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Venerdì, 26 Aprile 2024
Elezioni Comunali Roma 2021

INTERVISTA | Tobia Zevi: "Ecco la mia squadra per Roma"

Il giovane esponente del centrosinistra corre “orgogliosamente da outsider”: nel suo team una “sindaca della notte”, la responsabile cultura e l’esponente LGBT per i diritti. “Voglio 100mila persone ai gazebo”, dice

Qualche settimana fa Roma si è svegliata tappezzata di manifesti arancioni. “Sono stato a lungo incerto se farli”, spiega a Roma Today Tobia Zevi, candidato alle primarie del centrosinistra: “Poi ho pensato che siccome nessuno parlava di Roma e a tutt'oggi poco se ne parla, fosse giusto fare una campagna un po' vintage, con i cari, vecchi 3x2 perché era anche un modo per lanciare alcuni temi e ribadire l'urgenza di parlare della Capitale”.

Si avvicina la data di maggio, termine ultimo per l’iscrizione alle elezioni che individueranno il candidato del fronte democratico alla carica di sindaco di Roma. Si attende la discesa in campo dei “big”, mentre i candidati “indipendenti” sono già in campagna elettorale da molto tempo. Zevi, classe 1983, esponente della comunità ebraica della capitale, è un giovane volto noto del centrosinistra romano di cui si candidò anche a segretario cittadino. Ha presentato il 27 aprile i primi nomi della sua squadra.

Zevi, ogni candidato sta presentando la propria piattaforma programmatica. Quali sono i temi più importanti nella sua visione?

Presento innanzitutto due questioni che sono comuni con altri candidati. Occorre pulire la città e rendere vivibile la mobilità pubblica; poi c’è un tema cruciale ma meno citato che è quello di creare lavoro per i giovani. Roma è l’unica grande capitale ad avere un saldo passivo di ragazzi e ragazze, va via più gioventù di quanto arrivi e questo significa che la nostra è una città senza futuro. Dobbiamo creare lavoro e opportunità.

Lei passa per il candidato outsider. E’ una definizione che le sta stretta?

Al contrario, mi ci sento e credo che questa città debba cambiare proprio grazie agli outsider. Negli anni ci siamo abituati a una classe dirigente chiusa e che ha perso la sua spinta propulsiva. Ci sono tanti romani e tante romane che hanno dato tanto ma che negli ultimi anni sono stati considerati poco e male.

Sta lanciando la sua squadra per la capitale e ha presentato i primi tre nomi.

Sì, in totale saranno una decina di persone che rappresentano le priorità e i mondi, gli immaginari che compongono la mia visione di città per il futuro. Sono persone straordinarie che vengono da storie normali, non sono figurine ma hanno invece una visione della città. Partiamo da Valeria Bassetti, che è la nostra “sindaca della notte”. Ha un passato come bartender e imprenditrice e conosce la Roma che nasce quando cala il sole. Altre città come Amsterdam e Barcellona hanno un responsabile per la città notturna e la notte, se ben gestita, è una grande possibilità di sviluppo economico e commerciale, nonché culturale. Lasciata senza gestione invece è solo disagio. Istituire una figura di questo tipo significa affidargli compiti sulla mobilità, la sicurezza, l’illuminazione, la pulizia, l’energia vitale e la gioventù.Passiamo ad Annalisa Canfora, nota attrice teatrale, direttrice di teatri e festival nazionali, in forza alla scuola di formazione del Teatro Brancaccio. La creatività e la cultura sono per Roma un ingrediente essenziale, la capitale deve tornare ad essere un brand, come era con le giunte Veltroni. Con la cultura si mangia eccome, cultura significa riunire le persone e farlo dopo la pandemia significherà favorire soprattutto chi sta peggio. Abbiamo visto le manifestazioni dei bauli in piazza e l’occupazione del Globe Theatre a cui ho voluto parlare, ci raccontano di un settore in sofferenza che va ascoltato. Il terzo è Mario Colamarino, un giurista 31enne che è stato il giovanissimo presidente del circolo di cultura omosessuale Mario Mieli. Ci sono ricerche ormai consolidate che dimostrano una correlazione diretta fra tolleranza e sviluppo economico, occuparsi dei diritti non è questione di buon cuore ma una grande opportunità di sviluppo della città perché attira talenti, tecnologia e crea un clima di tolleranza. Abbiamo bisogno di questa figura per gestire i rapporti con l’associazionismo e con le organizzazioni che si occupano dei diritti civili. In città oggi esiste solo una casa rifugio per le ragazze e i ragazzi LGBT in fuga dalle proprie famiglie dopo aver fatto coming out, fra l’altro una struttura fondata dalla Regione Lazio. Punto a lanciare per Roma un altro World Pride come quello che ci fu nel 2000, che può essere fra l’altro una straordinaria vetrina sulla città per attrarre turismo, cultura ed economia.

Lei fu il candidato alla segreteria del PD Roma per la mozione Renzi. Oggi Italia Viva appoggia Carlo Calenda. Questa divisione è un errore?

Errore grave, che sta però facendo Calenda. Si dice che lui abbia un caratteraccio ma per me il tema è politico. Io credo che a Roma siano notissimi sia i problemi che le possibili soluzioni e allora non è che serve fare la gara a chi è più brillante. Serve un’alleanza politica molto larga che superi i poteri di interdizione che frenano le riforme. Se parliamo di programmi io sono d’accordo al 95% con quel che dice Calenda, ad esempio sul suo programma sui trasporti, ma se giochi all’uomo solo al comando quel programma diventa inattuabile. Le primarie servono a costruire la squadra e la coalizione.

Lei, dicevamo, è un candidato outsider, ma per come stanno le cose oggi le primarie sono contendibili per figure come la sua, mancando ancora i candidati di scuderia. Come finirà a suo giudizio?

Io penso intanto che le primarie si faranno, cosa non scontata. Credo che ci sarà un candidato senior che suppongo sarà indicato dal PD e spero davvero che ci possa essere una donna, o auspicabilmente di più, perché senza una forte presenza femminile mi sembrano consultazioni monche. Arriveremo insomma a 5 candidati, forse più. Io credo che oggi il nostro compito debba essere quello di rendere le primarie appetibili, cool e significative come furono 15 anni fa. Servono allora candidati credibili, serve smetterla di parlare al nostro ombelico e iniziare a rivolgerci alla e della città, infine serve dare una dimostrazione di unione. Chi perderà le primarie si metta a disposizione di chi le vincerà per strappare la città ai Cinque Stelle e alla destra. Voglio 100mila persone ai gazebo.

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