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Economia

Nel Lazio spariscono 27 aziende al giorno: maglia nera alla provincia di Roma

Il settore del terziario resta molto lontano dai livelli pre-Covid. La comparazione dei contratti mostra criticità su salario e diritti per molti lavoratori

Nella seconda metà del 2022 nel Lazio sono scomparse oltre 10.000 aziende del terziario, una media di 27 al giorno. Il dato emerge dall’Osservatorio Osservatorio sul terziario del Lazio e dalla ricerca sulla contrattazione nel settore realizzati da Ebit Lazio, LabChain (Centro di studi e ricerca interuniversitario) e Università Roma Tre, presentati a Roma, nel corso dell’iniziativa per il Ventennale dell’Ente bilaterale del terziario.  

Stando a quanto accertato durante l’analisi, di cui si è occupata la professoressa Silvia Ciucciovino dell’Università Roma Tre, nel secondo semestre del 2022 nel Lazio il numero di imprese attive nel terziario è sceso da 271.844 a 261.704 rispetto allo stesso periodo del 2021, con un calo di 10.140 unità (-5,1%). In media sono scomparse 27 aziende al giorno, il calo più vistoso in Italia. Tra i settori più colpiti il commercio al dettaglio (-4.087 aziende, pari ad un calo del 3%), quello all’ingrosso (-3.126, -7,8%) e il commercio e la riparazione di autoveicoli (-650, -3,8%).

Nella regione la maglia nera va alla provincia di Roma, con una diminuzione del 7,4%. Seguono Rieti (-3,9%) e Viterbo (-1,8%). Situazione stabile, invece, a Latina e Frosinone: -0,2%. I tempi pre-Covid restano quindi lontani: tra giugno 2019 e giugno 2022 il saldo negativo nel commercio è stato pari a circa 9.000 unità. Con oltre 261mila aziende, il terziario continua comunque a rappresentare più della metà delle imprese laziali: nel 2022 erano 482.195 totali. 

Occupazione in crescita, ma rallentata

Lo scenario cupo è rischiarato, almeno in parte, dai dati sull’occupazione. Nel 2022, infatti, si prevede una espansione del 2,1%, mentre nel 2023 ci sarà un rallentamento della crescita (+1%). Nel secondo trimestre del 2022 risultano nel Lazio 888.406 addetti nel terziario, in aumento rispetto allo stesso periodo del 2021 (+38.127) e del 2019 (+25.339). 

Il settore del commercio appare particolarmente in difficoltà: il saldo con il 2021 resta positivo (+3.888 addetti), ma rispetto al 2019 mancano all’appello oltre 9mila unità. Nel Lazio il primo semestre del 2022 è stato caratterizzato da oltre 70mila differenti attivazioni di rapporti di lavoro nel terziario (l’11,7% del totale nazionale), cresciute del 18,2% rispetto al 2021 e del 36,6% rispetto al 2020. Il dato non è ancora tornato ai livelli del 2019, con uno scarto maggiore rispetto al dato nazionale, pari al -5,2%. Tra le performance migliori si segnalano le donne, +19,7% nel 2022, i lavoratori della fascia 35-44 anni, +23,5%, gli stranieri, +23,9%.

Aumentano, infine, i contratti a tempo indeterminato: nel terziario sono il 25,3% (nell’intero mercato del lavoro si fermano al 12,6%). Anche sul fronte degli ammortizzatori sociali è il settore del commercio a pesare di più, per oltre il 50%: 21,6 milioni le ore di cassa integrazione attivate nei primi nove mesi del 2022, sulle 40 complessive. Nulla a che vedere, comunque, con le 141 milioni di ore del solo commercio del periodo gennaio-settembre del 2021.    

Il dumping contrattuale: un lavoratore su 4 perde fino a 500 euro di retribuzione

Molto significativi anche i dati diffusi nel corso della presentazione della ricerca sulla contrattazione collettiva nel terziario. La comparazione tra i diversi contratti collettivi nazionali di lavoro ha dimostrato che il contratto sottoscritto da Confcommercio, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs per i dipendenti di aziende del terziario, distribuzione e servizi, prevede una retribuzione più elevata e una maggiore attenzione ai diritti rispetto ad altri contratti.

Tanto per fornire qualche esempio, un magazziniere cui si applica un contratto diverso può arrivare a perdere oltre 500 euro al mese, il 31% della retribuzione (1.110 euro contro 1.618). Perdite rilevanti anche per il commesso addetto alla vendita (quasi 400 euro al mese, il 25% della retribuzione) e per il capo-reparto (368 euro in meno in busta paga, pari al 20%). Inoltre in alcuni contratti non è prevista la quattordicesima. Male anche la maggiorazione del lavoro supplementare: alcuni contratti applicano il 18% contro il 35% del contratto Confcommercio, Filcams, Fisascat, Uiltucs. 

Cattive notizie anche per le ferie (22 giorni contro 26) e per i permessi retribuiti: 32 ore annuali contro 104. Un fenomeno, quello del dumping contrattuale, particolarmente preoccupante nel Lazio: se in Italia il contratto Confcommercio si applica in media al 72% degli addetti, la percentuale nel Lazio scende al 58,9%. Considerando i contratti con le prestazioni peggiori, si calcola che i lavoratori più danneggiati siano intorno al 25%, uno su quattro.      

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