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Elezioni Roma 2016

La "cosa rossa" romana è già rotta. Tra Fassina e Sel volano gli stracci

L'attacco del candidato sub judice: "Una parte fondamentale del gruppo dirigente era impegnato su un progetto diverso". Dura la replica dal gruppo romano di Sel

La resa dei conti era iniziata già da una settimana. A poche ore dall'esclusione delle liste infatti molti esponenti di Sel si erano lanciati in invettive, quando non insulti, contro Stefano Fassina. Ieri, alla vigilia del verdetto definitivo del Consiglio di Stato, atteso per oggi, il conflitto dentro Sinistra Italiana è venuto alla luce in tutta la sua forza. A farlo esplodere un'intervista al Corriere della Sera del candidato sindaco sub judice. Da un lato il no (momentaneo?) a Giachetti dall'altro un processo contro chi ha, di fatto, remato contro. "Abbiamo affrontato la sfida a mani nude, con una parte fondamentale del gruppo dirigente impegnato su un progetto diverso". 

Il riferimento è all'ala governista di Sinistra Italiana, quella che fa capo a Massimiliano Smeriglio, che governa in Regione, ha governato in Comune e che, non è un segreto, ambirebbe a continuare a governare ancora nonostante la linea nazionale sia contraria al Partito democratico di Renzi. Un'ala sfuggita all'esclusione grazie alla lungimiranza (?) di Andrea Catarci e alla presentazione di liste autonome per il municipio VIII. Un gruppo che, anche qui non è un segreto, ha tifato nel corso degli ultimi mesi ora per la candidatura dell'ex sindaco Marino, ora per la discesa in campo di Massimo Bray, ora per le primarie all'interno della Cosa Rossa. Mal di pancia insomma mai nascosti, neanche pubblicamente. 

E proprio loro ieri sono stati i più duri nel rispondere a Fassina. L'ex capogruppo in Campidoglio Gianluca Peciola non le ha mandate a dire: "Le parole di Stefano Fassina sono offensive nei confronti della comunità umana e politica di Sel", attacca Peciola. "Una comunità che ha espresso molta generosità nei suoi riguardi e nei confronti dei compagni usciti solo pochi mesi fa dal Partito Democratico. Prendersi la responsabilità di quanto accaduto è un atto coraggioso da parte del nostro candidato sindaco. Ciò però che non emerge dalle sue parole, è la gravità dell’accaduto, la gravità della mancata rappresentanza di migliaia di cittadini e delle loro istanze e bisogni". 

Peciola rincara poi la dose: "Di fronte a questo disastro nessuno di noi se la può cavare scaricando le responsabilità su altre forze politiche o sulla comunità di Sel. Una comunità che è sempre stata capace di aggregare consensi significativi in città, di stare dentro i conflitti e animare importanti esperienze di governo locale. Trovo, infine, poco ragionevole rilasciare dichiarazioni di tale portata a 24 ore di tempo dalla sentenza del Consiglio di Stato". 

Sempre da Sel Roma sarebbe arrivata una bocciatura all'idea di costituire Sinistra Italiana come associazione nei municipi. Ieri, raccontano diversi dirigenti, il commissario Paolo Cento avrebbe inviato sms di fuoco contro la proposta. 

Molto dure anche le parole del Comitato dei 100, un nucleo di dirigenti vendoliani contrari all’impostazione di Fassina: "Le uscite di Stefano Fassina sono sbagliate nella forme, nel contenuto e persino nei tempi. Vogliamo ricordare che la possibilità di espressione di voto di migliaia di cittadini romani è appesa alla valutazione del Consiglio di Stato". Secondo il comitato dei '100' per la Costituente di Sinistra Italiana per il quale "bisognerebbe avere maggiore rispetto della discussione di migliaia di compagni e compagne, compresa la straordinaria generosità di Sel che ha permesso l'avvio del nuovo soggetto politico" e che "il processo di fuoriuscita dal Pd debba essere occasione per interloquire con il disagio del suo elettorato". Il comitato chiede "l'immediata convocazione della Presidenza e dell'Assemblea nazionale di Sel".   

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