Roma Capitale del gioco d’azzardo: in costante crescita la ‘ludopatia’
Nel corso dei controlli, effettuati negli ultimi giorni dalla Questura di Roma, sono state trovate irregolarità in 18 locali sui 25 controllati: 300.000 euro le sanzioni amministrative
Che fine hanno fatto er Pomata e Mandrake? Quegli scommettitori, mascalzoni e furbetti, che tanto spopolavano negli anni ’80, a Roma, non esistono più. Lo attesta un dato fornito dalla Questura di Roma, nel corso della conferenza stampa di stamattina: “Le scommesse genere ‘Febbre da Cavallo’ rappresentano, al giorno d’oggi, solo l’1% del volume di scommesse presenti nella Capitale” ha affermato Edoardo Calabria, Direttore della Polizia Amministrativa e capo dell’operazione di contrasto al gioco d’azzardo illegale svolta nell’ultimo mese e mezzo.
L’OPERAZIONE - Sono stati eseguiti dei controlli amministrativi, nell’arco dell’ultimo mese e mezzo, a 25 centri scommesse della Capitale, di cui ben 18 hanno riportato delle irregolarità. L’ammontare delle sanzioni distribuite supera i 300.000 euro, denaro che scopre solo la punta di quello che potrebbe rivelarsi un iceberg enorme, tanto da giustificare “una azione combinata tra Questura e Monopolio, volta a sradicare questo fenomeno in costante crescita, considerata la proporzione controlli/sanzioni” ha affermato il Direttore Calabrese.
Le sale gioco, considerata questa tendenza, si sono attrezzate per fornire sempre più servizi ai giocatori: sono stati trovati, nel corso delle indagini, dei bancomat installati dentro i locali e, addirittura, un asilo nido (posto in una sala considerata ‘esterna’ al locale, considerato il vincolo di età per fare ingresso in questi locali) pronto a tenere i bambini dei giocatori e lasciando, quindi, i genitori ‘liberi’ di investire cifre sempre superiori di denaro. Numerosi, poi, i dispositivi (65 quelli sottoposti a sequestro nel corso di questa operazione) irregolari, perchè non collegati alla rete telematica del Ministero delle Finanze, unico modo per controllare la percentuale delle vincite.
TENDENZA IN AUMENTO - “Nel solo 2010 sono stati giocati più di 62 miliardi di euro e, in questi mesi del 2011, stiamo registrando un aumento del 20% che porterà, probabilmente, a 72 milioni di euro l’ammontare delle scommesse” spiega Calabrese, a conferma di questo fenomeno sociale, oltre che criminale. Il posto delle scommesse ‘vecchio stile’ è stato completamente rimpiazzato dalle cosiddette lotterie istantanee: tutti quei giochi che garantiscono al giocatore di sapere subito l’esito della scommessa. Ciò attesta che non sono più i brividi a stimolare, non c’entra più niente l’adrenalina con queste giocate, l’obiettivo è vincere, subito. Questi è attestato da degli studi che la Questura sta portando avanti con l’ausilio di due psicologhe della Polizia, la Dott.ssa Giorgia Minotti e la Dott.ssa Rita Staccone, entrambe presenti alla conferenza per sviscerare, dal punto di vista sociale, questo nuovo trend.
LUDOPATIA - “Il giocatore tipo viene totalmente assorbito dal gioco, necessita di giocare delle puntate sempre maggiori e, spesso, per farlo ricorre a furti o prestiti a strozzo. E’ irrequieto quando non ha la possibilità di giocare e quando perde, anziché rinunciare, persevera nella speranza di recuperare. Certamente, nella mente del giocatore, si nasconde un problema molto radicato. I soggetti più colpiti sono gli uomini, ma un terzo del totale sono giocatrici” questo è l’identikit del giocatore tipo, tracciato dalla Dott.ssa Rita Staccone che, nei suoi studi, ha approfondito il tema della ‘ludopatia’: vera e propria patologia presente nei soggetti dediti al gioco d’azzardo compulsivo.
La Dott.ssa Minotti, pensando ad una soluzione per questo fenomeno, ha dichiarato: “La causa è sociale. Per questo, quando si parla con un giocatore, quest'ultimo è restio ad ammettere il suo problema. L’unico modo per ridurre questa attività, più vicino ad una droga che ad un vizio, è creare una rete sociale tra le persone. Allertare ed informare le famiglie, per fare in modo di prevenire la nascita di questa patologia, proprio come si farebbe con la droga”.