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Cultura

Romaeuropa Festival, dal 23settembre al 2 dicembre l'arte è nella capitale

Presentata oggi a Roma la ventiquattresima Romaeuropa Festival del festival che guarda al futuro delle arti. Un cartellone fittissimo di appuntamenti: 45 appuntamenti, fra i quali 18 prime nazionali e varie attività speciali

Presentata oggi la nuova edizione del Festival Romaeuropa. Un evento internazionale, interdisciplinare e contemporaneo così come lo hanno definito i suoi responsabili. La kermesse si svolgerà dal 23 settembre al 2 dicembre e, quest'anno, l'obiettivo è superare i 40.000 spettatori dell'anno passato.

Un cartellone ricchissimo attende gli appassionati del genere: 45 appuntamenti, fra i quali 18 prime nazionali e varie attività speciali, compresa una Web Factory (officina virtuale). Il Festival apre quindi il sipario su molti elementi: dai temi della tradizione, alle inquietudini del presente, fino alla dimensione fiabesca e onirica.

William Kentridge e la Handspring Puppet Company portano un pluripremiato Woyzeck (Teatro Eliseo) ricollocato in Sudafrica, dove burattini, teatro di figura, animazione e multimedialità riformulano il classico di Georg Buchner, così  Peter Welz e William Forsythe fanno letteralmente esplodere in un'installazione alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna l'ultimo e incompiuto quadro del pittore irlandese.
Retranslation / Final Unfinished Portrait (Francis Bacon) è un esempio del flusso continuo tra arti contemporanee e palcoscenico.
Il belga Jan Fabre torna a Romaeuropa con Le temps emprunté (Museo Carlo Bilotti), una mostra che ripercorre la carriera di artista visivo e uomo di teatro attraverso i suoi schizzi e le opere di dieci grandi fotografi - tra cui Robert Mapplethorpe e Helmut Newton.
In un cartellone così denso spiccano anche le tradizioni non occidentali: saranno presenti con il kyogen, un genere di commedia medioevale giapponese, della Compagnia Mansaku-no-kai (Palladium) e in Voci nomadi, i musicisti provenienti dall' Asia centrale (Palladium).
Nella danza, i coreografi francesi Miriam Gourfink e Olivier Dubois prendono le distanze dal balletto classico, col piglio fantastico di Corbeau, o con l'ironia dell'esplosiva performance Pour tout l'or du monde. La danza come metafora della vita si arricchisce, con Bolero variations di Raimund Hoghe, che trova il suo monumento nella partitura di Maurice Ravel.
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