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"Conguaglio Tari da 22mila 500 euro in piena crisi per un errore di Ama. Alla faccia degli aiuti"

A RomaToday lo sfogo dei titolari di un ristorante del centro di Roma

Non bastava il centro deserto, l'assenza di clienti, gli incassi dimezzati. Ci mancava l'ingiunzione di pagamento a tre zeri, arrivata in pieno disastro economico e nonostante chi l'ha ricevuta abbia sempre regolarmente saldato le fatture. Ventiduemila 500 euro di tassa sui rifiuti (Tari) è la cifra recapitata con un conguaglio monstre, che RomaToday ha potuto visionare, a un ristorante nel cuore di Roma.

Il Governo ha prorogato lo stato di emergenza per il Covid-19 al 15 ottobre e le cartelle esattoriali dell'Agenzia delle Entrate, per effetto del decreto di agosto, sono sospese per tutti. Ma non quelle di Ama, che vengono recapitate con cifre esorbitanti anche ai commercianti, tra le categorie più colpite dalle conseguenze della pandemia. Emergenza o no, il salasso è da versare in un mese, entro il prossimo 30 settembre. 

"Abbiamo sempre pagato, si tratta di un conguaglio con cifre mai richieste e mai reclamate da Ama" spiega a RomaToday Alessandro, figlio dei gestori dell'attività, uno storico ristorante di via Merulana aperto dal 1957. "Pur non contestando in questa sede la legittimità di quanto richiesto, anche se il pagamento fosse dovuto, non è derivato da una nostra mancanza ma dall'emissione inesatta delle fatture da parte di Ama. Ripeto che abbiamo sempre versato tutto nei tempi previsti"

Insomma, al netto che sia o meno legittima la richiesta di pagamento, la questione qui è tutta di opportunità. "La scelta dei tempi - continua Alessandro - è assurda". Contradditoria rispetto a quanto stabilito dalla normativa nazionale su riscossioni e ingiunzioni di pagamento, misure sospensive che hanno puntato e puntano ad alleviare i commercianti nel periodo della ripartenza. E tra i tavoli del ristorante di via Merulana si è provato in ogni modo a sollevarsi dopo i mesi di chiusura. "Abbiamo riaperto appena è stato possibile" racconta Teresa, la proprietaria. "Abbiamo metà del personale in cassa integrazione, e il nostro calo è stato diciamo del 40%, non ci lamentiamo rispetto ad altri. Ma questo pagamento è una mannaia ingiusta"

A commentare il caso Fabrizio Santori, dirigente della Lega. "La brillante sindaca Raggi ha capito o no che questi imprenditori sono stati letteralmente massacrati dal blocco dovuto all’emergenza Covid e dal crollo del turismo? Ama dovrebbe preoccuparsi della pulizia della città e qualcuno in Comune avrebbe il dovere di ricordarlo ai vertici dell'azienda, che probabilmente vivono su un altro pianeta. Invece di aiutare chi fa impresa, dà lavoro e fornisce servizi, a maggior ragione in questo drammatico momento storico, con un tempismo perfetto si chiedono versamenti esorbitanti di decine di migliaia di euro".

La replica di Ama

Di seguito la nota di replica diffusa da Ama. "L'azienda ha inviato gli avvisi di pagamento relativi al I semestre 2020 secondo le indicazioni di Roma Capitale ed in ottemperanza alla Deliberazione n. 99 del 29.05.2020 della Giunta Capitolina che prevede, tra l’altro, di indicare la data di scadenza del 30 settembre 2020. Per venire incontro alle esigenze dell’utenza, è comunque possibile richiedere la rateizzazione dell’importo degli avvisi TaRi. In questo caso, l'utente deve presentare un'istanza utilizzando l'apposito modulo (il 611) disponibile sul sito web aziendale allegando, se previsto: la copia dell’ultimo bilancio approvato e depositato presso l'Ufficio del Registro delle Imprese, la copia dell’ultimo Modello Unico presentato, il prospetto per la determinazione dell’indice di liquidità e il documento identità del legale rappresentante".

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