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Grab, tra premi e critiche al progetto rivisto: tutto sul raccordo delle bici che verrà

I cantieri dovrebbero aprire entro la fine del 2018. Alberto Fiorillo, responsabile Aree Urbane di Legambiente e portavoce del progetto, a Roma Today: “Stravolto: manca la pedonalizzazione dell’Appia antica”

Roma e il traffico. Roma e la quotidianità. “L’auto è IL mezzo di trasporto. E per questo, a parte i motorini, tutti gli altri mezzi di trasporto sono in difficoltà, e a farne le spese è il trasporto pubblico”. Parola di Alberto Fiorillo, responsabile Aree Urbane di Legambiente e coordinatore del progetto Grab, il Grande Raccordo Anulare delle biciclette. Un progetto oggi di VeloLove in collaborazione con Touring Club Italiano, Legambiente, Parco Regionale Appia Antica, Rete Mobilità Nuova per la realizzazione di un anello ciclopedonale di quasi 45 chilometri all’interno della Capitale.

L'idea sembra vedere - finalmente - un principio di fine del tunnel: il Grab è stato inserito tra le ciclovie di interesse nazionale finanziabili dalle legge di stabilità 2016 (destinati 91 milioni di euro nel triennio 2016-18). Il progetto esecutivo non è ancor definitivo: il Comune ci sta lavorando, mentre le associazioni storcono il naso per lo "stravolgimento" dell'idea. E i cantieri? Potrebbero vedere la luce l'anno prossimo.

Fiorillo, a che punto siamo? 
Abbiamo presentato un’idea non da libro dei sogni ma con degli standard di qualità adeguati per un percorso accessibile, sicuro, attraente per romani e turisti con una serie di proposte puntuali che la città ha mostrato di apprezzare. Prima di tutto c’è la pedonalizzazione dell’Appia antica, insieme alla creazione di un percorso ciclo-pedonale dal Colosseo all’Appia antica. La pedonalizzazione di via Giulia, con un intervento di sistemazione a vantaggio dell’utenza non motorizzata nell’asse Flaminio fra l’Auditorium, il Maxxi, il ponte della Musica e il Foro Italico che peraltro è nel piano regolatore. Sono tutte progettualità che non ci siamo inventati noi, ma di cui la città discute da anni e che da anni aspetta. Il nostro progetto prevede un’area 30 al Quadraro Vecchio, perché c’era una progettualità del Comune di Roma che stava per ottenere i finanziamenti del ministero dell’Ambiente per la mobilità sostenibile. Poi c’è l’area della stazione Serenissima in via Herbert Spencer al Collatino: lì ci sono, non utilizzati e al centro di un contenzioso, i fondi delle opere di compensazione ferroviaria per l’alta velocità in quella zona che dovevano trasformare via Herbert Spencer e una lunga fascia che corre lungo la linea Alta Velocità Roma-Napoli in quello che all’epoca veniva definito come il futuro Central Park di Roma. L’area di Viale Tiziano, pure interessata dal Grab, oggi è in lunga e larga parte inagibile perché nel 2007 c’è stata una frana. È un progetto che nasce per ricomporre decine di progettualità che a Roma esistono già, come ad esempio il ponte di collegamento tra Monte Sacro e Conca d’Oro finanziato dai lavori della linea B1 della metropolitana. Trasformazioni che fino ad oggi non sono state recepite dalla relazione tecnica preliminare sul Grab presentata dal Comune di Roma al MIT.

E ora?
C'è ancora il tempo per fare in modo che il Grasb sia un'infrastruttura di qualità, utile alla città e ai romani: è stata finanziata la realizzazione del progetto esecutivo e il disegno dell'anello ciclabile dovrà puntare alla qualità. Poi quando il progetto esecutivo sarà approvato dal Ministero delle infrastrutture e trasporti d’intesa con il Mibact, saranno disponibili i finanziamenti per la realizzazione del progetto. Il progetto esecutivo dovrebbe essere presentato dal Comune di Roma entro la fine dell’anno. È in capo all’assessorato e alla Città in movimento. E i cantieri dovrebbero aprire entro la fine del 2018. 

Qual è stata la gestazione dell’idea? C’è chi vede un antenato del Grab nel Grande Sentiero Anulare ipotizzato dall’attuale assessore alla mobilità e ambiente del Municipio Roma VII Marco Pierfranceschi, che oggi non fa più parte del progetto.
Il Grab è come la settimana enigmistica: è il progetto con più tentativi di imitazione. Tanti si sono attribuiti il progetto, un politico di Forza Italia, uno dei 5S, uno del Pd... I giornali talvolta dicono che è un'idea di Marino, talvolta della Raggi. Fa piacere. E' un riconoscimento. Vuol dire che il progetto piace ed è davvero fatto bene. Ai tanti inventori del Grab chiediamo di sostenere con forza le caratteristiche peculiari del progetto che parte dalla necessità di pedonalizzare l’Appia antica e di riqualificare o rifunzionalizzare aree importanti della città, in centro e in periferia. In realtà al progetto Grab dal giugno 2014 ha lavorato - gratuitamente - un gruppo di progessionisti che man mano si è ampliato. Lo studio di fattibilità è stato presentato ufficialmente l’8 maggio del 2015. La garanzia del finanziamento è arrivata quello stesso giorno: il ministro alle Infrastrutture e Trasporti Graziano Delrio (appassionato ciclista, .ndr) ha visto il progetto, gli è piaciuto e si è impegnato a finanziarlo. Si pensava e sperava che il progetto venisse realizzato in parte, almeno nel tratto dell’Appia antica, entro la fine del giubileo della misericordia del 2016: infatti era stato inserito nell’agosto 2015 tra le opere giubilari. Ma poi è caduta la giunta capitolina, c’è stato il commissariamento, e non tutto ciò che era stato messo in cantiere è sopravvissuto. Non sono sopravvissute soprattutto le opere che non avevano già una progettualità esecutiva. 

