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Cose da Pazzi

Cose da Pazzi

A cura di Enrico Pazzi

Taglio stipendi: Renzi silura Marino per azzerare il Pd romano

Lo sciopero fissato per il 19 maggio che rischia di paralizzare la città? Rimane una spada di Damocle che pende sulla testa dei romani, nonostante la circolare emanata dal Governo che permetterà il pagamento del salario accessorio per il mese di maggio. Mese di elezioni europee. Circolare che non risolve definitivamente il problema. Per cui la quota di salario accessorio, senza il quale molti dipendenti di Roma Capitale, prenderebbero uno stipendio da precari, rimane un problema. Ma rimane pur sempre uno spot elettorale, forse fuori tempo massimo.

Come avevo già scritto in un precedente post, il decreto d’urgenza del governo Renzi non è arrivato. La quota di salario accessorio, che per anni è stata elargita a pioggia, mentre per legge doveva essere legata alla produttività o a singoli progetti, è quindi ancora a rischio per i mesi a venire. E ora? Ora il sindaco Marino fa bene a continuare a tremare. Renzi, soprattutto dopo la mazzata degli arresti in sequenza di Scajola (che aiuta un condannato a fuggire) e dei sette dell’Ave Maria a Milano per la nuova Tangentopoli, non può permettersi anche lo Tsunami dello sciopero generale. Ma Marino rischia sempre di essere travolto anzitempo. E a poco pare essergli servito assecondare i desiderata del Pd nazionale sulle nomine del Cda dell’Acea.

Semmai ad avere una proroga di un mese sulla propria condanna politica. D’altronde, Marino ne ha subite di cotte e di crude dal governo Renzi. Voleva un Commissario straordinario per l’emergenza rifiuti. Niet! Aveva chiesto 5 milioni per far fronte alle spese sopportate dalle malconce casse comunali per le manifestazioni dei Papi Santi? Niet! Aveva chiesto, cosa be più importate, il decreto Salva-Roma? Sì! Ma ti commissariamo la gestione finanziaria. Da oggi in poi devi passare sotto le falange del Mef. Ed è proprio il Mef che ha sferrato quello che sembra il colpo del definitivo Ko al sindaco Marino. I suoi ispettori hanno sentenziato sul salario accessorio. I sindacati, e con loro i dipendenti comunali, continuano ad avercela con Marino. Anche al netto della circolare salva-stipendi. Ma il paradosso è che la stessa sorte sarebbe toccata a Renzi se quest’ultimo fosse rimasto a fare il sindaco di Firenze. E sì, perché a Firenze si sta vivendo una situazione analoga. E difatti, all’indomani dell’incarico al Renzi a formare il governo, il 17 febbraio migliaia di dipendenti comunali fiorentini avevano protestato per la stessa ragione.

Era il 2008, quando arrivarono gli ispettori del Mef, chiamati da un consigliere di opposizione (oggi divenuto sottosegretario in quota Ncd). Renzi sarebbe arrivato a Palazzo Vecchio nel 2009. Ma dal 2007 al 2012 il salario accessorio è stato riconosciuto in maniera erronea anche da Palazzo Vecchio. Morale della favola: a Firenze devono essere recuperati 50 milioni. Un problema non da poco, tanto che il vicesindaco Nardella, insediatosi al posto di Renzi e candidato alla carica di sindaco alle imminenti comunali, il 4 maggio si è anche lamentato, “E’ un vero peccato che Firenze non sia tra le città che possono beneficiare delle misure Salva Roma”, ed ha aggiunto “Mi auguro che il Parlamento in provvedimenti futuri possa affrontare nuovamente questo problema che non è solo di Firenze”. Appunto, il problema è anche di Roma.

A latere di questa faccenda, per completare il quadro, c’è da dire che il “Salva Roma” stava per diventare il “Salva Firenze”. Poi tutto fu bloccato in sede di Commissione da Forza Italia. Come dire: li hanno presi con il sorcio in bocca. Ma Renzi è oramai a Palazzo Chigi, dialoga con i “gggiovani” de La 7 e fa le riforme con Berlusconi. Quindi acqua passata per lui. Rimane però il problema Marino. E’ davvero improbabile che il governo gli lanci la scialuppa di salvataggio che possa definitivamente sanare la faccenda del salario accessorio. Anche perché a pensarci bene, questo spot negativo per il centrosinistra romano, con 10mila dipendenti pubblici inferociti, la città paralizzata per lo sciopero e quindi la conseguente incazzatura dei ulteriori centinaia di migliaia di cittadini romani, non depone a favore di un risultato positivo per il Pd romano alle imminenti europee. E a maggior ragione, la “pezza a colore” della circolare che salva lo stipendio di maggio è percepita ancor di più come uno spottino elettorale. Insomma, quello che potrebbe far dire a Renzi, tacciato di complottismo, “Io il salvagente te l’ho lanciato”.

Ma i cittadini non sono bimbi ai quali puoi raccontare qualsiasi storiella. O meglio, non si bevono qualunque favoletta se ad essere toccato è il loro stipendio, i servizi essenziali e il funzionamento della città. E’ troppo. E quindi? Pare che nel Pd ci sia chi stia puntando ad un risultato mediocre del proprio partito nel Lazio (e magari a Roma). Così come indicano alcuni sondaggi che vedono il Movimento 5 Stelle sopravanzare il Partito Democratico in tutto il Lazio. Se il Pd andrà male alle elezioni europee, ci saranno buoni argomenti per azzerarlo definitivamente. E pochi si salveranno. Fatta eccezione per Bettini che, con un balzo felino (si fa fatica a crederlo) si è imbucato sull’ultima scialuppa utile per Bruxelles. Insomma, una sorta di “Notte dei lunghi coltelli” all’amatriciana, servita da Renzi.

Fantapolitica? Può essere. Ma, come insegnava il Divo Giulio, “A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”.

Taglio stipendi: Renzi silura Marino per azzerare il Pd romano

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