rotate-mobile
Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Ucciso sul Raccordo, si riapre il caso Budroni: le prove verranno riesaminate

Nel processo d'appello bis il Procuratore ha chiesto di rivedere tutti gli elementi che hanno sostanziato le precedenti sentenze. Verranno anche riascoltati tutti i testimoni

Il Procuratore generale ha deciso di riaprire le indagini, riesaminare tutte le prove e ascoltare ancora una volta i testimoni. Così sul caso Budroni si apre un nuovo processo d'appello. Bernardino Budroni, 40enne di Fonte Nuova, è morto il 30 luglio 2011 con un colpo di pistola al petto durante un inseguimento con la polizia sul Grande raccordo anulare. Nel 2013 l'agente che aveva sparato era stato assolto per "uso legittimo delle armi". In appello lo stesso è stato condannato a 8 mesi per omicidio colposo, con la Cassazione che ha annullato la sentenza per vizio nelle motivazioni. L'istruttoria però, nel nuovo appello, verrà riaperta da zero. 

Cos'è successo quella notte

Diversi i punti da chiarire nella dinamica che quella notte ha portato alla morte di Budroni. Dino, così lo chiamavano familiari e amici, scappava da casa dell'ex ragazza. Lei chiamò le forze dell'ordine accusandolo di disturbo della quiete pubblica, lui, alla vista degli agenti, fuggì via con l'auto. Una corsa finita con il mezzo fermo sul guard rail e un colpo di pistola che per l'uomo fu fatale. 

La sentenza di primo grado, del 2013, ha assolto Michele Paone dall'accusa di omicidio colposo, mentre il ricorso in appello ha poi ribaltato la sentenza: i giudici in secondo grado hanno riconosciuto la colpa e l'eccesso di difesa. L'agente non avrebbe dovuto sparare. E ora le carte cambiano ancora una volta. La Cassazione, a seguito del ricorso di Paone, ha chiesto di motivare meglio la sentenza di secondo grado. Da qui il processo bis, dove i giochi si sono di fatto riaperti. 

Accusa e difesa: le tesi in aula

Le versioni dell'accaduto sostenute in aula fin dall'inizio sono due: se per i magistrati giudicanti, il poliziotto avrebbe sparato per interrompere una "grave e prolungata resistenza", per la Procura non c'era alcun bisogno di bloccare l'auto con le armi, perché di fatto si era già fermata. Uguale la tesi sostenuta dall'avvocato di parte civile: il colpo sarebbe stato sparato ad altezza uomo, e non alle gomme del mezzo, a macchina ferma e con il freno a mano tirato. 

"La nostra speranza nella giustizia e nella ricerca di una verità scritta si è riaccesa" commenta a RomaToday la sorella Claudia Budroni. "Sapevo che la decisione poteva essere di nuovo o l'assoluzione del poliziotto o la riconferma della condanna a 8 mesi. Ma sapevo anche che non era uno step ma un andare avanti, grazie soprattutto anche alla tenacia e caparbietà del nostro avvocato, Sabrina Rondinelli. Attendiamo fiduciosi il 10 maggio". 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Ucciso sul Raccordo, si riapre il caso Budroni: le prove verranno riesaminate

RomaToday è in caricamento