Il periodo di incubazione del vaiolo delle scimmie è in genere da 6 a 16 giorni, ma può arrivare fino a 21. I sintomi sono: febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena, linfonodi ingrossati, brividi ed esaurimento. In genere si sviluppa un'eruzione cutanea. Questo spesso inizia sul viso e poi si diffonde ad altre parti del corpo, compresi i genitali. 

L'eruzione cutanea attraversa diverse fasi e può assomigliare alla varicella o alla sifilide, prima di formare finalmente una crosta, che in seguito cade. La differenza nell'aspetto da varicella o sifilide è l'evoluzione uniforme delle lesioni. Quando la crosta cade una persona non è più infettiva. In caso di dubbi si consiglia sempre di consultare un medico esperto.

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