"Luce nell'ombra" al Teatro Tor di Nona
E' tempo di guerra. Il luogo una cella, cantina, rifugio atomico. Luogo-non luogo di reclusione, punizione, controllo, ma anche stanza del ricordo, dove affiorano idee, speranze, dubbi come da un vecchio baule o una vecchia ferita mai rimarginata. La quinta in cui sono proiettate le video-finestre è un muro simbolico: segno di separazione, di difesa, d'invalicabilità, muro che sfida e difende, umilia e protegge. Sullo sfondo si stagliano presenze oniriche che inquietano e moltiplicano il personaggio principale.
La coesistenza di più presenze femminili porta tridimensionalità, anima la scena attraverso le tacite relazioni tra i personaggi, e nel contempo allude alla coesistenza di più anime in un unico corpo o ad un'anima comune divisa in più corpi, ognuno dei quali parla, vocifera e agisce una lingua propria, come momenti o gradi separati di una stessa interiorità. L'uniformità del luogo, paradossalmente, sembra dividere più che unire i tre personaggi femminili in scena.
Solo le parole di Etty, testimonianza di una coscienza che non rinuncia alla propria lucidità, alla ricerca spietata di se stessa - in qualunque luogo e circostanza - circolano sulla scena come frammenti di una lingua e di un passato comune.
La scena prende spessore anche grazie alla tessitura sonora, che accompagna il riaffiorare di ricordi e pulsioni. Il ritmo, il canto e la danza, come momenti di espressione integrale dell'essere umano, sono in grado di resuscitarne le memorie e con esse la coscienza della Storia, dei suoi eterni ritorni, contro un presente indistinto, non percepito, mai pienamente vissuto.
Recensione di Andrea Musacci - Pubblicato su La Nuova Ferrara il 29 ottobre 2013
Un lungo applauso finale ha suggellato l'anteprima dello spettacolo "Luce nell'ombra", svoltosi sabato sera al Teatro Cortázar di Pontelagoscuro, e ispirato ai Diari e alle Lettere, del '41-'43, di Etty Hillesum. Natasha Czertok si è esibita nei panni di Etty, insieme a Chiara Galdiolo e Greta Marzano e accompagnate dalle musiche dal vivo di Luca Ciriegi, in omaggio a questa giovane ebrea olandese morta ad Auschwitz a soli 29 anni. Il rumore ossessivo dei timbri della burocrazia segna l'inizio di questo martirio cercato non per odio verso se stessi, ma per una profonda, spirituale necessità di testimoniare il dolore e l'Amore in prima persona. Etty spogliata e perlustrata, Etty in preda ai propri incubi, ai propri tormenti, ai dubbi della fede. Un'eroina di carne e sangue, insomma, mossa dalla convinzione che "la disperazione è il vero peccato mortale", e che "l'indignazione morale" debba espandersi al mondo, non ridursi alla salvezza dei propri miseri corpi. E così la preghiera diventa fondamento di questo dialogo con Dio, e con se stessi: "Mi ritiro nella preghiera come nella cella di un convento, ne esco fuori più 'raccolta', concentrata e forte." Ad accompagnarla la luce di una candela, viva anche nel buio finale, nella notte della morte. Notte alla quale, in un vortice di timore e di speranza, seguirà, per Etty, un'alba di resurrezione, apoteosi di quella vita "ricca e piena di significato".
IL PROGETTO TEATRALE
Il primo studio di Natasha Czertok su Esther "Etty" Hillesum risale al monologo "InKhaim", corto teatrale finalista al premio Donna Mostra Donna (Roma 2011), e presentato al Festival dei Diritti di Ferrara/2011. La ricerca si è poi spostata sul videoteatro, portando alla realizzazione di "Aravot" (selezionato per il Performing Arts Film Festival "Espressioni" c/o WAM Festival, Faenza 2012). Dall'incontro con Greta Marzano e Chiara Galdiolo e dal loro sodalizio artistico che darà luogo al collettivo teatrale "Obsoleta", nasce l'idea di "Luce nell'ombra", ispirato ai Diari e alle Lettere di E.Hillesum, selezionato al Premio Scenario per Ustica 2013. Per la Festa deli libro Ebraico di Ferrara (Aprile 2013) Natasha Czertok e Greta Marzano, in collaborazione col pianista Pasquale Spinelli realizzano inoltre lo spettacolo "L'ora Migliore del Giorno", con brani dal Diario di E.Hillesum accompagnati dalla musica di Schubert. Nel frattempo esce la versione integrale dei Diari della scrittrice olandese, e nasce un intenso scambio di impressioni e idee tra Natasha Czertok e Roberto Cazzola, germanista ed editor di Adelphi che ha curato la nuova edizione delle Lettere di E.H. (in uscita nel Novembre 2013), e che costituisce un importante punto di riferimento per una corretta filologia e rispetto del complesso pensiero filosofico della scrittrice. Continua quindi il "laboratorio Luce nell'ombra" in cui precipitano tre anni di ricerca e continui confronti sul campo, necessari per completare il lungo lavoro sui "videoritratti" che partecipano alla drammaturgia, e per trovare un giusto equilibrio tra parola, coreografia, canto, musica, suoni, linguaggio audiovisivo. E per addentrarsi corpo e anima nel pensiero di questo personaggio .
E' una scelta difficile da capire fino in fondo quella di una giovane donna ebrea olandese che rifiutando di nascondersi decise di unirsi ai prigionieri nel campo di smistamento di Westerbork, ultima tappa prima di Auschwitz, e di cui ricorre nel 2014 il centenario della nascita. I suoi diari riportano il complesso percorso interiore che accompagna quella scelta drammatica.
Due anni di ricerca sul testo sono stati fondamentali per individuare i linguaggi necessari per intessere un "racconto in immagini" che uscisse in modo deciso dalla retorica della narrazione della Shoah. Non tentiamo spiegazioni né di raccontare una biografia, ma di trasformare in luce, ombre, paesaggi sonori e visivi le immagini nate in noi dall'incontro con questa testimonianza profonda e radicale, autoanalitica, a tratti mistica, sempre molto reale: "i piedi ben piantati nel fango". La Hillesum traccia nel suo diario un racconto parallelo, fatto di immagini legate alla natura e al paesaggio: fiori, boschi, fango, nebbia, cieli, strade cittadine riflettono stati d'animo, presagi, sogni, ricordi.
Spesso il paesaggio esterno è per me lo specchio di quello interno
in me c'è la grande immobile alba grigia, in me scorrono i fiumi e si innalzano le montagne(...)
A questi paesaggi sono ispirati i frammenti video inseriti nella scenografia, videoritratti a contatto con una natura ora ostile ora accogliente, mai scontata, necessaria. La drammaturgia viene a comporsi di diversi strati, che corrispondono ad altrettante "letture" dei testi lasciati dalla scrittrice: la dimensione più intima e il poetico rapporto con Dio, il contesto storico, la forza dell'ironia con cui affronta con lucidità il presente. Ritroviamo tra le pagine di questo diario le nostre stesse domande sulla vita e la morte, sul senso della guerra, sulle basi dell'essere umani.