E poi arriva, un anno fa, Virginia Raggi. 
L’amministrazione Raggi poi si trova il progetto Grab sul tavolo e firma il protocollo di intesa nel settembre 2016, dicendo che entro dicembre avrebbe prodotto una stima dei costi. È quello il documento su cui abbiamo concentrato le nostre osservazioni. La relazione tecnica chiarisce alcune cose che l’amministrazione capitolina farà, mentre tutto quello che non chiarisce vuol dire che non verrà fatto. La cosa che si nota di più è l’assenza di pedonalizzazione dell’Appia antica. 

Un nodo che non si riesce a sciogliere. 
Tutto il mondo ha parlato di questo progetto, e non solo perché si sono affezionati al Grab, ma per l’ipotesi di pedonalizzazione dell’Appia antica, vista evidentemente come un valore aggiunto per Roma e per il paese. Il Grab ha vinto molti premi, recentemente siamo stati inseriti nella shortlist di un concorso fatto in occasione del G7 trasporti. Cerchiamo ora di fare un’attività di sensibilizzazione e valorizzazione di alcune scelte progettuali che non sono scelte nostre, ma decisioni già a lungo dibattute (come la chiusura al traffico di via Giulia o una diminuzione della pressione del traffico sui lungotevere o creazione di un unico parco archeologico tra Appia Antica e Piazza Venezia) che la città attende da troppo tempo. 

I racconti sull’ipotesi di pedonalizzazione dell’Appia antica si perdono nella notte dei tempi.
La pedonalizzazione di via di San Gregorio, cioè tra Colosseo e Circo Massimo, doveva essere realizzata nel 1980. Poi è morto Luigi Petroselli (il “sindaco più amato dai romani” che ha ricoperto l’incarico tra il 1979 e l’81, ndr) e quel progetto è sfumato. Ma è un progetto di cui si è parlato tanto e a più riprese. Si è parlato più volte - ho ritrovato il primo articolo nel 1953 - della pedonalizzazione dell’Appia antica. Che è un museo a cielo aperto. E in un museo a cielo aperto non si entra con l’auto, no? È come fare entrare le auto a Pompei o Ercolano. 

C’è un ma, evidentemente.
Credo che Roma sia una città dove chiunque ha governato e chiunque governa debba fare i conti con le forze della conservazione, che sono sempre ben attrezzate e pronte a mettere i bastoni tra le ruote a tutto quello che può significare cambiamento. E la mia impressione è che ci sia stato qualcuno che ad arte abbia stravolto l’idea progettuale per far sì che almeno agli occhi di chi doveva decidere cosa fare apparisse come qualcos’altro, quindi non più interessante. Non c’è un amministratore che non abbia nel tempo prima o poi detto che la pedonalizzazione dell’Appia antica s’ha da fare. Ma nessuno dice mai quando si farà. 

Fiorillo, con l’associazione VeloLove ha registrato il marchio Grab. Perché?
Per evitare che qualcuno se ne appropriasse. Resterà per sempre licenza creative common, e una volta che il Grab verrà realizzato ci sarà un disciplinare su come utilizzarlo. Avrei qualche perplessità se il marchio diventasse proprietà del comune di Roma: verrebbe utilizzato per motivi politici. Bene che diventi, invece, di proprietà della città di Roma. È nella disponibilità collettiva. In questo modo lo abbiamo invece sottratto alla politica, e così deve essere. 

Come siamo arrivati a questa Roma completamente prigioniera di traffico e lamiere? Qual è il collegamento con la ciclabilità e con il progetto del Grab? 
È un risultato frutto di tanti anni di assenza di azioni di qualità dell'amministrazione capitolina. L'ultimo che ha provato seriamente a far crescere una mobilità nuova nella Capitale è stato Walter Tocci (vicesindaco dal 1993 al 2001 ndr). Da allora in poi, niente di significativo da segnalare. Per anni il tema della mobilità non è stato affrontato, con una disattenzione marcata nei confronti del trasporto pubblico locale e delle biciclette. E con strategie, su questi temi, che definirei modo delittuose: penso alla scandalosa gestione dell’Atac e delle risorse per la mobilità. Pedonali, ciclabilità, bus e tram sono le tre risposte alla congestione: funzionano bene quando crescono tutte insieme e quando sottraggono spazio all’auto privata. Oggi è necessario dare risposte sulle scelte e sulle risorse in campo. 

Quali risposte vede dall’amministrazione capitolina?
Si è parlato dell’introduzione di un road pricing, un ticket per l’accesso ad alcune aree della città, particolarmente congestionate o in cui c’è una buona presenza di mezzi alternativi, sul modello milanese dell’Area C. Spero non sia un fuoco di paglia, perchè sarebbe un primo passo fondamentale.

Quali tempi per qualche primo risultato? 
In tema di ciclabilità romana, il vero spartiacque sarà settembre. I progetti che compongono il grande disegno del Grab sono attesi dalla città da anni. Se effettivamente li vedremo partire a settembre, avremo prova concreta che la ciclabilità comincia ad avere un posto - se non nel cuore - almeno nell’agenda dell’amministrazione capitolina. 

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