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VIDEO | L'altra faccia di Scroccopoli, nella casa dei boss è impossibile entrare. La storia di Lorena

Pensava di avercela finalmente fatta. Dopo anni di attesa è arrivata la chiamata del Comune: "Le assegnamo una casa popolare". E invece, per Lorena, le uniche porte che si sono aperte sono quelle di un incubo. Perché a un mese e mezzo di distanza, in quell'alloggio pubblico di via dell'Archeologia a Tor Bella Monaca Lorena non ha dormito nemmeno una notte. "L'appartamento è sprovvisto di caldaia, porte, termosifoni, lavandino ed ha una parete distrutta. E' quasi inabitabile" scrive il sindacato Asia Usb in una lettera datata 11 gennaio e indirizzata alla sindaca Virginia Raggi e all'assessora alle Politiche Abitative Rosalba Castiglione.

Non è seguita alcuna risposta. Eppure l'appartamento in questione, dove Lorena dovrebbe trasferirsi con la madre ultraottantenne e il figlio, non è uno qualsiasi: fa parte di un gruppo di tre abitazioni di proprietà del Comune, sgomberate lo scorso 6 dicembre dalle forze dell'ordine, lussuosamente ristrutturate dai precedenti occupanti. "Persone legate" spiegava la Polizia Locale "da rapporti di parentela, tutti facenti capo ad una nota famiglia malavitosa di zona, già conosciuta alle forze dell'ordine".

Le fotografie delle maniglie dorate, delle vasche idromassaggio e dei maxi-schermo trovati in una di queste tre case vennero diffusi anche dalla sindaca Virginia Raggi sulla sua pagina Facebook. Uno dei momenti mediaticamente più impattanti della campagna anti 'scrocconi' lanciata dall'amministrazione capitolina contro quanti vivono senza titolo nelle case popolari. 

Quel giorno, sullo stesso pianerottolo, sono stati 'scoperti' altri due appartamenti occupati. Uno di questi è stato assegnato a Lorena. Qui l'arredamento non è così sfarzoso da meritarsi un posto nel video, ma comunque molto pregiato, con marmi, maxi-schermo, vasca idromassaggio e finestre nuove di zecca e nonostante questo ancora privo di elementi fondamentali come una caldaia. 

L'assegnazione è stata effettuata lo stesso giorno dello sgombero. "Quando sono arrivata in via dell'Archeologia la strada nei pressi della palazzina era ancora piena di veicoli della polizia. Nell'appartamento c'erano i vigili che facevano le fotografie" ricorda Lorena. Così il diritto ad una casa atteso per tanti anni si è trasformato in un fulmineo prendere o lasciare. E per lasciare si intende rinunciare per sempre al proprio posto in graduatoria, faticosamente risalita in anni di attesa, dicendo addio al sogno di una casa. "Se non accettavo, avrei perso il diritto" mi hanno detto i responsabili del Comune. Un bivio crudele di fronte al quale Lorena ha dovuto prendere una decisione in pochi minuti, mentre attorno le forze dell'ordine portavano a compimento le operazioni di sgombero. 

Mentre racconta la sua storia a Romatoday, le lacrime le lucidano gli occhi più volte. "Perchè non mi hanno assegnato una casa normale? Non voglio andare a vivere in una casa piena di arredamenti di lusso che non sono miei. E come pago ciò che manca? Sono una persona normale, voglio una vita tranquilla". Invece il Comune le ha lasciato le chiavi tra le mani e ha concluso l'assegnazione con quella firma tanto dolorosa. "Ho provato a rimettermi in contatto con gli uffici del dipartimento Politiche Abitative ma senza risultato". 

L'alloggio, inoltre, si trova al settimo piano. "Ho spiegato più volte agli uffici che sono invalida. Tempo fa sono rimasta paralizzata e fatico a camminare. Mia madre, che dovrebbe venire ad abitare con me e mio figlio, è anziana. Se si rompe l'ascensore io non posso muovermi da casa. Per questo avevo chiesto che mi venisse assegnato un piano più basso". Non solo. "Quando mi sono recata presso gli uffici municipali per spostare la residenza mi hanno comunicato che ufficialmente che il precedente occupante è ancora residente e nessuno si prende la responsabilità di mettere in regola la situazione". Così niente residenza, con il rischio di andare incontro ad una revoca dell'assegnazione. E il sogno di poter finalmente vivere in una casa congelato nella speranza che qualcosa si muova.

Lorena è rimasta dove vive da oltre dieci anni: in una delle tante occupazioni romane, con il figlio 26enne e la madre anziana. Si trova lì semplicemente perché "non sa dove andare" ripete. "Perché non mi posso permettere una casa in affitto". E infatti, Lorena risulta regolarmente assegnataria di una casa popolare che però oggi è inaccessibile quanto quelle che si trovano nei tanti annunci sulle bacheche immobiliari.

"Questa storia è la dimostrazione che l'operazione sulle case popolari del Comune è solo mediatica" la denuncia di Angelo Fascetti di Asia Usb. "L'amministrazione scarica anche sugli assegnatari le responsabilità di una malagestione che dura da anni. Quella casa così com'è non è agibile e l'indifferenza degli uffici del dipartimento Politiche Abitative si abbatte contro una persona regolarmente in graduatoria". A complicare il tutto l'impossibilità di ottenere una residenza: "Sono molti i casi di persone raggiunte da provvedimenti di revoca per non aver spostato la residenza entro un mese di tempo dall'assegnazione, il tutto nonostante fossero gli uffici preposti a fissare i tempi dell'appuntamento per effettuare il cambio". 

In lista d'attesa per una casa popolare ci sono oltre 11 mila famiglie. Alla fine del 2017 il Comune ha annunciato di aver assegnato oltre 500 case nel corso dell'anno, circa 700 dall'inizio della consiliatura. "Contro le 250 del 2014 e le 280 del 2015". Nell'elenco manca il 2016, anno durante il quale, ha fatto notare Unione Inquilini, ne sono state assegnate 495, poco meno meno delle 500 dell'anno appena trascorso. In base ai dati forniti dal Comune sarebbero altre 3600 gli alloggi da sgomberare.

Per vari motivi che vanno dal reddito troppo alto al fatto che i legittimi assegnatari sono deceduti. Non tutti hanno la Porche nel garage o 18 immobili di proprietà, per citare due casi presi più volte in considerazione a sostegno dell'operazione 'scroccopoli'. Come Paola, anziana, invalida e occupante senza titolo, lasciata in mezzo a una strada pochi giorni prima di Natale. Nel bilancio degli scrocconi snocciolato a fine anno ci sono anche le "case popolari arredate con dettagli dorati e brillanti, vasche idromassaggio, cabine armadio hollywoodiane e maxischermi". Ma questa storia di legalità, nelle parole di Lorena, assume un sapore davvero amaro.

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