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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca

Talpa in tribunale, al via il processo per la giovane praticante avvocato

La Presidenza del Consiglio dei Ministri e il ministero della Giustizia sono stati ammessi come parti civili nel processo

Si è aperto, davanti ai giudici dell'ottava sezione penale, il processo nei confronti di Camilla Marianera, la praticante avvocato finita in carcere a Roma insieme al suo compagno Jacopo De Vivo con l'accusa di corruzione in atti giudiziari. I due sono accusati dai pm capitolini, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e che hanno chiesto e ottenuto il giudizio immediato, di avere 'venduto' in cambio di 'mazzette', notizie coperte dal segreto istruttorio.

Ieri i giudici hanno ammesso le prove richieste e nella prossima udienza, in programma per il 3 luglio, verrà conferito l'incarico per la trascrizione delle intercettazioni e sarà sentito il primo teste del pm, il responsabile dell'ufficio intercettazioni della Procura di Roma. La Presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero della Giustizia saranno parti civili nel processo.

La ricostruzione

Secondo l'atto d'accusa dei pm, dal 2021 al dicembre scorso Marianera, presente in aula, e il compagno ''erogavano utilità economiche a un pubblico ufficiale allo stato ignoto, appartenente agli uffici giudiziari di Roma e addetto all'ufficio intercettazioni, perché ponesse in essere atti contrari ai doveri del suo ufficio, consistenti nel rilevare l'esistenza di procedimenti penali coperti dal segreto, l'esistenza di intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, atti remunerati mediamente nella misura di 300 euro a richiesta''.

Confermato il carcere

Lo scorso marzo il tribunale del Riesame ha confermato il carcere per Marianera (De Vivo aveva rinunciato al ricorso) non accogliendo l'istanza del difensore. La praticante avvocato, nel corso del suo interrogatorio si era avvalsa della facoltà di non rispondere dichiarando però che nei dialoghi intercettati aveva ''millantato'' e che non aveva rapporti con alcun pubblico ufficiale nell'ufficio intercettazioni e che non aveva mai ricevuto e consegnato soldi.

Per i giudici del Riesame, invece, gli elementi in possesso di Marianera erano estremamente precisi e 'riservati', in particolare in relazione al funzionamento del programma utilizzato nella sala intercettazioni.  

Nel motivare la loro decisione i giudici del Riesame sottolineano come le circostanze confermino i diversi dialoghi intercettati e dimostrino come la praticante avvocato abbia avuto effettivamente accesso a informazioni riservate che non avrebbe potuto avere se non da un pubblico funzionario interno all'ufficio intercettazioni. L'inchiesta prosegue e punta a individuare la 'talpa' che dall'ufficio intercettazioni di piazzale Clodio passava informazioni coperte da segreto d'ufficio alla praticante avvocato e al suo compagno.

Chi è Camilla Marianera

Camilla Marianera ha lavorato per l'assessorato alla sicurezza del Comune di Roma per poco meno di due mesi, partecipando a due riunioni del Cosp (il comitato per l'ordine e la sicurezza provinciale) e svolgendo attività di supporto e segreteria, senza avere mai accesso a informazioni riservate. A ribadirlo è stata l'assessora capitolina con delega alla Sicurezza, Monica Lucarelli, che a RomaToday ha raccontato la sua versione dei fatti.

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