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Politica San Basilio / Via di Scorticabove

Via Scorticabove, Baldassarre ai rifugiati: "L'alternativa alla strada c'è, accettate la nostra accoglienza"

Intanto l'Agenzia Onu per i rifugiati (UNHCR): "Soluzioni per tutti coloro che ancora non hanno una sistemazione"

Quinta notte in strada per i 120 rifugiati cacciati da via Scorticabove. Prosegue la resistenza degli sfrattati all'esterno della palazzina liberata giovedì dalle forze dell'ordine a seguito di un provvedimento di sfratto per morosità emesso dal tribunale di Roma a carico della cooperativa che ha abbandonato il centro nel 2015. I migranti vogliono rimanere insieme e proseguire l'esperienza di autogestione fuori dalle logiche di quella che definiscono mala accoglienza. L'intento è stato ribadito anche ieri in un'assemblea; e anche ieri hanno continuato a dormire all'esterno, su materassi e cartoni sistemati su strada. 

Giovedì è previsto un incontro con l'assessora alle Politiche sociali Laura Baldassarre che ieri intanto ha rinnovato l'invito ad accettare quanto offerto dal Comune. "E' stato assicurato loro", fa sapere, "il recupero di tutti gli effetti personali e l'interlocuzione con gli operatori sociali si è sviluppata senza sosta. Rinnovo l’invito ad accettare le proposte formulate dagli operatori". Secondo Baldassarre "un'alternativa alla strada esiste e risiede nelle strutture di accoglienza del circuito capitolino. Si tratta di luoghi in cui non ci si limita a fornire vitto e alloggio: sono assicurati segretariato sociale, consulenza legale, supporto nella ricerca di un impiego e la messa in rete con tutti i servizi territoriali. E’ la prima tappa di un percorso più ampio, che consentirà un profondo rafforzamento in tema di diritti. Noi proseguiremo il nostro lavoro incentrato su dialogo e inclusione".

Va spiegato che la maggior parte degli sfrattati risiede in Italia, regolarmente, da 13 anni con lo status di rifugiato. Tra loro molti lavorano regolarmente, altri saltuariamente con lavori stagionali nelle campagne o nei mercati; qualcuno addirittura ha la cittadinanza italiana. In sostanza l'accoglienza proposta e ribadita da Baldassarre rappresenterebbe una sorta di passo indietro e come tale viene vissuta. Quanto chiedono i rifugiati è di non smembrare la comunità che si è andata formando e di ragionare insieme su una sistemazione che consenta di portare avanti l'esperienza di autogestione. Un dialogo iniziato, e poi interrotto, durante la giunta Marino e per riprendere il quale numerosi sono stati gli appelli prima di giovedì. [GUARDA IL VIDEO]. Una comunità solidale in cui chi lavora aiuta chi non ha un impiego e dove le competenze si mettono a disposizione per portare avanti il quotidiano.

Ieri anche Agenzia Onu per i rifugiati (UNHCR) è intervenuta sulla vicenda "richiamando l'attenzione sull'urgente necessità di attuare misure specifiche per favorire l’integrazione dei rifugiati in Italia". "All’interno del palazzo di via Scorticabove – spiega l’Unhcr – abitavano rifugiati che sono in Italia da moltissimi anni, alcuni dei quali hanno ottenuto la cittadinanza italiana. Per il quinto giorno di seguito hanno deciso di affrontare la notte in strada in attesa di una soluzione che riguardi l’intera comunità". 

Quindi, l’Unhcr chiede al Comune di Roma "che vengano individuate con urgenza delle soluzioni per tutti coloro che ancora non hanno una sistemazione. E’ necessario inoltre mettere in campo una strategia complessiva per migliaia di rifugiati che nella città di Roma dormono in palazzi occupati o in insediamenti informali. Il problema dell’integrazione dei rifugiati – aggiunge l’Agenzia Onu – è strutturale e presente in tutta Italia. Consapevole della complessità della questione, UNHCR chiede al governo che al piano nazionale per l’integrazione sia data urgentmente attuazione, anche in concertazione con i rifugiati stessi. L’Unhcr si rende disponibile a cooperare attivamente per sostenere il lavoro della autorità".

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