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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cose da Pazzi

Cose da Pazzi

A cura di Enrico Pazzi

Le finte partite Iva? Figli di nessuno. Manco Renzi ci pensa

Il ciclone Matteo Renzi arriva con un vorticoso susseguirsi di slide. Ben 35. Promette tutto per tutti. Mille euro in più in busta paga per chi guadagna sino a 25mila euro lordi; diminuzione del 10% dell’Irap per le imprese; sussidio di disoccupazione per tutti coloro che perdono il lavoro, precari compresi; contratto unico a tempo indeterminato a tutele crescenti; Agenzia Unica Federale a sostegno delle “Garanzie per i Giovani”.

Manca qualcosa? Sì. Le false partite Iva. I lavoratori “para-dipendenti” costretti ad aprire una partita Iva, pur lavorando con continuità nel tempo, in orario di ufficio e in una postazione fissa. Le false partite Iva sono figli di nessuno. Come gli esodati, le false partite Iva sono creature nate dalla riforma Fornero. Ma mentre per i primi i sindacati tutti, compresa l’opinione pubblica, si sono stracciate le vesti, per le fine partite Iva c’è stata e c’è solo indifferenza.

Quelli della mia generazione, non più giovani ma neanche tanto vecchi, i coetanei di Renzi tanto per intenderci, le hanno passate tutte. Essendoci trovati in un’epoca di mezzo, nella transizione tra il posto fisso e la flessibilità. Coloro che hanno fatto tutta la trafila del “Cursus precarium”: prestazioni occasionali con ritenuta di acconto, collaborazione coordinata e continuata, collaborazione a progetto ed infine, la finta partita Iva. Arrivati alla soglia dei 40 anni, abbiamo la certezza che non avremo mai una pensione adeguata ad una minima sussistenza e non abbiamo mai potuto beneficiare di alcun sostegno alla disoccupazione. Perché le finte partite Iva sono la casta più umile del precariato. Sono “sub-precari”. Non intoccabili, ma intoccati.

Così come nessuno può stimare quanti siano i lavoratori in nero, alla stessa maniera nessuno può dire con certezza quanti siano coloro che hanno aperto una “finta” partita Iva. Secondo l’Agenzia delle Entrate (e parliamo di dati aggiornati al 2009) le partite IVA sono circa 8,8 milioni. Ma questo valore comprende società di capitale, società di persone e ditte individuali. In uno studio del 2006 l’Isfol ha provato a computare il numero delle fine partite Iva: almeno 400mila.Ma nessuno ne ha certezza. E’ un mondo sommerso, fatto di para-dipendenti che hanno tutto lo svantaggio di essere dipendenti di fatto e tutto lo svantaggio di non avere nessuna garanzia.

Ma quando sono esplose le finte partite Iva? Nel luglio del 2012. All’indomani della Riforma Fornero, per i datori di lavoro è diventato ostico rinnovare per l’ennesima volta il contratto a progetto. Perché? Perché la Riforma Fornero ha modificato la Legge Biagi, avvicinando il contratto a progetto al lavoro subordinato. Una buona intenzione che però si è rivelata una tragedia per molti precari. A dimostrazione di come una legge da sola non può migliorare il mercato del lavoro. La Riforma Fornero ha eliminato la dicitura “programma di lavoro o fase di esso”. Così, dal luglio 2012 tutti i contratti a progetto devono essere collegati ad uno “specifico” progetto. Insomma, niente più bluff. E molti para-dipendenti a progetto si sono visti recapitare l’invito informale ed ufficioso ad aprirsi la partita Iva.

Ma c’è di più. La Riforma Fornero, volendo contrastare il fenomeno delle finte partite Iva, ha pensato bene di introdurre un comma secondo cui laddove si rileva una finta partita Iva, questa venga trasformata automaticamente in un contratto a progetto e, non essendoci un “progetto” a monte, automaticamente in assunzione a tempo indeterminato. Vengono poste quattro condizioni che, se non rispettate, tramutano la partita va in un contratto a progetto: collaborazione inferiore agli 8 mesi nell’anno solare; compenso inferiore all’80% del reddito complessivo del titolare di partita Iva; definizione della committenza prevalente per la valutazione del compenso complessivamente percepito dal lavoratore; postazione fissa e strumenti di lavoro del committente.

Adesso si dirà: va bene, se c’è una legge da rispettare, ci sarà qualcuno che controllerà al fine di individuare le finte partite Iva. No, questo non sta avvenendo. Perché? In primo luogo, perché si vogliono evitare i licenziamenti di massa. In secondo luogo, perché è la stessa Inail che, con una circolare alle proprie sedi, ha fatto presente che due dei quattro criteri (ricavi per più dell’80% da uno stesso “cliente”; rapporto di collaborazione per 8 mesi annui per due anni consecutivi) possono essere valutati solo a due anni dall’entrata in vigore della Riforma Fornero. Capito la furbata che salva i datori di lavoro? Quindi i controlli patiranno solo dal 2015. Sincronizzate gli orologi.

E nel frattempo? Le finte partite Iva continuano a soffrire l’esclusione, una volta di più, dalle garanzie minime. E rimangono escluse anche dalle mirabolanti promesse di Matteo Renzi. Alle finte partite Iva non è concesso neanche di sognare. Renzi, come molti altri prima di lui, preferisce rivolgere lo sguardo altrove. E c’è da capirlo. A guardare nella profondità di un cratere, c’è da perdere i sensi.

Le finte partite Iva? Figli di nessuno. Manco Renzi ci pensa

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