A Roma il festival del Carciofo Romanesco
Nell’area dell’antico Ghetto, nel cuore di Roma, dal 6 all’8 aprile prenderà il via prima edizione del ‘Festival del Carciofo Romanesco’, manifestazione volta a rilanciare turismo, agroalimentare e settore ristorazione attraverso cultura e identità in un piatto.
Menù originali creati ad hoc nei 12 ristoranti che aderiscono al Portico d’Ottavia, per gustare il carciofo tra ricette tradizionali e rivisitazioni. Nel quartiere ebraico tre giorni all’insegna dell’ortaggio simbolo della tavola romana. La manifestazione presenta diversi significati legati a questa icona gastronomica: il carciofo infatti è un prodotto del territorio laziale, che viene così valorizzato e riscoperto, ma è anche un ingrediente fondamentale della tradizione culinaria romana e giudaico-romanesca, che ne hanno declinato l’uso in numerose ricette, famose in tutto il mondo. Ma il carciofo è anche un alimento cardine della dieta mediterranea, base di un corretto stile di vita per preservare la nostra salute partendo dalla prevenzione.
‘Semo romani, ma romaneschi di più’, è lo slogan per far capire come il carciofo sia il punto di riferimento del territorio. Cuore dell’iniziativa è appunto il Ghetto di Roma, dove sono nati i più celebri piatti a base di carciofo, alla romana e alla giudìa, tramandati di generazione in generazione, diventati attrattiva per i turisti e orgoglio per i romani con la partecipazione delle istituzioni partner e della Presidente del I Municipio Lorenza Bonaccorsi. Il 6, 7 e 8 aprile ogni giorno, a pranzo e a cena, presso i 12 ristoranti del quartiere ebraico aderenti si svolgerà una rassegna gastronomica con un menù speciale a base di carciofo a 35 €.
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“Creare un appuntamento che valorizzi la tipicità della cucina romana è fondamentale per sviluppare l’identità di Roma nel mondo. I turisti cercano sempre di più prodotti di qualità tipici della nostra città per vivere un’experience da ricordare” – ha sottolineato l’Assessore al Turismo Alessandro Onorato.
"Sono molto orgoglioso di questa manifestazione, promossa da Confesercenti Roma e Lazio, in quanto credo sia molto importante valorizzare le eccellenze del nostro territorio, i prodotti di qualità e la professionalità degli operatori del settore della ristorazione, ha sottolineato il Presidente di Confesercenti Roma e Lazio Valter Giammaria. Il carciofo romanesco è un prodotto che fa parte della cultura culinaria di Roma e del Lazio ed è giusto che noi, come Associazioni, attraverso questi eventi, facciamo conoscere ai nostri concittadini e ai turisti le materie prime che la nostra regione offre, la loro importanza a livello nutrizionale e il lavoro che gli chef e tutti gli operatori della filiera svolgono ogni giorno per far arrivare sulle nostre tavole queste prelibatezze. Il 1° festival del carciofo romanesco è un punto di partenza per organizzare nella nostra città sempre più eventi di questo genere che legano sempre più i cittadini e il territorio attraverso il cibo. Siamo già al lavoro per organizzare la seconda edizione che non si svolgerà solo in una zona della città, ma coinvolgerà tutto il territorio della Capitale".
"Riscoprire le nostre tradizioni culinarie, le ricette e i prodotti del territorio, anche riproponendole in chiave moderna e innovativa, è un’opportunità che gli imprenditori devono cogliere per rilanciare le attività di ristorazione, che è anche cultura e storia antica di generazioni, soprattutto in seguito a quanto vissuto a causa della pandemia – ha evidenziato Claudio Pica, Presidente Fiepet Confesercenti Roma e Lazio. È una grande occasione per riscoprire uno dei prodotti di eccellenza della nostra tradizione gastronomica e far scoprire ai turisti italiani e stranieri il forte legame che esiste tra cibo e cultura identitaria di un popolo; il tutto con uno sfondo d’eccezione, il quartiere Sant’Angelo di Roma con il complesso del Portico d’Ottavia”.
“Questo festival si distingue da altre fiere legate all’ortaggio in quanto si svolge all’insegna della degustazione nelle diverse varianti in cui il carciofo può essere proposto – ha commentato Angelo Di Porto, vicepresidente Fiepet Roma.
Il progetto è stato presentato nel corso del Convegno del 31 marzo presso l’Universitas Mercatorum nello splendido Palazzo Costaguti di Piazza Mattei "Il carciofo romanesco: risorsa per l'agricoltura, la salute, il turismo e l'identità di Roma". Introdotti da Giovanni Cannata, Rettore Universitas Mercatorum, sono intervenuti Aurora Cavallo, Francesco Maria Olivieri, Giovannangelo Oriani della Universitas Mercatorum; Valter Giammaria, presidente Confesercenti; Daniele Leodori, Vice Presidente Regione Lazio; Sabrina Alfonsi, Assessore all'Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti Comune di Roma; Alessandro Onorato, Assessore ai Grandi Eventi, Sport e Turismo Comune di Roma; David Granieri, Presidente Coldiretti Lazio; Lorenza Bonaccorsi, Presidente I Municipio Roma; Claudio Pica, Presidente Fiepet Roma; Massimo Pallottini, AD Centro Agroalimentare Roma; Mario Ciarla, Presidente ARSIAL; Silvia Migliaccio, Segretario Società Italiana Scienza Alimentazione (SISA); Angelo Di Porto – Vicepresidente Fiepet Roma e Presidente Associazione Portico di Ottavia. A moderare il giornalista Daniel Della Seta, autore e conduttore de “L’Italia Che Va…” Radio RAI e della rubrica TV “In Punta di Forchetta”.
“Il carciofo romanesco non è solo una specialità agronomica, un prodotto della biodiversità vegetale laziale che è possibile acquistare e consumare secondo criteri di stagionalità e territorialità – afferma l’Assessora Sabrina Alfonsi – Il carciofo romanesco è prodotto dell'ingegno e della capacità dell'uomo di agire sulla natura per trasformarla a suo benefico vantaggio. In quanto prodotto dell’abilità trasformativa dell’uomo, il carciofo romanesco è espressione e prodotto di cultura. Un prodotto di cultura che ha reso il Cynara Scolymus un ortaggio dotato del massimo dell'efficienza alimentare. Un'efficienza pensata, voluta e perseguita attraverso procedimenti di selezione e di sperimentazione che hanno dato luogo a un ortaggio in cui la parte destinata allo scarto è stata resa minima a vantaggio della resa alimentare, della palatabilità e dell'esperienza gustativa. Il Carciofo romanesco, insomma, è arte botanica, sostenibilità nel piatto, singolarità gastronomica. È identità a tavola”.